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Altra dimostrazione che Monti ed i suoi...

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    #1

    Altra dimostrazione che Monti ed i suoi...

    tecnici assieme a tutti gli altri...non hanno alcun contatto con la realt? del Paese....

    Monti: "Aumenti fiscali? Sono rozzi, ma meglio che finire come Atene" - Interni - ilGiornale.it

    Monti: "Aumenti fiscali? Sono rozzi, ma meglio che finire come Atene"
    Il presidente del Consiglio incontra Wen Jiabao: "? un partner strategico". Il premier cinese: "L'economia ? solida, la crescita ripartir?"

    Con le riforme l'Italia torner? "business friendly" e torneranno gli investimenti nel Paese. Ne ? convinto Mario Monti, che lo ha ribadito durante il suo viaggio in Cina, un Paese che il premier definisce "un?importantissimo partner stragico".


    E ne ? convinto anche il premier cinese Wen Jiabao, secondo cui "l?Italia ? un grande Paese manifatturiero, la sua economia ha basi solide e grandi potenzialit?" e "riuscir? a far fronte al contesto internazionale sfavorevole e, grazie alla messa in atto di riforme, rilanciare la sua crescita". E Monti ne ha approfittato per invitare la Cina ad investire maggiormente nel nostro Paese: "Sarebbe una entit? ancora pi? vicina"

    Da convinto europeista, il presidente del Consiglio italiano, intervenendo alla scuola centrale del partito comunista, non si ? limitato all'Italia, ma ha parlato anche dell'Eurozona, augurandosi che l?Europa sia una "presenza pi? incisiva sul piano globale". Per quanto riguarda la crisi, Monti ha ribadito che non ? finita "perch? le certezze non esistono mai". E questo nonostante l'Italia abbia fatto i cosiddetti compiti a casa: "Quando un Paese si propone di avere un bilancio in pareggio nel 2013 e mette in atto misure gi? in vigore per conseguirlo, credo che difficilmente si possa parlare di nuovo contributo alla crisi da quel Paese.E per noi il pareggio di bilancio significa avere un avanzo di bilancio del 5% del Pil". A dimostrazione di questo ci sono i tassi di interesse che scendono "pi? veloce che in altri Paesi, tanto ? vero che lo spread ? sceso sensibilmente". E a livello europeo, aggiunge, "posso dire che rispetto allo scoppio della crisi greca l?Ue ha fatto passi avanti fondamentali".

    Nell'incontro non poteva mancare il richiamo a un tema delicato come quello dei diritti umani: "Con il primo ministro cinese abbiamo parlato delle rispettive riforme politiche ed economiche e gli ho ricordato quante preoccupazioni e quante riserve ci siano in Itala e Europa sui diritti umani. Questo, come aveva gi? ricordato nel suo viaggio in Cina il presidente Napolitano, ? un problema che deve essere affrontato".


    Sono basito...finire come la Grecia? (qua finiamo PEGGIO di questo passo!!) Business friendly?? Ma dove?? Ma quando??


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    #2
    quando ho sentito le stronzate che ha detto avrei voluto essergli vicino con una mazza x dirgli quello che pensavo ..

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      #3
      [QUOTE=cocis;8185575]quando ho sentito le stronzate che ha detto avrei voluto essergli vicino con una mazza x dirgli quello che pensavo ..


      Quoto e straquoto!!!!!!




      Sent from my iPhone using Tapatalk

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        #4
        Beh ma Monti dice che tutto sta andando come deve andare e che l'Italia sta risorgendo . