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I MALTRATTAMENTI di Laura BOLDRINI verso le sue collaboratrici

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    #1

    I MALTRATTAMENTI di Laura BOLDRINI verso le sue collaboratrici

    BOLDRINI E IL CASO DELL'EX ASSISTENTE I COLLABORATORI PARLAMENTARI: SBAGLIATO USARCI PER FINI PERSONALI

    Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

    «Sono esterrefatta e addolorata - dice l' ex presidente della Camera Laura Boldrini - La vicenda è stata cavalcata da una certa stampa per cui, stando ai loro titoli, sarei "maschilista", "padrona" e addirittura «aguzzina"». «Dichiarazioni inaccettabili, siamo indignati», replica José De Falco, presidente dell' Associazione collaboratori parlamentari. Non è facile muoversi nella polemica sull' ex colf moldava e sull' ex collaboratrice parlamentare, «maltrattate e mal pagate» da Boldrini, secondo il titolo dell' articolo di Selvaggia Lucarelli che ha raccontato la storia sul Fatto Quotidiano .

    Non è facile perché, innanzitutto, l'ex esponente di Sel e Leu ora transitata al Pd, in passato è stata oggetto di molte accuse e molte fake news, spesso a sfondo sessista e cavalcate dalla destra, tanto che il suo portavoce di un tempo, Flavio Alivernini, ne trasse un libro di denuncia: «La grande nemica. Il caso Boldrini». Ma non è facile anche perché Boldrini si è fatta molti nemici anche a sinistra, lasciando una scia di collaboratori ed ex colleghi che raccontano di comportamenti che, a loro dire, mal si conciliano con uno spirito femminista e di sinistra.

    Ma partiamo dall' inizio. Il Fatto viene a sapere di due questioni distinte. La prima riguarda una ex colf straniera, con la quale collaborava da molti anni, che si era rivolta al patronato «perché quella che è stata la sua datrice di lavoro per otto anni, a dieci mesi dalla rottura del contratto, non le pagava la liquidazione».

    La Boldrini ricostruisce così: «A maggio mi ha detto che non poteva venire a lavorare di sabato, come le avevo chiesto, ed abbiamo deciso di sospendere il rapporto professionale. Ho pagato ogni anno il Tfr. Restavano da saldare gli scatti di anzianità che né Lilia né io sapevamo stabilire a quanto corrispondessero. Quindi abbiamo deciso di rivolgerci al Caf (lei) ed alla commercialista (io)». Poi, però, passano mesi e la colf non riceve nulla.

    eri il secondo incontro in patronato, dopo quello di giovedì scorso: i calcoli sono diversi (per un migliaio di euro) ma, fa sapere la Boldrini, si raggiunge un accordo. La seconda questione è più delicata. Perché l'ex assistente parlamentare Roberta, che è scossa dalla vicenda e non vuole più parlare, ha raccontato che nelle sue mansioni, oltre al lavoro più prettamente politico, era previsto anche il pagamento degli stipendi alla colf, andare a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere e attività simili.

    Un ruolo quasi da segreteria tutto fare, a 1.300 euro, pagati con i fondi pubblici. In più, avendo chiesto di lavorare in smart working, a causa di un figlio malato, le è stato risposto che non era possibile e il rapporto si è interrotto. La Boldrini si è difesa con Repubblica, spiegando che «un uomo può chiedere aiuto alla compagna, una donna sola no». Secondo l'ex presidente della Camera la «campagna d'odio» contro di lei, anzi, «la macchina del fango», dipende dal fatto che «c'è una parte della società che non digerisce le donne assertive».

    Eppure, in Leu c'è chi ricorda di molti conflitti quando era presidente della Camera, con diversi dirigenti generali della polizia dell' ufficio sostituiti e continui ricambi nello staff. José De Falco, a nome degli assistenti parlamentari, respinge in toto la difesa della Boldrini: «Nessuno può avvalersi di personale stipendiato per scopi privati con fondi pubblici.

