Announcement

Collapse
No announcement yet.

Announcement

Collapse
No announcement yet.

Dopo 26 anni la Buell chiude i battenti...

Collapse
X
Collapse
 
  • Filter
  • Time
  • Show
Clear All
new posts

  • Font Size
    #16
    mi spiace molto erano moto rivoluzionarie le buell.
    non ne avrei comprata mai una.....
    c è il caso che comunque harley tira fuori qualcosa di simile...se non lò fanno si tirano la zappa sui piedi....
    certo però facile mandare sempre le persone a casa....troppo facile.
    è un azienda che guarda solo ai conti , come la honda , e tutte le altre.....altro che a i fratelli....
    che schifo.

    Comment


    • Font Size
      #17
      Originally posted by Paolino81 View Post
      ho trovato in rete la storia della buell....




      E' il 1977 quando Erik Buell, giovane ingegnere di belle
      speranze, riesce a coronare uno dei suoi tanti sogni facendosi assumere in Harley Davidson come collaudatore. Ma testare pedane avanzate e frange per le selle, oltre che impazzire tentando di dare un senso ai trecento chili di metallo americano che aveva sotto il sedere, non era la sua unica occupazione.

      Erik amava correre, e lo faceva nel campionato AMA Formula One (che poi diventer? AMA Superbike) con una Yamaha TZ750, che era la scelta quasi obbligata per chi non aveva un team ufficiale alle spalle: potente, difficile da guidare, ottima per un giovane come Buell che voleva mettersi in luce fra i privati.

      Non era un mago della guida pulita, ma un ruvido combattente con una predilezione per i motori grossi, potenti, ignoranti (le Harley, contro le quali capitava di gareggiare, erano delle pessime moto da corsa, come si pu? immaginare, da evitare in pista come fossero chicanes mobili).

      La Yamaha pose ben presto un paio di problemi, nonostante fosse un?ottima
      moto. Il primo, che? era una ottima moto, ma giapponese, fattore in
      Buell XB9S Lightning
      realt? non proprio secondario per un dipendente della casa di Milwaukee. Il secondo, che venne anche per lei il tempo delle rotture. E nonostante fosse piuttosto diffusa all?epoca, divenne sempre pi? difficile recuperare ricambi e materiale di consumo. Le alternative esistevano, certo, sotto forma di Ducati, Honda, la stessa Harley, ma la soluzione che il nostro Erik si trov? a scegliere fu la meno convenzionale.

      Il primo telaio Buell
      Nel 1981 acquist? infatti una semi-sconosciuta moto inglese da GP, la Sparton, prodotta dall?altrettanto sconosciuta Casa di nome Barton. Il telaio, di sicuro, era da buttare, perch? non all?altezza delle moto di quei tempi. Anzi, un vero e proprio cesso. Ma, fortunatamente, costruire un telaio adatto alle gare era l?ultimo dei problemi di Buell, che disegn? una struttura d?acciaio che contenesse adeguatamente, senza flettere come un foglio di carta ad ogni apertura del gas, l?esuberanza del motore.

      Il quale, invece, era un vero portento: quattro cilindri in quadrato di 750cc a due tempi, con una potenza superiore a 160 cavalli, imbizzarrito come pochi (pare che in un punto della fascia d?utilizzo prendesse 40 cavalli in 550 giri!) e, soprattutto, inaffidabile al punto di rompersi frequentemente ancor prima di essere usciti dalla corsia box!

      Buell RW 750 A
      Ma venne tenuto, sviluppato, i pezzi pi? fragili sostituiti, lavorando sacrificando il tempo libero, i soldi (pochi) e, alla fine, il suo proprio lavoro. Gi?, perch? per seguire lo sviluppo della propria creatura, Erik decise di lasciare il posto in seno alla mamma di tutte le moto americane, dedicandosi "anema e core" a quella che sarebbe diventata la prima vera Buell: la RW750.

      Il nome, Road Warrior ? guerriero della strada ? sembra piuttosto appropriato per quella che era una vera bestia da circuito, in grado, nelle mani di un pilota adeguatamente capace, di dare fondo con successo ai suoi 165 cavalli
      Buell RW 750 02
      per 138 chilogrammi di peso.

