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Omicidio Giulia Cecchettin

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    #91
    Originally posted by Frenchiu View Post

    Sono tutti bravi se funziona e sono pessimi se non funziona.... ma questa professione è particolare con pazienti particolari che hanno una famiglia la quale dev'essere coinvolta e impegnarsi a sua volta.
    È un lavoro lungo e di squadra, lo psicologo dev'essere bravo ma non ha la bacchetta magica e non può fare tutto da solo
    Conosco un po' la professione, forse più che bravo direi che ci stava un adeguato, in riferimento alle problematiche di Turetta

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      #92
      Originally posted by Andy96 View Post

      E a quanto pare, la famiglia manco lo sapeva.
      Tutto può essere...

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        #93
        Originally posted by Frenchiu View Post

        Tutto può essere...
        Quindi lui sapeva di aver qualcosa che non andava.
        Già averne consapevolezza è tanto.
        A me è capitato una decina d'anni fa.

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          #94
          Originally posted by Frenchiu View Post

          Concordo su tutto, anche sul percorso, un bravo psicologo dovrebbe indirizzare dallo psichiatra chi ritiene possa aver bisogno di una terapia farmacologica, lo psichiatra dovrebbe seguirlo finché non è certo che il paziente assume correttamente la terapia, è adeguata alla problematica e funziona, questo può comportare varie modifiche nel piano terapeutico con conseguente allungamento dei tempi.
          Solo allora potrà tornare dallo psicologo ed in futuro comunque dovrebbe sempre essere seguito da uno psicoterapeuta.
          Percorso lungo, difficile per il paziente e per la famiglia che dovrebbe supportare e stimolare la persona in cura oltre che seguirlo a sua volta.
          In mezzo c'è la vita quotidiana però.... le frequentazioni abituali, le attività quotidiane....
          Tempo in cui può succedere di tutto.
          Penso che sicuramente il SSN non è in grado di offrire adeguate cure ed assistenza in ambito psicologico ma penso anche che a volte sia troppo facile attribuire una motivazione ad azioni così aberranti facendo apparire meno gravi le colpe....agli occhi di molti.


          L articolo voleva solo prendere in giro gli psicologi, senza il conseguimento di diagnostica.... e la spettacolarizzazione del senso di colpa... abusato ampiamente dalle religioni... tt nasciamo col peccato originale... Vuoi mettere la possibilità di manipolarti per qualcosa di non commesso... e di cui non puoi far nulla per porvi rimedio......... e sfruttarlo per farci denaro.... Come fanno i programmi televisivi, o i fluid gender che devono andare ad evangelizzare gli studenti nelle scuole e nei palchi delle manifestazioni....

          Anyway lei è gli altri perdete il punto della questione....

          Chi ha un disturbo grave della personalità ritiene di essere normale.... Sono tutti gli altri i matti... In cura nn ci va.... ci vanno quelli che hanno a che fare con loro.... Perché non riescono a capire perché si comportano così....

          Turetta é molto pericoloso...ha formulato questo percorso di terapia,dove si esibiva in una scena muta per l intera seduta, ed é per questo che cambiavano i professionisti, col solo scopo di tenere i contatti, e continuare a manipolare la ragazza....

          Cioé,.*vedi che sto cambiando per te...faccio di tutto per te perché ti amo... Vado pure in terapia..... incontriamoci ancora...



          Parallelamente aveva il piano b, di farla fuori, se nn si fosse piegata al suo volere....Si é portato dietro coltelli etc... .perché una tale violenza, 20 coltellate, presa a calci in testa e trascinata sanguinante in auto..... Non deriva tanto dal rifiuto della ragazza a continuare una relazione... Ma dalla furia derivante dal delirante ragionamento che nonostante tutto il sacrificio fatto per lei.... Lei non lo aveva capito e meritava il peggior trattamento, pure, nel modo di morire....altro che non doveva essere di nessun altro.... un EGOCENTRISMO MOSTRUOSO.....

          Sto personaggio... Non é che si é svegliato una mattina così....é un modus vivendi...quindi i genitori, fratello, insegnanti.... e amici?..... nn pervenuti....?...







