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Michael Fawcett, uomo di fiducia dell'erede al trono, ha dato le dimissioni da presidente della Prince Foundation. Forte imbarazzo per il figlio della regina, che secondo fonti della Casa reale non era a conoscenza del collegamento tra gli alti onori concessi a un ricco imprenditore saudita e le ingenti donazioni da lui fatte per il restauro di alcune residenze degli Windsor.
LONDRA – Era il valletto capo del principe Carlo, quello che, secondo le indiscrezioni, gli spalmava perfino il dentifricio sullo spazzolino: “Posso fare a meno di chiunque”, diceva l’erede al trono, “tranne lui”. Adesso dovrà farne a meno, almeno per un po’: Michael Fawcett ha dato le dimissioni da presidente della Prince Foundation, la fondazione di beneficenza del primogenito di Sua Maestà, per l’accusa di avere aiutato un ricco donatore saudita a ottenere un’onorificenza reale e la cittadinanza britannica.
Si tratta di Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz, un imprenditore dell’Arabia Saudita che ha donato 1 milione e mezzo di sterline (quasi 2 milioni di euro) a iniziative per il restauro delle residenze della royal family. E che, in cambio secondo lo scoop sbattuto domenica in prima pagina dal Sunday Times, ha potuto contare sulla raccomandazione del più stretto consigliere di Carlo per ricevere il titolo di Commander of the British Empire (Cbe, come lo chiamano in Inghilterra), oltre che il passaporto britannico. Ad appuntargli sul petto la prestigiosa medaglia in una cerimonia a Buckingham Palace fu nel 2016 proprio il figlio maggiore di Elisabetta II.
Carlo non era a conoscenza del collegamento tra i soldi, ovvero la donazione, e l’onorificenza, dice alla Bbc una fonte di palazzo reale. Ma il sospetto che ne sapesse qualcosa è forte, considerata la sua vicinanza con l’ex-valletto capo Fawcett. Che lo sapesse o meno, uno scambio di denaro per favori di questo genere configura teoricamente un reato o come minimo un conflitto di interessi. Per il momento Scotland Yard dichiara di essere “a conoscenza di notizie sui media” sulla questione e “attende ulteriori informazioni” per decidere se e come procedere riguardo all’eventuale apertura di un’inchiesta.
Fawcett ha perciò offerto di dimettersi “temporaneamente” dalla presidenza della fondazione, mentre verrà condotta un’indagine di polizia o perlomeno interna in modo da stabilire sue responsabilità. La Prince Foundation afferma di prendere “molto seriamente” le accuse e di volere determinare al più presto come sono andate le cose.
Altre fonti a conoscenza dei fatti e biografi della casa reale riconoscono che comunque la vicenda è “imbarazzante” per il principe Carlo. Fawcett lavora per i Windsor da 40 anni esatti, dapprima per la regina, quindi ininterrottamente per il suo erede, di cui è diventato nel corso del tempo il più intimo e fidato collaboratore. Pesa su di lui un precedente: nel 2003 fu assolto dall’accusa di avere venduto illegalmente regali ricevuti dalla famiglia reale. Ciononostante un rapporto interno criticò il modo in cui operava lo staff di corte e di conseguenza il valletto capo diede le dimissioni, ma ha continuato a rimanere al servizio di Carlo come consigliere esterno e manager dei suoi eventi, fino alla nomina a presidente della fondazione del principe.
Fonte: Repubblica
LONDRA – Era il valletto capo del principe Carlo, quello che, secondo le indiscrezioni, gli spalmava perfino il dentifricio sullo spazzolino: “Posso fare a meno di chiunque”, diceva l’erede al trono, “tranne lui”. Adesso dovrà farne a meno, almeno per un po’: Michael Fawcett ha dato le dimissioni da presidente della Prince Foundation, la fondazione di beneficenza del primogenito di Sua Maestà, per l’accusa di avere aiutato un ricco donatore saudita a ottenere un’onorificenza reale e la cittadinanza britannica.
Si tratta di Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz, un imprenditore dell’Arabia Saudita che ha donato 1 milione e mezzo di sterline (quasi 2 milioni di euro) a iniziative per il restauro delle residenze della royal family. E che, in cambio secondo lo scoop sbattuto domenica in prima pagina dal Sunday Times, ha potuto contare sulla raccomandazione del più stretto consigliere di Carlo per ricevere il titolo di Commander of the British Empire (Cbe, come lo chiamano in Inghilterra), oltre che il passaporto britannico. Ad appuntargli sul petto la prestigiosa medaglia in una cerimonia a Buckingham Palace fu nel 2016 proprio il figlio maggiore di Elisabetta II.
Carlo non era a conoscenza del collegamento tra i soldi, ovvero la donazione, e l’onorificenza, dice alla Bbc una fonte di palazzo reale. Ma il sospetto che ne sapesse qualcosa è forte, considerata la sua vicinanza con l’ex-valletto capo Fawcett. Che lo sapesse o meno, uno scambio di denaro per favori di questo genere configura teoricamente un reato o come minimo un conflitto di interessi. Per il momento Scotland Yard dichiara di essere “a conoscenza di notizie sui media” sulla questione e “attende ulteriori informazioni” per decidere se e come procedere riguardo all’eventuale apertura di un’inchiesta.
Fawcett ha perciò offerto di dimettersi “temporaneamente” dalla presidenza della fondazione, mentre verrà condotta un’indagine di polizia o perlomeno interna in modo da stabilire sue responsabilità. La Prince Foundation afferma di prendere “molto seriamente” le accuse e di volere determinare al più presto come sono andate le cose.
Altre fonti a conoscenza dei fatti e biografi della casa reale riconoscono che comunque la vicenda è “imbarazzante” per il principe Carlo. Fawcett lavora per i Windsor da 40 anni esatti, dapprima per la regina, quindi ininterrottamente per il suo erede, di cui è diventato nel corso del tempo il più intimo e fidato collaboratore. Pesa su di lui un precedente: nel 2003 fu assolto dall’accusa di avere venduto illegalmente regali ricevuti dalla famiglia reale. Ciononostante un rapporto interno criticò il modo in cui operava lo staff di corte e di conseguenza il valletto capo diede le dimissioni, ma ha continuato a rimanere al servizio di Carlo come consigliere esterno e manager dei suoi eventi, fino alla nomina a presidente della fondazione del principe.
Fonte: Repubblica
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