      Con la RW 750 nasce ufficialmente anche la Buell Motorcycles. La data ufficiale ?, appunto, il 29 Ottobre del 1983, esattamente vent'anni fa. Erik si era messo in testa di produrne una serie limitata, avendo acquistato i fondi di magazzino di quella Barton alla cui fine si deve tutto il resto della storia. E sembrava che ci fosse un posto, nel mercato delle moto per il campionato AMA Formula One, per la "creatura".

      La Yamaha aveva infatti smesso di importare la TZ, e le Honda costavano ben pi? del doppio. I giornalisti provarono la moto e ne diedero recensioni molto positive. La strada sembrava essere tutta in discesa. Ma ecco il classico imprevisto che cambia il corso degli eventi: il regolamento del campionato
      Buell RR 1000
      cambi?, facendo spazio esclusivamente alle Superbike. A quattro tempi. Che mazzata?

      E cos?, con un ottimo telaio tra le mani (anzi, una ventina, perch? di RW750 ne aveva venduta una sola..) Buell si asciug? le lacrime e si rimbocc? ancora una volta le maniche, cercando un "motorone" che facesse da sostituto al poderoso inglese. Lo trov?, pi? vicino di quanto potesse immaginare. Il solito fondo di magazzino: cinquanta motori Harley XR1000 che prendevano polvere in un angolo della fabbrica di bicilindrici pi? famosa ad ovest di Borgo Panigale. Presi e resi adatti all?uso in pista.

      Un?altra congiunzione astrale venne incontro a Erik: la commessa da parte
      Buell RR 1200
      dell?American Motorcycling Association di costruire una moto per celebrare i 100 anni di motociclismo USA (doveva essere, ovviamente, un V-twin). Il risultato fu la Buell RR1000 Battletwin, completamente carenata (e, in verit?, non proprio aggraziata nelle forme), che segn? l?ingresso della Buell Motorcycles nel mondo dei grossi Bicilindrici ad aste e bilanceri.

      Se il telaio era un?evoluzione dei concetti introdotti con i primi tentativi, leggero
      Buell RSS 1200
      e molto pi? rigido delle Superbike giapponesi dell?epoca, l?aerodinamica era assolutamente superiore, e le dimensioni pi? simili a quelle di una moderna MotoGP che ad una moto di venti anni fa. Ma le moto presero in gran parte una strada diversa da quella per la quale erano nate, finendo in gran parte in mano ai collezionisti. Solo pochissime di esse si trovarono a battagliare in pista.

      La strada era segnata. Arrivarono la RR1200, equipaggiata col motore della

      Buell S2 Thunderbolt

      Sportster, la SR1200, che perse gran parte della carenatura, la S2 Thunderbolt, la S1, che iniziarono a vendersi discretamente anche in Italia grazie al supporto di Carlo Talamo che ne intu? tra i primi il potenziale

      Buell S3

      commerciale, e cos? via, fino alle XB9 e XB12 dei giorni nostri, moto speciali, uniche nel loro genere, tecnicamente rivoluzionarie. Possono piacere o non piacere ma le Buell non sono mai moto "scontate". Il genio di Erik prende lentamente corpo sotto forma di soluzioni ardite e brevetti. Suo il sistema Uniplanar che annulla i poderosi scuotimenti del bicilindrico americano, ma poi come dimenticare l'ammortizzatore orizzontale sotto il motore, o ancora il telaio e il forcellone delle ultime XB, capaci di contenere benzina ed olio. Da citare anche la parentesi della Blast unica monocilindrica della storia Buell, vera moto d'accesso spesso la pi? venduta in america.
      Nel 1998, la societ? venne rilevata quasi interamente da "mamma Harley", che si rese conto che le soluzioni inventate da Buell potevano fare un gran comodo e che quelle impertinenti motine
      Buell Blast
      riempivano perfettamente una nicchia nella quale le grosse H-D non riuscivano a entrare?

