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Manovra: le prime stroncature. Il corriere

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    Manovra: le prime stroncature. Il corriere

    Caro presidente no, cos? non va - Corriere della Sera


    Caro presidente,
    Lei conosce perfettamente l'importanza storica per il nostro Paese e per l'Europa (oseremmo dire per il mondo intero) delle decisioni che il suo governo oggi assumer?. Dobbiamo confessarle, con tutto il rispetto per il compito difficilissimo che Lei sta svolgendo, che le indiscrezioni che leggiamo sui giornali ci preoccupano e speriamo davvero che Lei e il Suo governo le smentiscano con i fatti.
    Quattro erano i punti che a noi parevano essenziali. Primo, per quanto riguarda i conti, ridurre le spese, pi? che aumentare le tasse. Secondo, preoccuparsi non tanto del saldo della manovra, ma della sua qualit?, soprattutto guardando agli effetti sulla crescita. Terzo, dal punto di vista del metodo e del significato politico (anche questo importante) abbandonare la concertazione, perch? comunque a quel tavolo non hanno accesso i giovani e chiunque non ha rappresentanza. Infine attaccare senza esitazioni i costi della politica e chiudere i mille canali che consentono di evadere le tasse. Insomma, dare un segnale netto.
    Leggiamo invece che dopo i passi iniziali, che sembravano assai incoraggianti, la manovra si sta delineando secondo le solite modalit?: aumenti di imposte, pochissimi tagli, incontri con le cosiddette parti sociali (cio? concertazione), nessuna riduzione dei costi della politica.
    Punto primo. Tutti gli studi (sia accademici che del Fondo monetario internazionale che della Commissione europea) concordano sul fatto che gli aggiustamenti fiscali fatti aumentando le aliquote hanno creato recessioni pi? forti di quelli che hanno operato riducendo le spese. Non solo: la spirale di aumenti di aliquote, recessione, riduzione di gettito, tende a creare un circolo vizioso in cui l'economia si avvita in una recessione sempre pi? grave. Quella di cui leggiamo ? una manovra fatta per tre quarti di maggiori tasse e solo per un quarto di minori spese.
    Il peso delle imposte in Italia ? sopra la media europea (gi? elevata). Se poi vogliamo considerare l'equit?, gli aumenti delle aliquote Irpef colpirebbero anche le classi medie e si sommerebbero alla reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. Non sono solo i super ricchi quelli colpiti dagli aumenti dell'Irpef che, a quanto leggiamo, Lei proporrebbe. 75mila euro lordi l'anno (la soglia oltre la quale inizierebbe l'aumento dell'aliquota) corrispondono a poco pi? di 3.800 euro netti al mese. Per ridurre il deficit, invece di alzare le aliquote, perch? non tagliare un po' di sussidi alle imprese? La Tabella A1 della Relazione trimestrale di cassa al 30.6.2010 riporta 15,5 miliardi di trasferimenti a imprese pubbliche e private, cio? oltre 30 miliardi di euro l'anno. Sono tutti davvero necessari? Quanti premiano imprenditori pi? abili a muoversi nei corridoi dei ministeri che ad innovare?
    E perch? non agire coraggiosamente contro il peso di un impiego pubblico esorbitante e talvolta inutile? Fino a pochi giorni fa si pensava che l'intervento sulla previdenza avrebbe prodotto risparmi per oltre 10 miliardi. Ora siamo a 6, di cui met? provenienti dall'eliminazione dell'adeguamento all'inflazione, una misura che ridurr? i consumi.
    Punto secondo: la crescita. Molto pi? di un saldo di 25 o 15 miliardi, ci? che conta ? un segnale di svolta sulle riforme strutturali. Come Lei ben sa, il nostro problema non ? il deficit, ma il rapporto fra debito e prodotto interno. Per ridurlo non basta mantenere un saldo positivo al numeratore: occorre che aumenti il denominatore, cio? la crescita. La riforma dei contratti di lavoro sembra scomparsa ed ? invece condizione sine qua non per la crescita. E poi riforma della giustizia, cominciando da una riduzione drastica delle sedi giudiziarie, e liberalizzazione delle professioni. ? fondamentale che domani Lei offra delle proposte concrete e credibili su questi temi e si impegni ad andare avanti anche a costo di affrontare le proteste virulenti di chi difende solo interessi di parte.
    Punto terzo: il metodo. Con infinti e tediosi incontri con questa o quella rappresentanza si ritorna al solito problema italiano: viene colpito chi lavora e non evade le tasse, mentre nulla si fa per tagliare la spesa pubblica. Quante volte Lei stesso lo ha scritto su questo giornale? Infine non si dimentichi che i segni sono importanti. Sappiamo che non pu? eliminare i vitalizi, ma pu? tagliare in modo drastico i trasferimenti agli organi istituzionali: ad esempio Camera e Senato. Avr? contro mille parlamentari, ma avr? dalla sua parte 50 milioni di cittadini.
    Le Sue immagini insieme alla signora Merkel e al presidente Sarkozy ci hanno riempito di orgoglio, come italiani, dopo tante umiliazioni. Il mondo ci sta guardando: non ? pi? tempo di passi felpati. Ci vuole una risposta nuova, oseremmo dire ?rivoluzionaria?.

    Alberto Alesina e Francesco Giavazzi4 dicembre 2011 (modifica il 5 dicembre 2011)? RIPRODUZIONE RISERVATA


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    #2
    OLD, era prima di ieri sera...

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