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Revisione moto: dieci consigli per evitare problemi

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    Revisione moto: dieci consigli per evitare problemi

    Tutte le moto devono sottostare alla revisione periodica, dopo 4 anni se nuove, in seguito ogni due anni: cosa dobbiamo fare per passare l’esame? Che modifiche possiamo apportare alla nostra moto per non incorrere in sanzioni oppure, peggio ancora, al ritiro della carta di circolazione? Molto poche, ecco dieci consigli per evitare problemi

    Attenzione alle moto "vecchie"


    La teoria è facile: per passare la revisione la nostra moto deve essere in ordine e allestita come è uscita dalla fabbrica. Anche se non è giovanissima non ci dobbiamo preoccupare, passerà tranquillamente i controlli: efficienza dei freni, dei gruppi ottici, del clacson, emissioni sonore e gassose… Il risultato dei rilevamenti strumentali sarà favorevole, tutti i parametri rientreranno nei limiti previsti dalle Norme.

    Attenzione però: questo vale per le moto già catalitiche, indicativamente immatricolate dal 2000 in poi (con indicazione sul libretto “Rispetta la Direttiva 97/24/CE” e successive), che sono state oggetto di adeguata manutenzione e che non abbiano accumulato un’eccessiva quantità di chilometri. Per le moto più vecchie siamo meno tranquilli, infatti ci possono essere dei problemi per lo più nella verifica delle emissioni gassose, per la difficoltà di ottenere una perfetta carburazione, perché il motore brucia olio o liquido di raffreddamento, oppure perché spesso sono state apportate delle modifiche per ripristinarlo dopo un eccessivo accumulo di chilometri.


    Cosa controllare sulla propria moto

    Il DM 214/2017 traccia le linee guida della revisione, che comprende esami strumentali e visivi. I primi non lasciano spazio all’interpretazione; quelli visivi, invece, sono di pertinenza dell’ispettore, persona di esperienza e adeguatamente preparata.

    Ecco quali sono i controlli minimi raccomandati; a questi aggiungiamo qualche nota per superarli senza problemi:

    1) Identificazione del veicolo con controllo visivo. Verificare che la targa sia originale, pulita, con caratteri leggibili e controllare il numero di telaio; in genere l’ispettore sa dove cercarlo, eventualmente indicate dove è stampigliato.

    2) Impianto frenante, con controllo strumentale e visivo. Non è una prova severa per gli impianti di oggi ma occorre controllare lo stato dei dischi, delle pastiglie, dei tubi, della pompa e dei comandi, poiché oltre a eseguire la misura strumentale l’ispettore verifica lo stato dell’impianto e lo sforzo da applicare sui comandi. L’esito dell’esame esprime il rapporto tra la sommatoria delle forze frenanti di tutte le ruote alla soglia di slittamento e il peso a vuoto del veicolo, espresso in percentuale; il valore dipende dalla categoria del mezzo e dall’anno di immatricolazione.

    3) Sterzo, controllo visivo. Verificare che non ci siano giochi o malfunzionamento dei cuscinetti e che il manubrio sia ben saldo.

    4) Visibilità, controllo visivo. Riguarda le moto con il parabrezza: viene verificata la trasparenza, non deve essere opaco né graffiato in modo eccessivo oppure riparato con il nastro adesivo (succede). Controllare anche la visibilità offerta dagli specchietti retrovisori. 5) Impianto elettrico e parti del circuito, controllo strumentale (luci) e visivo. Anche questo non crea problemi con le fanaleria di serie; ricordiamo che non è ammesso sostituire i gruppi ottici con altri non conformi, e nemmeno montare una lampadina non adatta al gruppo ottico originale (oggi è di moda montare quelle a LED). Inoltre, non ci possono essere accessori non previsti per quella moto, come a esempio i faretti supplementari, a meno che non siano optional ufficiali.

    6) Assi, ruote, pneumatici, sospensioni, controllo visivo. Oltre, ovviamente, la funzionalità delle citate parti meccaniche gli pneumatici, oltre a rispettare le misure e gli indici di carico e velocità, devono avere almeno 1 mm di battistrada. Non consigliamo di arrivare fino a questo limite, per sicurezza è bene cambiarli prima. Per quanto riguarda le sospensioni l’esame non si supera se, ovviamente, ci sono perdite di olio o se l’idraulica risulta completamente sfrenata. In ogni caso vale quanto detto per le coperture: per la propria sicurezza è bene farle controllare da un’officina, anche se la funzionalità sembra buona.

    7) Telaio ed elementi fissati al telaio, controllo visivo. Se si manomette il telaio si parla di modifiche strutturali, dalle quali è difficile tornare indietro e per le quali sono richieste la “visita e la prova” (cioè un collaudo). Quindi qualsiasi intervento comporta il ritiro della carta di circolazione. L’ispettore verificherà anche se ci sono delle parti strutturali danneggiate, a esempio dalla ruggine, e che tutti i componenti, come la sella, il serbatoio, siano fissati saldamente.

    8) Altre dotazioni, controllo visivo. Questa voce riguarda, in particolare, i veicoli speciali; in ogni caso se sulla nostra moto sono installati accessori particolari verificare che siano montati saldamente e che non siano pericolosi (esempio sporgenti).