      La perdita del controllo della sua societ? non infastid? pi? di tanto il nostro Erik, lasciandogli anzi la libert? di tornare ad ideare e progettare a tempo pieno, all?interno della rassicurante ? e finanziariamente solida ? struttura Harley-Davidson. Senza perdere un briciolo di identit?. Le sue moto, comprese quelle che sono in vendita oggi, attingono tutt'oggi a quei concetti: design
      Buell X1
      originale, dimensioni compatte, motore Harley debitamente "massaggiato" e ciclistica svelta ed efficace.

      Chi sceglie una Buell sa bene cosa aspettarsi, nel bene e nel male. Anche perch? la parentela con le cruiser americane la rende, agli occhi di molti, qualcosa di diverso da una moto come la intendiamo noi europei. Una moto molto speciale, come il suo fondatore. Ah, non chiamatela Buell, si pronuncia "Biull".
      il riassunto della storia delle buell mi ha commosso...

      rappresentano il sogno di un grande appassionato...uno di noi...uno che correva per il suo solo divertimento e con "pochi" mezzi...e che ha provato ad andare oltre....diventando il padre creatore dei suoi mezzi....e mi dispiace che quei cocciuti a milwaukee tradiscano cos? il suo sogno...senza capire che propio buell poteva essere la sua chiave di lettura del mercato europeo...e nn quei water vibranti che permettono a qualche moderno hippie 50enne sfigato....di vivere la giovent? spericolata che ha soppresso per andare dritto in maniera scomoda e sentirsi renegade....Harley nn potr? mai rivoluzionarsi...un nome troppo legata alla sua storia...vi? quando present? il Vroad ? stata insultata...figuriamoci evolversi verso qualcosa di realmente innovativo....buell invece gli permetteva di farlo pur rimando legata a filo diretto con quello spirito,blasone e personalit? che ha caratterizzato il marchio harley...

      sono molto triste per questa cosa...e spero seriamente che il sogno Buell continui ancora grazie al sostenimento di qualche facoltoso estimatore e che possa continuare ad avere il successo che merita....

      p.s. io una buell la comprerei anche oggi!!!!e a dire il vero ? da anni che ne cerco una usata su cui buttare i miei ultimi risparmi...

      Comment


      • Font Size
        #18
        probabilmente montare il rotax è stata una mossa sbagliatissima.......

        Comment


        • Font Size
          #19
          Gli americani.....

          non voglio mica denigrarli, ma anche qui in zona, pur essendo in utile nonostante questo periodaccio stanno chiudendo un azienda di 170 dipendenti per spostare tutto chiss? dove..... 170 famiglie a spasso, con un azienda attivissima e con utili interessanti, non superiori a quelli dell'anno scorso, ma interessanti....

          Che tristezza... o forse, dato che non sono un imprenditore, sono io poco lungimirante e gli americani troppo avanti

          Forza buell

          Comment


          • Font Size
            #20
            il punto è che alle volte si arriva a un punto in cui l'imprenditore...è così tanto sopra il prodotto...che neanche sa cosa produce realmente....e pensa solo a come aumentare il suo introito...e forse oggi è necessario fare così per campare...xkè chi costruisce un sogno con passione...ultimamente finisce sotto i ponti...

            Comment


            • Font Size
              #21
              Originally posted by armadillosiberiano View Post
              il punto ? che alle volte si arriva a un punto in cui l'imprenditore...? cos? tanto sopra il prodotto...che neanche sa cosa produce realmente....e pensa solo a come aumentare il suo introito...e forse oggi ? necessario fare cos? per campare...xk? chi costruisce un sogno con passione...ultimamente finisce sotto i ponti...
              ormai non ? pi? tempo di sogni e speranze,oggi la gente ? prossima alla disperazione,si pensa solo a fare utili e a chiudere l'anno fiscale nel modo pi? indolore possibile ....e spesso chissene delle famiglie,il profitto non guarda in faccia nessuno!!!!!

              se a questo,aggiungiamo che gli esempi di persone che sanno fare soldi oggi sono i tronisti,Lapo Elkann,i calciatori,Fabrizio Corona etc etc,ecco che gi? scorgi il degrado delle future generazioni di professionisti e imprenditori .....

              Comment

              X
              Working...
              X