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            #95
            Fa troppa paura...
            Non mi angoscio da tempo per vivere il piu serena possibile

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              #96
              E l'ha trascinata da solo, a peso morto, fino a lì senza nemmeno sporcarsi di sangue

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                #97
                Originally posted by Pheel View Post
                Esatto, Andy96 diceva che Turetta era stato seguito, ma evidentemente non aveva trovato un bravo psicologo, fermo restando che 5 incontri non sempre bastano a sistemare un problema.
                5 incontri ....qualcuno nemmeno riesce a dire come si chiama

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                  #98
                  Alla fine come già succeso in altri casi di cronaca lui scriverà un libro, Netflix ci farà una serie tv, i vari programmi true crime ci marceranno con interviste e quant'altro.
                  Solita musica

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                    #99
                    Originally posted by Frenchiu View Post
                    Alla fine come già succeso in altri casi di cronaca lui scriverà un libro, Netflix ci farà una serie tv, i vari programmi true crime ci marceranno con interviste e quant'altro.
                    Solita musica
                    I professionisti Seri ci sono in giro.... Si cerca di fare quel si può.... Il Turetta non é l unico in giro.... Il modus operandi é sempre lo stesso,,,



                    ​​​​Mia figlia ha una relazione malata, è oppressa dalla gelosia patologica del suo ragazzo. Lui è aggressivo e possessivo, l’ha costretta ad isolarsi dagli amici, la controlla ovunque, pretende di aver mandati video e foto che dimostrino dov’è, spesso la obbliga a saltare la scuola, è entrato persino nel registro elettronico. Mia figlia è totalmente plagiata da lui,lei non lo capisce, ma io ho paura. Vi scongiuro, aiutatemi”.

                    E’ una madre disperata, separata dal marito e con tre figli, quella che si presenta negli uffici del commissariato di Marsala nelle stesse ore in cui, dall’altro capo dell’Italia, Giulia Cecchettin scompare. Contro la volontà di sua figlia, appena sedicenne, con coraggio e determinazione, denuncia il ragazzo, chiede persino che portino via la ragazza in una comunità protetta. E, questa volta, proprio nei giorni in cui il Paese tutto è sconvolto dal tragico epilogo della vicenda di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, prende corpo una risposta giudiziaria con un epilogo probabilmente destinato a far discutere: braccialetto elettronico per lui, divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dalla fidanzata, divieto assoluto di contattarla con qualsiasi mezzo, telefono, mail, social. E braccialetto elettronico, anche per lei, ovviamente solo per avere contezza di un eventuale avvicinamento di lui. Dunque, relazione di fatto troncata per decisione dei giudici.


                    procuratore: “ Il dovere di intervenire”


                    «Una situazione molto delicata ma davanti al grande senso di responsabilità di questa madre, venuta a denunciare contro la volontà di sua figlia, ci siamo assunti la grande responsabilità di entrare a gamba tesa nella vita privata di questi ragazzi. Una madre che denuncia, la figlia che nega. Ci siamo interrogati con i colleghi se e come intervenire, ma i riscontri trovati a scuola e nel cellulare della ragazza erano consistenti. Non sappiamo come sarebbe finita questa storia se non lo avessimo fatto – dice il procuratore di Marsala Fernando Asaro – Ma da padre, da cittadino, da magistrato, toccato profondamente come tutti dalla tragedia di Giulia Cecchettin, ritengo che sia ineludibile cogliere qualsiasi segnale e intervenire prima che sia troppo tardi”.


                    La storia di Diana e Giovanni


                    Diana e Giovanni ( li chiameremo così per tutelare le loro vere identità), 16 anni lei, studentessa di un istituto tecnico, 21 lui, addetto alle vendite in un supermercato. Stanno insieme da poco meno di un anno. «Noi andiamo d’accordissimo e ci amiamo. Sì, ogni tanto c’è qualche battibecco ma non è come dice mia madre, ognuno ha i suoi spazi e la sua libertà», risponde serafica la ragazza il 20 novembre ascoltata in commissariato alla presenza di una psicologa dopo la denuncia della madre. Ma basta la testimonianza della preside della sua scuola e soprattutto un’occhiata al cellulare della ragazza per capire come stanno le cose.


