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L'unica riforma da fare sarebbe quella fiscale l'evasione vale 110 miliardi

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    #1

    L'unica riforma da fare sarebbe quella fiscale l'evasione vale 110 miliardi

    Per ogni due euro che stiamo per prendere dall’Europa ne avremmo già uno in cassa ogni anno. Questo l’Europa lo sa ed è per questo che nel mezzo della crisi più importante dal dopoguerra ha deciso che oltre il 70% dei soldi che ci dà non li regala. Ma li presta. Le risorse del Recovery fund ammontano a 209 miliardi, l’evasione tributaria e contributiva è di quasi 110 miliardi. Se c’è una riforma da fare è quella fiscale.

    In tema di redditi finanziari ad esempio il problema è la scarsa tassazione delle plusvalenze dalle partecipazioni azionarie che pone l’Italia un Paese fortemente incentivante per i «padroni», chi ha quote di controllo di società ad azionariato diffuso.

    «Formalmente si paga su essi il 26%. Salvo che periodicamente vengono varate norme che consentono la rivalutazione delle partecipazioni con aliquote forfettarie molto più basse: originariamente, cioè nel 2000 del 4% oggi del 11%

    La norma del 2000, che peraltro interveniva dopo altre norme analoghe di periodi ancora precedenti, è stata nei fatti prorogata per 20 anni di seguito attraverso il puro e semplice – ed invisibile all’occhio inesperto – spostamento in avanti della scadenza, spesso di pochi mesi (nell’ultima versione di 45 giorni)», spiega il professor Tommaso Di Tanno, fondatore della «Di Tanno Associati», realtà di riferimento nella consulenza fiscale.

    Per ridurre l’evasione bisognerebbe archiviare una volta per tutte, e l’ha appena chiesto in Parlamento anche il direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, la separazione tra chi riscuote le tasse e chi iscrive a ruolo quei debiti col Fisco.

    Abbiamo 8mila Comuni che iscrivono a ruolo miliardi di posizioni, tra multe e bollette Tari non pagate. Il tempo scorre inesorabile fino alle cartelle fiscali, poi deve essere l’Agenzia delle Entrate-Riscossione a farsi carico dell’onere. Quando invece potrebbero fare da sé.

    Lo Stato si comporta allo stesso modo se si tratta di un debito di 150 euro frutto del pagamento non corrisposto di una multa o una frode societaria da 200mila. Le banche dati poi non comunicano. Da quella della Guardia di Finanza a quella delle Entrate a quelle delle procure che lavorano sui grandi contribuenti. Figurarsi se comunicano con quelle delle migliaia di municipalizzate dello smaltimento rifiuti.

    Peccato. Perché abbiamo già un mega-cervellone fiscale alla Laurentina, quadrante sud di Roma. Si chiama Sogei, società pubblica interamente controllata dal Tesoro. Nei suoi database ha miliardi di informazioni. Tutti i dati delle dichiarazioni precompilate. Tutti i dati della fatturazione elettronica in vigore dall’anno scorso. Interroghiamola più spesso. Stiamo ragionando su un cloud nazionale che custodisca questi dati e permetta di incrociarli. Lo facciamo anche in chiave anti-evasione?

    Fonte: Fabio Savelli per www.corriere.it



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    #2
    È anni che si riempiono la bocca della necessità di una riforma fiscale che liberi risorse vitali per il paese.....Come è anni che parlano della questione meridionale.".risultati?

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      #3
      Originally posted by Semiramide View Post
      Per ogni due euro che stiamo per prendere dall’Europa ne avremmo già uno in cassa ogni anno. Questo l’Europa lo sa ed è per questo che nel mezzo della crisi più importante dal dopoguerra ha deciso che oltre il 70% dei soldi che ci dà non li regala. Ma li presta. Le risorse del Recovery fund ammontano a 209 miliardi, l’evasione tributaria e contributiva è di quasi 110 miliardi. Se c’è una riforma da fare è quella fiscale.

      In tema di redditi finanziari ad esempio il problema è la scarsa tassazione delle plusvalenze dalle partecipazioni azionarie che pone l’Italia un Paese fortemente incentivante per i «padroni», chi ha quote di controllo di società ad azionariato diffuso.

      «Formalmente si paga su essi il 26%. Salvo che periodicamente vengono varate norme che consentono la rivalutazione delle partecipazioni con aliquote forfettarie molto più basse: originariamente, cioè nel 2000 del 4% oggi del 11%

      La norma del 2000, che peraltro interveniva dopo altre norme analoghe di periodi ancora precedenti, è stata nei fatti prorogata per 20 anni di seguito attraverso il puro e semplice – ed invisibile all’occhio inesperto – spostamento in avanti della scadenza, spesso di pochi mesi (nell’ultima versione di 45 giorni)», spiega il professor Tommaso Di Tanno, fondatore della «Di Tanno Associati», realtà di riferimento nella consulenza fiscale.

      Per ridurre l’evasione bisognerebbe archiviare una volta per tutte, e l’ha appena chiesto in Parlamento anche il direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, la separazione tra chi riscuote le tasse e chi iscrive a ruolo quei debiti col Fisco.