    9) Effetti nocivi, esame strumentale e visivo. Per valutare la qualità dei gas di scarico si usa una sonda, con relativo analizzatore. È la prova più difficile da superare, in particolare per le moto con tanti anni e con un elevato accumulo di chilometri. Il risultato è influenzato dalla carburazione, e dall’eventuale olio e liquido di raffreddamento che potrebbero finire nella camera di scoppio. La procedura e i limiti variano a seconda dell’età della moto, la prova più selettiva è quella relativa alle non catalizzate, indicativamente immatricolate prima dell’anno 2000. L’esame visivo consiste nella verifica dell’integrità fisica dell’impianto di scarico.

    10) Scarichi aftermarket, esame visivo, eventualmente strumentale. Per quanto riguarda i terminali aftermarket siamo in regola se installiamo un modello omologato, e in questo caso c’è un documento che attesta che lo è, e deve essere indicata proprio quella moto. Ovviamente non deve essere manomesso, e siccome per legge è costruito in modo da non rendere possibile la rimozione del dB-killer senza danneggiarlo, un eventuale guasto è facilmente riconoscibile dall’ispettore. Non ci si deve preoccupare se il suono è anche ben più forte di quello di serie, se è omologato e integro rientra nei limiti. L’esame fonometrico non è obbligatorio ma a discrezione dell’ispettore.

    Quando le cose si complicano

    A questo punto è chiaro che se abbiamo mantenuto la moto originale non dobbiamo temere (quasi) nulla, mentre il discorso diventa più complesso quando abbiamo sostituito qualche componente o, peggio ancora, abbiamo eseguito modifiche più importanti. Prima di tutto occorre fare distinzione tra i dispositivi di equipaggiamento e le caratteristiche costruttive e funzionali della moto.


    Ci pensa l’articolo 72 del Codice della Strada, secondo il quale i dispositivi sono solo: i fanali e gli indicatori di direzione; i retrovisori; lo scarico; il clacson; gli pneumatici. Sostituire un dispositivo di equipaggiamento è relativamente facile, ma occorre fare attenzione nel caso si montino accessori aftermarket, poiché alcuni di essi possono essere non conformi alle regole, cioè non omologati per la moto.

    Occorre inoltre essere sicuri che non alterino la funzionalità e che siano installati nella corretta posizione (esempio la targa, le frecce); siamo invece tranquilli con gli optional offerti dalla stessa casa motociclistica, ed è per questo che oggi i cataloghi delle relative parti speciali diventano sempre più ricchi.

    Al contrario modificare le caratteristiche costruttive e funzionali della moto è un “peccato grave”, sicuramente non si passa la revisione e difficilmente sarà possibile ripristinare la condizione originaria della moto se, per esempio, si è tagliato il telaio come spesso si fa per realizzare una special. Tra le modifiche “strutturali” vanno incluse anche le migliorie, come montare un impianto frenante più performante: sembra assurdo ma è così, e spesso non è nemmeno sbagliato, non solo perché un impianto da supersportiva ha una potenza eccessiva su uno scooter, per esempio, ma anche perché cambia lo stress applicato alla ciclistica.


    Moto non in regola, cosa si rischia?

    Nel caso in cui ci sia un lieve difetto formale si applica l’articolo 72, che riguarda solo i dispositivi di equipaggiamento e prevede una sanzione amministrativa che va da 87 a 344 euro. Se la modifica invece è più importante si corre il rischio di incappare nel famigerato articolo 78. È il più temuto non solo perché comporta una salata sanzione amministrativa (da 430 a 1.731 euro) ma anche perché prevede il ritiro della carta di circolazione, cosa che non può fare un ispettore di centro di controllo privato, bensì le Forze dell’Ordine.

    Si applica quando si interviene sulle caratteristiche costruttive e funzionali della moto, per esempio si taglia, modifica, sostituisce il telaio, oppure si altera il certificato di omologazione. In questo caso per tornare a circolare su strada occorre superare la “visita e prova”, in sostanza un collaudo. Non è la semplice revisione ma un attento accertamento della conformità del mezzo, che può essere eseguito solo alla Motorizzazione; dopo, ovviamente, aver ripristinato le condizioni originarie della moto.

    Attenzione però, non è detto che si debba per forza tagliare a metà il telaio per incappare nell’articolo 78, basta anche un dispositivo di equipaggiamento non omologato o modificare la posizione della targa, delle frecce… Quindi la furbata di andare alla revisione con lo scarico di serie, e poi, superato l’esame, montarne uno racing può costare cara.

    Come abbiamo detto la sanzione amministrativa è salata, e poi occorre superare la visita e prova alla Motorizzazione. D’accordo, una bella noia. Ma il problema più grosso può capitare in caso di incidente. Se graffio uno sportello con la mia moto a rischio articolo 78 non succederà nulla, ma se capita un guaio serio, che prevede un grosso risarcimento, l’assicurazione farà esaminare la mia moto fin nel minimo dettaglio e aprirà una pratica di rivalsa. A quel punto potrà anche non essere facile dimostrare che l’incidente è stato causato da uno scarico aperto, per esempio, ma si deve pensare che da una parte c’è un “povero” motociclista, e dall’altra un’assicurazione con una squadra di agguerriti avvocati e periti. Non è una situazione molto comoda.

    notizia da:motociclismo.it
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