                    La verità nelle chat dei due ragazzi


                    Nella rubrica Giovanni è archiviato come “mio marito” e a lui ogni giorno vengono inviate decine di foto e video per dimostrare dov’è e cosa fa. Anche durante le ore di lezione, all’interno dell’aula nonostante nell’istituto gli alunni abbiano l’obbligo di depositare i telefoni in un cassetto all’ingresso. «Ma Diana non lo fa ed è stata per questo ripresa più volte e i compagni ci dicono che continuamente gira foto e video in classe e li manda al fidanzato», conferma la preside che racconta come la ragazza si assenti spesso o entri a seconda ora. «Diana percorre il tragitto tra casa e scuola in videochiamata perché lui deve essere sicuro che non parli con nessuno, spesso la costringe ad entrare a seconda ora in modo che non abbia la possibilità di fermarsi con compagni fuori dai cancelli, le fa saltare le lezioni e il suo rendimento scolastico ne risente».


                    Diana, vietati abiti attillati nè uscite con gli amici


                    E la madre in questi mesi ha visto cambiare la figlia in modo impressionante: «Ha interrotto tutte le sue amicizie. Per volere di Giovanni ha cambiato anche il modo di vestire: niente abiti attillati o scollati, solo maglie larghe e felpe per coprire le forme. Lui non vuole neanche che esca con me: ‘Può fare benissimo shopping online’, mi ha risposto una volta alle mie rimostranze. Neanche dal cardiologo le ha consentito di andare, perché era un uomo. Ma soprattutto Diana è diventata chiusa e non parla con nessuno, lui la fa spesso piangere e la insulta violentemente perché in passato ha avuto un altro ragazzo o perché non gli ubbidisce”.


                    La violenza verbale di Giovanni


                    Non sembra che Giovanni abbia mai alzato un dito contro Diana ma nelle chat tra i due di cui la madre è riuscita a venire in possesso dopo un acceso litigio con la figlia c’è un vasto repertorio di insulti e persino di frasi da induzione al suicidio: “Ammazzati, buttati dal balcone, ma di testa”. E Diana? Nulla. Lei continua a dire di voler stare con Giovanni, nega tutto, persino l’evidenza, il suo rapporto con la madre è diventato conflittuale. “Quello che faccio lo faccio di mia spontanea volontà. Io ho bisogno di lui”.


                    Il pm: “Stalking in forma subdola”


                    Stalking, in una delle forme “ tanto subdole e striscianti da non essere riconosciute nemmeno dalla persona offesa – scrive il sostituto procuratore Roberto Piscitello nella richiesta di misura cautelare al gip – che però è una minorenne. E proprio a causa della sua minore età non è in grado di percepire il pericolo che corre nel rapporto sentimentale instaurato. Ma proprio la norma di legge che incrimina gli atti persecutori mette in evidenza come sia doveroso procedere anche in assenza di querela e contro la volontà della persona offesa”. E così, il 2 dicembre, appena tre settimane dopo la denuncia della madre, Diana e Giuseppe si sono visti notificare la decisione del giudice mentre stavano insieme fuori da scuola. Separati dal giudice.
                    “In un momento particolarmente significativo come questo – dice il procuratore Asaro – non posso che ribadire l’appello ad una responsabilità collettiva a cogliere qualsiasi segnale di rischio anche abbattendo le barriere difensive nei confronti di una persona cara di cui magari sarebbe impensabile un’azione violenta. Meglio non saperlo come sarebbero potute finire, altrimenti, storie come questa”.

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                      #100
                      Originally posted by mano View Post

                      I professionisti Seri ci sono in giro.... Si cerca di fare quel si può.... Il Turetta non é l unico in giro.... Il modus operandi é sempre lo stesso,,,



                      ​​​​Mia figlia ha una relazione malata, è oppressa dalla gelosia patologica del suo ragazzo. Lui è aggressivo e possessivo, l’ha costretta ad isolarsi dagli amici, la controlla ovunque, pretende di aver mandati video e foto che dimostrino dov’è, spesso la obbliga a saltare la scuola, è entrato persino nel registro elettronico. Mia figlia è totalmente plagiata da lui,lei non lo capisce, ma io ho paura. Vi scongiuro, aiutatemi”.

