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Meno rumore, visione più sicura: ecco il parabrezza elettronico brevettato da Honda

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    Meno rumore, visione più sicura: ecco il parabrezza elettronico brevettato da Honda



    Chi ricorda il Windjammer? Erano i cupolini aftermarket inventati da quel geniaccio di Craig Vetter (vedere alla voce X75 Hurricane per saperne di più), immensi, protettivi e certamente scelti in base alla capacità di allentare la pressione del vento e delle intemperie piuttosto (nel senso avversativo del termine) che pensare alla penetrazione aerodinamica e agli eventuali vortici e rumori che un plexi così ampio e verticale potesse causare.

    Anche in tempi molto più recenti la protezione aerodinamica delle tourer e delle sport tourer deve fare i conti con un bilanciamento tra le necessità di assicurare la perfetta visione, limitare il rumore aerodinamico e proteggere dall'impatto con il vento. Cupolini più alti o con profili ampi possono produrre più rumore e generare dei vortici, mentre a tutti sarà capitato almeno una volta nella vita di trovarsi la linea superiore del plexiglass proprio all'interno del proprio campo visivo, a disturbare un po' la visibilità complessiva.




    Honda e i suoi ingegneri devono aver pensato a questo genere di eventualità quando hanno deciso di mettere sotto tutela un parabrezza non soltanto regolabile in modo autonomo elettricamente ma che "sente" il vento e la quantità di rumore prodotta. Non soltanto, attraverso delle telecamere rivolte verso i pilota, il parabrezza "capisce" quale sia l'altezza ottimale per non entrare in contrasto con il campo visivo di chi guida.

    Ora, vista in modo isolata questa innovazione potrebbe sembrare quasi un gadget ma brevetti come questo vanno invece inseriti in contesti più ampi e raccordati all'insieme degli sviluppi possibili che un grande costruttore come Honda mette in carniere per offrire - se e quando verrà il momento - una suite integrata di molti o tutti questi dispositivi.

    Scendendo un po' nel dettaglio, i disegni di brevetto pubblicati da Cycleworld, mostrano un microfono alloggiato sul casco del pilota (o sul serbatoio) che ha lo scopo principale di misurare la quantità di rumore generata dalla pressione del vento e di ordinare quindi conseguentemente alla logica di comando (che agisce comunque secondo le indicazioni generali del pilota su quanto rumore sia desiderato) di regolare opportunamente l'altezza del cupolino.

    Dall'altra parte abbiamo, come accennato prima, due telecamere alloggiate sugli specchi retrovisori che puntano verso gli occhi del pilota: hanno lo scopo specifico di comunicare alla centralina l'altezza dello sguardo e servono quindi a capire a quale altezza deve essere regolato il parabrezza per non entrare in contrasto con il campo visivo di chi guida. Il tutto poi viene gestito dal pilota attraverso ei comandi sul manubrio a seconda che si voglia dare priorità alla protezione dal rumore e dal vento o alla perfetta visione di guida.




    È immediata l'associazione di questo brevetto con quella che è a tutti gli effetti la moto perfetta per integrare qualsiasi novità elettronica, la Gold Wing: una moto da turismo, che non risente più di tanto di un eventuale aumento di peso, dove lo spazio a bordo per alloggiare dispositivi e centraline è abbondante e certamente con un'utenza forse più pronta di altre ad accogliere tutto quello che può aumentare il comfort e odora di tecnologia. Se pure le imamgini del brevetto sembrano quindi richiamare la Grand Tourer di Honda, non è affatto detto che questo brevetto veda una sua applicazione concreta in tempi brevi, del resto la Casa dell'Ala dorata ha, negli ultimi anni, brevettato una pletora di soluzioni (pensiamo alla comunicazione cervello-macchina o il sistema anticaduta) che non abbiamo ancora visto applicate alla sua top di gamma.

    Fonte e foto: Cycleworld

    notizia da: moto.it
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