Io vidi già i due tempi e la miscela,
e vidi i cinquantini ed il tubone,
La Motron, la Morini e, sopra l'Ela
D'un passo, vi salii, che la stagione
mandava freddo e neve all'improvviso,
con una Beta presa d'occasione
la quale, in quel terrestre paradiso,
In cima giunto, e in mezzo a un panorama
Il qual pareva quel che dal Monviso
si vede, e per il quale ha giusta fama,
Non più si accese, e più partir non volle
Ed io pensai: "sfortuna ciò si chiama:
M'aspetta una ragazza giù dal colle,
Ch'è bionda, ha i ricci, eh! Tutto ciò che piace
A me, ch'or son bloccato tra le zolle
Di questo luogo, è ver che tanta ha pace,
Ed aria fina, e pura in su la cima,
ma bello solo un attimo fugace
È starvi, per il gelido ben clima,
non certo per dell'ore o dì appiedato.
Però, fortun di sera, assai che prima
Il mezzo mio, per sorte buon del fato,
a vita ritornò, così riscesi
Di nuovo, molto in cuore sollevato.
Così imparai che sempre, dopo presi,
I mezzi s'ha da ben revisionare
E questa è storia vera ch'io qui intesi
Per rime e per terzine a voi narrare,
secondo pretta metrica dantesca,
In modo divertente a presentare
La mia persona amena e assai burlesca.
Fuor di rima, sono sudista (di Napoli), e come tale non proprio favorito con gli asfalti. Amante dei lunghi viaggi (Napoli-Sighisisoara prendendola comoda in quattro giorni) grande usuratore di AprilieTuono (da cui il nomignolo) di cui l'ultima il modello 660 (ma quello vecchio, non quello uscito ultimamente). Comincio anche ad essere vecchierello (a 44 anni suonati)
e vidi i cinquantini ed il tubone,
La Motron, la Morini e, sopra l'Ela
D'un passo, vi salii, che la stagione
mandava freddo e neve all'improvviso,
con una Beta presa d'occasione
la quale, in quel terrestre paradiso,
In cima giunto, e in mezzo a un panorama
Il qual pareva quel che dal Monviso
si vede, e per il quale ha giusta fama,
Non più si accese, e più partir non volle
Ed io pensai: "sfortuna ciò si chiama:
M'aspetta una ragazza giù dal colle,
Ch'è bionda, ha i ricci, eh! Tutto ciò che piace
A me, ch'or son bloccato tra le zolle
Di questo luogo, è ver che tanta ha pace,
Ed aria fina, e pura in su la cima,
ma bello solo un attimo fugace
È starvi, per il gelido ben clima,
non certo per dell'ore o dì appiedato.
Però, fortun di sera, assai che prima
Il mezzo mio, per sorte buon del fato,
a vita ritornò, così riscesi
Di nuovo, molto in cuore sollevato.
Così imparai che sempre, dopo presi,
I mezzi s'ha da ben revisionare
E questa è storia vera ch'io qui intesi
Per rime e per terzine a voi narrare,
secondo pretta metrica dantesca,
In modo divertente a presentare
La mia persona amena e assai burlesca.
Fuor di rima, sono sudista (di Napoli), e come tale non proprio favorito con gli asfalti. Amante dei lunghi viaggi (Napoli-Sighisisoara prendendola comoda in quattro giorni) grande usuratore di AprilieTuono (da cui il nomignolo) di cui l'ultima il modello 660 (ma quello vecchio, non quello uscito ultimamente). Comincio anche ad essere vecchierello (a 44 anni suonati)
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