                      E’ una madre disperata, separata dal marito e con tre figli, quella che si presenta negli uffici del commissariato di Marsala nelle stesse ore in cui, dall’altro capo dell’Italia, Giulia Cecchettin scompare. Contro la volontà di sua figlia, appena sedicenne, con coraggio e determinazione, denuncia il ragazzo, chiede persino che portino via la ragazza in una comunità protetta. E, questa volta, proprio nei giorni in cui il Paese tutto è sconvolto dal tragico epilogo della vicenda di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, prende corpo una risposta giudiziaria con un epilogo probabilmente destinato a far discutere: braccialetto elettronico per lui, divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dalla fidanzata, divieto assoluto di contattarla con qualsiasi mezzo, telefono, mail, social. E braccialetto elettronico, anche per lei, ovviamente solo per avere contezza di un eventuale avvicinamento di lui. Dunque, relazione di fatto troncata per decisione dei giudici.


                      procuratore: “ Il dovere di intervenire”


                      «Una situazione molto delicata ma davanti al grande senso di responsabilità di questa madre, venuta a denunciare contro la volontà di sua figlia, ci siamo assunti la grande responsabilità di entrare a gamba tesa nella vita privata di questi ragazzi. Una madre che denuncia, la figlia che nega. Ci siamo interrogati con i colleghi se e come intervenire, ma i riscontri trovati a scuola e nel cellulare della ragazza erano consistenti. Non sappiamo come sarebbe finita questa storia se non lo avessimo fatto – dice il procuratore di Marsala Fernando Asaro – Ma da padre, da cittadino, da magistrato, toccato profondamente come tutti dalla tragedia di Giulia Cecchettin, ritengo che sia ineludibile cogliere qualsiasi segnale e intervenire prima che sia troppo tardi”.


                      La storia di Diana e Giovanni


                      Diana e Giovanni ( li chiameremo così per tutelare le loro vere identità), 16 anni lei, studentessa di un istituto tecnico, 21 lui, addetto alle vendite in un supermercato. Stanno insieme da poco meno di un anno. «Noi andiamo d’accordissimo e ci amiamo. Sì, ogni tanto c’è qualche battibecco ma non è come dice mia madre, ognuno ha i suoi spazi e la sua libertà», risponde serafica la ragazza il 20 novembre ascoltata in commissariato alla presenza di una psicologa dopo la denuncia della madre. Ma basta la testimonianza della preside della sua scuola e soprattutto un’occhiata al cellulare della ragazza per capire come stanno le cose.


                      La verità nelle chat dei due ragazzi


                      Nella rubrica Giovanni è archiviato come “mio marito” e a lui ogni giorno vengono inviate decine di foto e video per dimostrare dov’è e cosa fa. Anche durante le ore di lezione, all’interno dell’aula nonostante nell’istituto gli alunni abbiano l’obbligo di depositare i telefoni in un cassetto all’ingresso. «Ma Diana non lo fa ed è stata per questo ripresa più volte e i compagni ci dicono che continuamente gira foto e video in classe e li manda al fidanzato», conferma la preside che racconta come la ragazza si assenti spesso o entri a seconda ora. «Diana percorre il tragitto tra casa e scuola in videochiamata perché lui deve essere sicuro che non parli con nessuno, spesso la costringe ad entrare a seconda ora in modo che non abbia la possibilità di fermarsi con compagni fuori dai cancelli, le fa saltare le lezioni e il suo rendimento scolastico ne risente».


                      Diana, vietati abiti attillati nè uscite con gli amici


                      E la madre in questi mesi ha visto cambiare la figlia in modo impressionante: «Ha interrotto tutte le sue amicizie. Per volere di Giovanni ha cambiato anche il modo di vestire: niente abiti attillati o scollati, solo maglie larghe e felpe per coprire le forme. Lui non vuole neanche che esca con me: ‘Può fare benissimo shopping online’, mi ha risposto una volta alle mie rimostranze. Neanche dal cardiologo le ha consentito di andare, perché era un uomo. Ma soprattutto Diana è diventata chiusa e non parla con nessuno, lui la fa spesso piangere e la insulta violentemente perché in passato ha avuto un altro ragazzo o perché non gli ubbidisce”.