    C'è una dignità della funzione un rispetto dei lavoratori da preservare. Anche perché spesso chi si lamenta viene cacciato e denunciato. E molti casi non vengono a galla perché coperti da accordi di riservatezza. Servirebbe una riforma dei contratti, che è ferma da troppo tempo».




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    #2
    SE LA BOLDRINI NON PUÒ PRENOTARSI IL PARRUCCHIERE

    Paolo Bracalini per “il Giornale”

    Se l' assistente parlamentare della Boldrini non fosse stata costretta a dimettersi «sfinita», «senza più autostima» perché umiliata dal trattamento ricevuto dalla sua ex datrice di lavoro, le avrebbe sicuramente consigliato di non rilasciare nessuna intervista a Repubblica (per una volta, chissà perché, dalla parte del datore di lavoro e non dei lavoratori).

    Molto meglio il silenzio (coadiuvato da quello dei giornali amici) rispetto alle incredibili spiegazioni, se così si possono chiamare, addotte dalla deputata Pd per giustificare il mancato pagamento della liquidazione alla sua povera ex domestica moldava e rispondere, se così si può dire, alle accuse molto dettagliate fornite da Roberta, l' ex assistente alla Camera (ma anche al parrucchiere, alla tintoria, alla contabilità domestica, alla prenotazione di hotel, visite mediche e altre necessità).


    Se c' è in atto un tentativo per colpire l' immagine della Boldrini, cosa che lei denuncia spesso accusando «i giornali di destra» (ma la notizia l' ha tirata fuori il Fatto), è evidente che il principale artefice di questa campagna sia la Boldrini stessa. Altrimenti non si spiegano le imbarazzanti argomentazioni con cui lei stessa «chiarisce» la vicenda che la riguarda. Perché mai, infatti, pretendeva dall' assistente parlamentare mansioni da cameriera come prenotare il parrucchiere? Risposta memorabile: «Accade a tutte le persone che hanno agende complesse: dispongono di persone di fiducia per simili incombenze.

    Un uomo può chiedere aiuto alla compagna, una donna sola no». Chissà allora come faranno milioni di donne che lavorano e devono magari anche seguire i figli, a prenotarsi da sole il parrucchiere, senza nemmeno l' aiuto di una segretaria (pagata dai contribuenti, peraltro). Strabiliante anche sulla questione della colf, a cui deve il saldo della liquidazione quantificato in 3mila euro.

    Oltre al mistero di non essere mai riuscita a contattare il Caf durante svariati mesi (mentre l' altroieri, miracolosamente proprio dopo che il caso è scoppiato, è riuscita subito a trovare la linea della colf), la Boldrini fa capire che il ritardo si deve anche al fatto che a lei risulta una cifra «un po' inferiore». Insomma 3mila euro per la donna delle pulizie che l' ha aiutata per otto anni, sono troppi, meglio perdere mesi e mesi a fare bene i calcoli per darle alla fine una cifra più bassa. Non un atto di grande generosità verso una donna, per giunta straniera.

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      #3

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        #4
        LEI... PROPRIO LEI...

        Tutti uguali.. e questa faceva querele a chiunque.. DI CHE PARLIAMO...

        Il problema è che lei come tanti altri si son cuccati e cuccheranno un sacco di soldi... NOSTRI..

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          #5
          Originally posted by Semiramide View Post
          Apposto...

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            #6
            Per me sta tizia era vomitevole già da prima eh...ma dopo questa........




            PS: se c'avesse un briciolo de dignità già se sarebbe dimessa....se c'avesse.

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              #7
              Originally posted by monikaf View Post
              Per me sta tizia era vomitevole già da prima eh...ma dopo questa........




              PS: se c'avesse un briciolo de dignità già se sarebbe dimessa....se c'avesse.
              Ma va questi e QUESTE han sempre ragione eh! che non lo sai?


              Non è questione di dimettersi o altro.. sarebbe bello la processassero e le chiedessero INDIETRO tutti i soldi... e qualcosa di più... allora si..

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                #8
                è demokrazia....

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