      Abbiamo 8mila Comuni che iscrivono a ruolo miliardi di posizioni, tra multe e bollette Tari non pagate. Il tempo scorre inesorabile fino alle cartelle fiscali, poi deve essere l’Agenzia delle Entrate-Riscossione a farsi carico dell’onere. Quando invece potrebbero fare da sé.

      Lo Stato si comporta allo stesso modo se si tratta di un debito di 150 euro frutto del pagamento non corrisposto di una multa o una frode societaria da 200mila. Le banche dati poi non comunicano. Da quella della Guardia di Finanza a quella delle Entrate a quelle delle procure che lavorano sui grandi contribuenti. Figurarsi se comunicano con quelle delle migliaia di municipalizzate dello smaltimento rifiuti.

      Peccato. Perché abbiamo già un mega-cervellone fiscale alla Laurentina, quadrante sud di Roma. Si chiama Sogei, società pubblica interamente controllata dal Tesoro. Nei suoi database ha miliardi di informazioni. Tutti i dati delle dichiarazioni precompilate. Tutti i dati della fatturazione elettronica in vigore dall’anno scorso. Interroghiamola più spesso. Stiamo ragionando su un cloud nazionale che custodisca questi dati e permetta di incrociarli. Lo facciamo anche in chiave anti-evasione?

      Fonte: Fabio Savelli per www.corriere.it

      Tristezza infinita sulla solita impostazione perdente dell'Amministrazione ed anche sul fatto che nelle notizia circolate sul contenuto del piano di utilizzo del recovery fund non ci sia NULLA di direttamente impattante in maniera decisiva sul fronte fiscale ma si parli soltanto, genericamente di riduzione dell'Irpef per i redditi tra i 40.000 ed i 60.000 Euro. Bene gli incentivi previsti (ovviamente parlo di idee, aspettiamo di vedere i contenuti) ma bisogna capire che per dare un deciso cambio di rotta al Paese bisogna incentivare in tutti i modi ed a tutti i costi gli investimenti qui, rendendoli fiscalmente convenienti. Insomma, bisogna fare arrivare da tutto il mondo quante più imprese, privati ed investitori possibili. In altri termini, SOLDI. Solo con lo stimolo della domanda interna non ce la facciamo, per quanto bene la si stimoli. In più sembra esserci ancora veramente poco per la ricerca.

      Spero in qualcosa dell'ultim'ora ma sono sempre più deluso. Questo è davvero l'ultimo treno, non ce ne sarà un altro. Se sbagliamo l'utilizzo di questi fondi (che per inciso, ricordiamolo, comporteranno un aumento del debito pubblico, già a livelli terrificanti perciò DOBBIAMO utilizzarli in maniera altamente produttiva) sarà una tragedia.

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        #4
        Mmh mmmhh

        https://www.daidegasforum.com/forum/...infrastrutture

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          #5
          Originally posted by arabykola View Post
          Le tre ragioni principali per le quali gli investitori latitano nel venire qui, sono:

          - Burocrazia ed Amminsitrazione, statale e locale che il più delle volte opera con logiche ottuse scollegate dalla realtà e senza potere/discrezionalità decisionale;
          - Fisco (che non significa solo pressione fiscale ma fisco a 360°);
          - Infrastrutture, sia fisiche che digitali.

          L'ordine è sparso a seconda dei settori perché è evidente che per una multinazionale che deve mettere qui la sua sede fiscale le infrastrutture siano poco rilevanti mentre lo sia in primis l'aspetto fiscale ed in parte quello burocratico.

          L'intervento odierno (aspettiamo di leggerlo ma parlando di ciò che hanno annunciato) interviene solo sull'ultima voce e non sulle altre due. E così facendo continua ad alimentare un clima di diffidenza verso il nostro Paese da parte dei grandi capitali. Purtroppo (mio personale parere) per un problema ideologico portato in dote principalmente dal PD. Dei 74 e rotti miliardi indicati per il solo efficientamento energetico o NGD che dir si voglia una parte poteva essere destinata alla riforma fiscale/P.A. Invece pensano di destinarvi, forse 9 miliardi scarsi per la sola riduzione di una fascia Irpef che agli stranieri (come alle imprese italiane scappate all'estero) interesserà zero. Poi, anche per gli italiani, si parla di ridurre dal 38% al 36%, forse accorpando anche l'aliquota al 41%. Considerando che la gran maggioranza dei percettori di quel reddito è già nel forfettario, si parla di mettere in tasca qualche centinaia di Euro all'anno principalmente ai dipendenti. Che fanno sempre comodo, per carità, ma si tratta ancora di una misura favorevole a qualche elettore ed assolutamente non di sviluppo per il Paese

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            #6
            Si giova ma tu parli di investimenti e riforma fiscale, il post di evasione

            se poi vuoi dirmi nn la si vuole limitare... non lo so

            lotteria scontrini e cashback mirano appunto al tracciamento delle spese correnti di tutti i giorni, e nn puoi dire di no

            sull evasione più grossa di aziende e p iva ecco si puó fare molto meglio visti i numeri in gioco

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