                      La violenza verbale di Giovanni


                      Non sembra che Giovanni abbia mai alzato un dito contro Diana ma nelle chat tra i due di cui la madre è riuscita a venire in possesso dopo un acceso litigio con la figlia c’è un vasto repertorio di insulti e persino di frasi da induzione al suicidio: “Ammazzati, buttati dal balcone, ma di testa”. E Diana? Nulla. Lei continua a dire di voler stare con Giovanni, nega tutto, persino l’evidenza, il suo rapporto con la madre è diventato conflittuale. “Quello che faccio lo faccio di mia spontanea volontà. Io ho bisogno di lui”.


                      Il pm: “Stalking in forma subdola”


                      Stalking, in una delle forme “ tanto subdole e striscianti da non essere riconosciute nemmeno dalla persona offesa – scrive il sostituto procuratore Roberto Piscitello nella richiesta di misura cautelare al gip – che però è una minorenne. E proprio a causa della sua minore età non è in grado di percepire il pericolo che corre nel rapporto sentimentale instaurato. Ma proprio la norma di legge che incrimina gli atti persecutori mette in evidenza come sia doveroso procedere anche in assenza di querela e contro la volontà della persona offesa”. E così, il 2 dicembre, appena tre settimane dopo la denuncia della madre, Diana e Giuseppe si sono visti notificare la decisione del giudice mentre stavano insieme fuori da scuola. Separati dal giudice.
                      “In un momento particolarmente significativo come questo – dice il procuratore Asaro – non posso che ribadire l’appello ad una responsabilità collettiva a cogliere qualsiasi segnale di rischio anche abbattendo le barriere difensive nei confronti di una persona cara di cui magari sarebbe impensabile un’azione violenta. Meglio non saperlo come sarebbero potute finire, altrimenti, storie come questa”.
                      È uno schema molto chiaro... ma quando ti ci trovi dentro non lo vedi e non senti ragioni...
                      Lo vedono gli altri e più te lo dicono piu li allontani.

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                        #101
                        In certe parti del mondo, la chiamano religione.

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                          #102
                          Vittorio Feltri: "Provo pena per Giulia Cecchettin ma i suoi familiari hanno rotto le balle"


                          Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha colpito tutti. Poteva essere la figlia, la sorella, di tutti noi. "La ragazza uccisa, Giulia, non riesco a dimenticarla, provo una pena infinita", scrive Vittorio Feltri in un post pubblicato sul suo profilo Twitter, in cui aggiunge "ma le chiacchiere dei suoi familiari e della sinistra mi hanno rotto le balle".

                          Sempre il direttore editoriale de Il Giornale, rispondendo alle lettere dei lettori, sostiene che combattere la violenza sulle donne è giusto ma "non comprendo perché elevare a guru nazionale" Gino Cecchettin, il padre della ragazza uccisa, appunto. Secondo Vittorio Feltri rispetto a questa tragedia c'è una "ossessione mediatica" che è "insana, come dimostra, ad esempio, la prima pagina del quotidiano Repubblica di qualche giorno fa, che recava la fotografia della cameretta di Giulia, il titolo era: Nella stanza di Giulia". "È come se si trattasse di una diva di Hollywood e il paparazzo fosse riuscito ad introdursi in casa sua", osserva ancora il direttore.


                          E non è nemmeno d'accordo con Elena Cecchettin, che "attribuisce la responsabilltà della morte della sorella al patriarcato, allo Stato, al governo e sostiene che il fischio per strada sia una sorta di preludio del femminicidio". Conclude Feltri: "Non posso fare a meno di notare che i componenti di questa famiglia hanno dato prova di una capacità straordinaria di fare, per di più da subito, di un lutto una occasione per cambiare vita e carriera, per reinventarsi, per proporsi e per candidarsi alla copertura di ruoli attinenti alla politica".

                          notizia da:liberoquotidiano.it

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                            #103
                            Originally posted by Semiramide View Post
                            Vittorio Feltri: "Provo pena per Giulia Cecchettin ma i suoi familiari hanno rotto le balle"


                            Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha colpito tutti. Poteva essere la figlia, la sorella, di tutti noi. "La ragazza uccisa, Giulia, non riesco a dimenticarla, provo una pena infinita", scrive Vittorio Feltri in un post pubblicato sul suo profilo Twitter, in cui aggiunge "ma le chiacchiere dei suoi familiari e della sinistra mi hanno rotto le balle".

