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Le grandi salite del ciclismo amate dai motociclisti

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    Le grandi salite del ciclismo amate dai motociclisti

    Le strade con pendenze prossime o superiori al 20 per cento, amate da chi pedala, sono sempre più meta di visita di motociclisti. Punta Veleno, con Mortirolo e Zoncolan sono tra le più dure e spettacolari. E non mancano i sogni proibiti



    Come la collezione completa di “ottomila” è il sogno di ogni alpinista, chi va in bicicletta è spesso attratto dalle salite al limite dell’impossibile, con pendenze medie accentuate e tratti che si avvicinano e talvolta superano il 20 per cento. A questo proposito vale la pena di ricordare come si calcola un pendenza, poiché la percentuale non corrisponde ai gradi di un angolo. La difficoltà di una salita è infatti rappresentata dal rapporto tra i centimetri che si scalano in verticale sulla base di un metro. Che è poi per convenzione è espressa in percentuale considerando che un angolo di 45 gradi rappresenta una pendenza del 100 per cento.

    SALITE DA COLLEZIONE

    Anche se le pendenze di strade aperte al traffico (diverso è il discorso riferito alla guida offroad) non rappresentano un problema per chi su due ruote non pedala ma sale con l’aiuto di un motore, sono sempre più i motociclisti che vanno a caccia di salite di razza. Uno tra i più impegnativi, e pericolosi se si considera il numero di incidenti che si verificano soprattutto in discesa, è il tratto di strada che sulla costa orientale del lago di Garda sale a Punta Veleno.

    In circa 10 km sale di 1.000 metri di quota inerpicandosi sulla parete rocciosa con panorami da brivido e 20 tornanti da non sottovalutare. La pendenza media della salita è del 14 per cento, ma in alcuni tratti arriva a toccare il 20 per cento. Dagli abitanti della zona arrivano da tempo richieste per limitare o per trasformare in senso unico il percorso, che attualmente è suggerito anche dai navigatori Gps come alternativa alla gardesana orientale per andare verso nord.

    SULLE ORME DEL GIRO


    Altre salite da provare almeno una volta, meglio se alla guida di moto agili, che consentano di manovrare con facilità nel caso si incontrino auto o furgoni che provengono in senso contrario, si possono trovare nell’elenco delle tappe più massacranti nella storia del Giro d’Italia ciclistico. La più celebre, inserita di diritto tra le salite più dure d’Europa, è la scalata al passo del Mortirolo, in Valtellina. Per raggiungere il valico non c’è un solo percorso, ma si possono combinare tra loro più strade, per un totale di otto alternative.

    Tre di queste sono da inserire nel club delle più impegnative; nell’ordine si parte da quella che parte da Monno, in Val Camonica, e in 12,7 km supera un dislivello di 961 metri con una pendenza media del 7,6 per cento e punte che raggiungono il 16. Poi c’è la classica, non particolarmente lunga, che parte da Mazzo e propone una sequenza di tornanti al 20 per cento, ma quella che sale da Tovo Sant’Agata è senza dubbio da incubo: il dislivello è di 1.363 metri, con pendenze fino al 23 per cento.

    LONTANE O PROIBITE


    Un altro classico, meta di pellegrinaggio per gli appassionati di due ruote, è la salita al monte Zoncolan sulle Alpi Carniche friulane. In 10,2 km si superano 1.210 metri di dislivello, con pendenze medie dell’11,4 per cento, ma con un passaggio di poche decine di metri al 22 per cento. Tuttavia si può andare anche oltre, almeno in teoria, visto che le salite più toste non sono a portata di mano. Una di queste è in un Paese che non è noto per le sue montagne; Hardknott Pass è infatti in Inghilterra, all’interno del Lake District National Park dove si trova una salita breve, solo 2,6 km, con un dislivello di 315 metri.

    Qui le pendenze sono comprese tra il 20 e il 25 per cento, con punte che arrivano al 33. Poi c’è un grande classico non aperto ai veicoli a motore. Noto come il Muro di Sormano è un tratto in provincia di Como di 1,7 km e un dislivello prossimo ai 300 metri da affrontare rigorosamente in bicicletta, come avveniva negli anni Sessanta al Giro ciclistico di Lombardia. La pendenza è del 12 per cento, ma si arriva fino al 24 per cento.

    Sempre in Italia, in provincia di Trento, c’è infine una mulattiera con fondo in cemento che attraversa la Foresta demaniale della Scanuppia, che rappresenta il sogno proibito di molti, anche se è percorribile solo a piedi e ai veicoli autorizzati. Il tratto è lungo 7 km e mezzo, con una pendenza media del 17,6 per cento, ma a circa un chilometro dall’inizio del percorso è posizionato il cartello che indica una pendenza record: 45 per cento!

    notizia da: gazzettadellosport.it


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