L’usanza di incrociare le dita per scaramanzia è piuttosto diffusa, ma quali sono le origini di questo gesto apotropaico?
Quando abbiamo un’interrogazione a scuola, una presentazione importante a lavoro o vogliamo tanto che accada qualcosa di bello, capita di incrociare le dita per augurarci buon fortuna sperando che vada tutto per il meglio: questa usanza per allontanare la malasorte è piuttosto diffusa in Occidente, ma quali sono le origini del gesto apotropaico?
La pratica oggi “laica” ha in realtà provenienze religiose e in particolare sarebbe nata nel primo Cristianesimo per evocare velocemente il segno della croce. Incrociare le dita durante le persecuzioni divenne poi un modo grazie a cui i cristiani si riconoscevano, una sorta di segnale segreto tra simili.
Questo gesto si arricchì di nuovi simbolismi e significati in epoca medievale quando divenne una difesa contro il diavolo e le sue tentazioni. All’epoca, pensate, si riteneva che il malvagio potesse penetrare l’animo dei fedeli passando attraverso le dita e incrociarle serviva a fare da barriera al male, perché non si impossessasse della loro parte più pura.
Fare questo gesto, dunque, voleva certamente dire invocare la protezione divina e anche se la valenza religiosa oggi viene meno, resta il desiderio di ricevere aiuto e supporto, attirando vibrazioni positive, ogni volta che si ha a che fare con un ostacolo, una fase importante della propria vita, un momento particolarmente difficile.
Questa stessa funzione, se ci pensiamo bene, può essere svolta dal cornetto portafortuna, dal sale a terra o dal bruciare dei bastoncini d’incenso… Insomma quando si parla di buona sorte e di come attirarla cacciando via il male, anche la sicurezza dell’uomo più razionale vacilla e la suggestione del mondo della superstizione prende il sopravvento.
Fonte: Supereva
Quando abbiamo un’interrogazione a scuola, una presentazione importante a lavoro o vogliamo tanto che accada qualcosa di bello, capita di incrociare le dita per augurarci buon fortuna sperando che vada tutto per il meglio: questa usanza per allontanare la malasorte è piuttosto diffusa in Occidente, ma quali sono le origini del gesto apotropaico?
La pratica oggi “laica” ha in realtà provenienze religiose e in particolare sarebbe nata nel primo Cristianesimo per evocare velocemente il segno della croce. Incrociare le dita durante le persecuzioni divenne poi un modo grazie a cui i cristiani si riconoscevano, una sorta di segnale segreto tra simili.
Questo gesto si arricchì di nuovi simbolismi e significati in epoca medievale quando divenne una difesa contro il diavolo e le sue tentazioni. All’epoca, pensate, si riteneva che il malvagio potesse penetrare l’animo dei fedeli passando attraverso le dita e incrociarle serviva a fare da barriera al male, perché non si impossessasse della loro parte più pura.
Fare questo gesto, dunque, voleva certamente dire invocare la protezione divina e anche se la valenza religiosa oggi viene meno, resta il desiderio di ricevere aiuto e supporto, attirando vibrazioni positive, ogni volta che si ha a che fare con un ostacolo, una fase importante della propria vita, un momento particolarmente difficile.
Questa stessa funzione, se ci pensiamo bene, può essere svolta dal cornetto portafortuna, dal sale a terra o dal bruciare dei bastoncini d’incenso… Insomma quando si parla di buona sorte e di come attirarla cacciando via il male, anche la sicurezza dell’uomo più razionale vacilla e la suggestione del mondo della superstizione prende il sopravvento.
Fonte: Supereva
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