                            Sempre il direttore editoriale de Il Giornale, rispondendo alle lettere dei lettori, sostiene che combattere la violenza sulle donne è giusto ma "non comprendo perché elevare a guru nazionale" Gino Cecchettin, il padre della ragazza uccisa, appunto. Secondo Vittorio Feltri rispetto a questa tragedia c'è una "ossessione mediatica" che è "insana, come dimostra, ad esempio, la prima pagina del quotidiano Repubblica di qualche giorno fa, che recava la fotografia della cameretta di Giulia, il titolo era: Nella stanza di Giulia". "È come se si trattasse di una diva di Hollywood e il paparazzo fosse riuscito ad introdursi in casa sua", osserva ancora il direttore.


                            E non è nemmeno d'accordo con Elena Cecchettin, che "attribuisce la responsabilltà della morte della sorella al patriarcato, allo Stato, al governo e sostiene che il fischio per strada sia una sorta di preludio del femminicidio". Conclude Feltri: "Non posso fare a meno di notare che i componenti di questa famiglia hanno dato prova di una capacità straordinaria di fare, per di più da subito, di un lutto una occasione per cambiare vita e carriera, per reinventarsi, per proporsi e per candidarsi alla copertura di ruoli attinenti alla politica".

                            notizia da:liberoquotidiano.it
                            Non capisco cosa c'entri la sinistra(così come non c'entra la destra con Filippo)

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                            • Font Size
                              #104

                              Violenza sulle donne, dopo il caso Cecchettin quadruplicate le richieste di aiuto a Milano: «Campanello d'allarme collettivo»


                              Alla Casa delle donne quaranta appelli alla settimana. La presidente, Manuela Ulivi: «Si rivolgono a noi soprattutto le giovanissime»


                              Il femminicidio di Giulia Cecchettin, la 22 enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta lo scorso 11 novembre, ha fatto scattare centinaia di campanelli d’allarme in tutta Italia. E Milano non ne è rimasta immune: «Mediamente accogliamo 40 donne al mese. Ma dopo la vicenda di Giulia, siamo arrivate a raggiungere questa cifra in una sola settimana — racconta la presidente della Casa delle donne di Milano (Cadmi), l’avvocata Manuela Ulivi, punto di riferimento cittadino per tutte le milanesi che vivono situazioni di soprusi, psicologici e fisici — . Ciò significa che i nostri numeri si sono quadruplicati».

                              A cercare un contatto con il Cadmi sono «ragazze e donne di tutte le età, ma ci ha colpito, in queste settimane, che siano soprattutto le giovanissime, anche 18enni, a rivolgersi a noi: spesso accompagnate da amiche, ancora più spesso da genitori che sono spaventati dalle situazioni in cui le loro figlie si trovano».

                              «Figlie» che appartengono a tutte le estrazioni sociali ma, rimarca la presidente, «sono soprattutto studentesse, che forse più di altre categorie si sono identificate in Giulia». D’altronde, se c’è una cosa che è cambiata davvero dopo l’uccisione della giovane ragazza veneta per mano del suo ex, è la percezione dei femminicidi: «Si è passati dall’idea diffusissima che “a me non può succedere” a “io sono la prossima”. Frase che una delle mie colleghe si è sentita dire da una ragazza di appena 20 anni: in quel momento le si è gelato il sangue».

                              Il Cadmi fa parte, insieme a nove case rifugio e ad altri otto centri (Centro Ambrosiano di Solidarietà–Mai da sole; il Centro ascolto donna presso la Asst Santi Paolo e Carlo; Cerchi d’acqua onlus; la Fondazione Somaschi onlus; il Servizio disagio donne della Caritas Ambrosiana; la Svs donna aiuta donna onlus; il Soccorso violenza sessuale e domestica; Telefono donna; Farsi prossimo onlus; l’Associazione Lule onlus; la Grande casa onlus; la Strada società cooperativa sociale; la Cooperativa lotta contro l’emarginazione) della rete antiviolenza cittadina del Comune che offre ascolto, con colloqui telefonici o in sede, supporto psicologico, orientamento legale civile e penale e assistenza sanitaria alle donne in difficoltà.

