Lo stop dell’Agenzia di vigilanza sanitaria brasiliana al siero crea preoccupazione nella comunità scientifica. Mosca: «Decisione politica»
«Il problema di Sputnik sembra essere grave. Il vaccino dovrebbe essere costituito da virus incapace di replicarsi, mentre tutti i campioni analizzati in Brasile contenevano virus in grado di replicarsi. Non stupisce la bocciatura all'unanimità». Il tweet del noto virologo Roberto Burioni a commento dello «stop» al vaccino russo da parte di Anvisa, l’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria brasiliana, getta nuove ombre sullo scudo russo al Covid.
Il Presidente dell'Argentina positivo al Covid nonostante le due dosi di Sputnik V.
Anvisa, nel negare la possibilità di utilizzare il siero russo nella campagna vaccinale brasiliana, oltre a ribadire la mancanza di trasparenza e di informazioni sulla qualità e l’efficacia del vaccino (motivi da sempre sottolineati anche dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che per questo non ha ancora dato il suo via libera) cita espressamente «gravi difetti» e «rischi» legati alla composizione dello Sputnik.
Alla base di tutto, come accenna nel suo tweet Burioni, la composizione del vaccino. Che come si sa, a differenza di altri sieri come Pfizer e Moderna, non si basa sulla tecnologia dell’Rna messaggero ma (come Johnson & Johnson) del vettore virale. L’adenovirus, appunto. In sostanza il codice genetico del Sars Cov-2 viene inserito nell’adenovirus, che portandolo all’interno dell’organismo umano stimola la produzione di anticorpi. Gli adenovirus, come tutti i virus, tendono a replicarsi nel nostro corpo. Quando vengono usati per i vaccini, quindi, questa capacità deve essere neutralizzata.
Ed ecco che veniamo all’allarme dell’Agenzia sanitaria brasiliana, lanciato da Gustavo Mendes, responsabile della valutazione di farmaci e prodotti biologici. «La capacità di replicarsi dell’adenovirus contenuto nel vaccino russo è stata osservata in tutti i campioni esaminati». Di qui la dichiarazione ufficiale della direttrice generale di Anvisa, Ana Carolina Moreira Marino Araujo. «Il rischio è troppo grande», ha spiegato.
La notizia, oltre a interessare (e preoccupare) la comunità scientifica internazionale, che presumibilmente ora dovrà controllare e studiare con altrettanta attenzione anche il vaccino di Johnson & Johnson, è subito diventata un caso dopo la risposta russa allo stop brasiliano. «Una decisione politica», ha dichiarato in un breve comunicato l’agenzia di produzione dello Sputnik, che «non ha nulla a che vedere con l'accesso dell'agenzia alle informazioni scientifiche». La decisione dell’Agenzia brasiliana, aggiunge il comunicato, «contraddice una precedente decisione del ministero della Scienza, della Tecnologia e dell'Innovazione del Brasile che aveva riconosciuto lo Sputnik V come un vaccino sicuro e ne aveva permesso la produzione nel paese».
notizia da:LaStampa.it
«Il problema di Sputnik sembra essere grave. Il vaccino dovrebbe essere costituito da virus incapace di replicarsi, mentre tutti i campioni analizzati in Brasile contenevano virus in grado di replicarsi. Non stupisce la bocciatura all'unanimità». Il tweet del noto virologo Roberto Burioni a commento dello «stop» al vaccino russo da parte di Anvisa, l’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria brasiliana, getta nuove ombre sullo scudo russo al Covid.
Il Presidente dell'Argentina positivo al Covid nonostante le due dosi di Sputnik V.
Anvisa, nel negare la possibilità di utilizzare il siero russo nella campagna vaccinale brasiliana, oltre a ribadire la mancanza di trasparenza e di informazioni sulla qualità e l’efficacia del vaccino (motivi da sempre sottolineati anche dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che per questo non ha ancora dato il suo via libera) cita espressamente «gravi difetti» e «rischi» legati alla composizione dello Sputnik.
Alla base di tutto, come accenna nel suo tweet Burioni, la composizione del vaccino. Che come si sa, a differenza di altri sieri come Pfizer e Moderna, non si basa sulla tecnologia dell’Rna messaggero ma (come Johnson & Johnson) del vettore virale. L’adenovirus, appunto. In sostanza il codice genetico del Sars Cov-2 viene inserito nell’adenovirus, che portandolo all’interno dell’organismo umano stimola la produzione di anticorpi. Gli adenovirus, come tutti i virus, tendono a replicarsi nel nostro corpo. Quando vengono usati per i vaccini, quindi, questa capacità deve essere neutralizzata.
Ed ecco che veniamo all’allarme dell’Agenzia sanitaria brasiliana, lanciato da Gustavo Mendes, responsabile della valutazione di farmaci e prodotti biologici. «La capacità di replicarsi dell’adenovirus contenuto nel vaccino russo è stata osservata in tutti i campioni esaminati». Di qui la dichiarazione ufficiale della direttrice generale di Anvisa, Ana Carolina Moreira Marino Araujo. «Il rischio è troppo grande», ha spiegato.
La notizia, oltre a interessare (e preoccupare) la comunità scientifica internazionale, che presumibilmente ora dovrà controllare e studiare con altrettanta attenzione anche il vaccino di Johnson & Johnson, è subito diventata un caso dopo la risposta russa allo stop brasiliano. «Una decisione politica», ha dichiarato in un breve comunicato l’agenzia di produzione dello Sputnik, che «non ha nulla a che vedere con l'accesso dell'agenzia alle informazioni scientifiche». La decisione dell’Agenzia brasiliana, aggiunge il comunicato, «contraddice una precedente decisione del ministero della Scienza, della Tecnologia e dell'Innovazione del Brasile che aveva riconosciuto lo Sputnik V come un vaccino sicuro e ne aveva permesso la produzione nel paese».
notizia da:LaStampa.it
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