                              Stando ai dati forniti da Palazzo Marino, nel corso del 2022 sono state 2.147 le donne che si sono rivolte alle strutture convenzionate. Ma nel solo primo semestre del 2023 sono già state 1.629. E di queste, 61 hanno concordato un percorso di accoglienza nelle case rifugio cittadine.

                              «La metà delle donne seguite quest’anno — fanno sapere dal Comune — ha un’età compresa tra i 21 e i 39 anni, ma il numero è significativamente alto anche nella fascia tra i 40 e i 60 anni (oltre il 30%). Le donne che subiscono violenza sono nel 65% dei casi italiane e solo nel 43% dei casi sono economicamente autonome».

                              Per quanto riguarda il tipo di violenza che queste donne subiscono, in più di otto casi su dieci (l’86 per cento) è psicologica mentre in sei casi su dieci si tratta di abusi fisici. Ma non mancano anche le violenze economiche (che sono state riscontrate in più di un caso su cinque), sessuali (22%) e anche lo stalking (16%).

                              «Spesso — specificano dall’Assessorato al Welfare — tutte queste varietà di violenze si sovrappongono e coesistono». Il 60% delle donne supportate ha figli (spesso minori) che hanno quasi sempre hanno assistito alla violenza nei confronti della madre. E si conferma la statistica italiana che vede nell’80% che le donne subiscono abusi da parte di un familiare: in 7 casi su dieci l’abusante è il marito o il convivente, il fidanzato o, come è accaduto a Giulia Cecchettin, l’ex. A questi dati si aggiungono quelli della Polizia locale che dall’inizio del 2023, con il Nucleo Tutela donne e minori, ha trattato 240 fascicoli relativi a maltrattamenti in famiglia, stalking, violenze sessuali, revenge porn e pedopornografia.

                              «Il Nucleo — chiariscono dal Comune — è impegnato in attività di formazione sia dei nuovi agenti e ufficiali sia delle donne iscritte a Sicurezza in Rosa, il corso gratuito del Comune dedicato alle donne, per l’autodifesa e una maggiore consapevolezza».

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                                Gli angeli del Terzo millennio hanno la forma di un orologio da polso che fa accorrere i salvatori quando il pericolo si avvicina. «Mobile Angel», così è stato ribattezzato, è lo smartwatch antiviolenza che ha salvato una giovane napoletana dai comportamenti ossessivi (e da un possibile femminicidio) da parte dell’ex fidanzato, un 19enne residente nei Quartieri Spagnoli. Lui pretendeva di controllare le sue amicizie, di decidere quali vestiti indossare e quali, invece, eliminare dall’armadio. E quando lei lo aveva lasciato, aveva iniziato a minacciarla pesantemente. «Ti uccido, uccido anche tuo padre — le diceva —. Devi stare con me».

                                Parole che hanno portato la ragazza a denunciare l’ex fidanzato ai Carabinieri. Capita la gravità della situazione, le hanno dato un «mobile angel» collegato alla centrale tramite il quale la giovane, avvertito l’imminente pericolo, ha potuto inviare una segnalazione chiedendo loro aiuto in tempo reale. A seguito delle indagini è emerso il comportamento persecutorio del 19enne: Roberto Antini, nipote del boss Antonio Ranieri detto «Polifemo», vecchio capoclan dei Quartieri Spagnoli, morto negli anni Novanta. Il giovane è stato arrestato e portato nel carcere napoletano di Poggioreale con l’accusa di atti persecutori aggravati.


                                Come funziona lo Smartwatch antiviolenza


                                Lo Smartwatch antiviolenza è un orologio da polso che permette alle vittime di minacce o maltrattamenti di chiedere, in modo sicuro e tempestivo, l’intervento delle forze dell’ordine in caso di pericolo premendo semplicemente un tasto sull’orologio. Il dispositivo è direttamente collegato con la centrale operativa delle forze dell’ordine: appena arriva l’SOS, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

                                Il progetto pilota, annunciato lo scorso novembre dai Carabinieri del Comando provinciale di Napoli, dalla Sezione fasce deboli della Procura della Repubblica partenopea, dalla Fondazione Vodafone Italia e dalla Soroptimist International Club Napoli, ha visto la prima istallazione a marzo al polso di una donna, negli uffici della storica caserma Pastrengo di Napoli, e oggi è stato esteso anche alle città di Milano e Torino

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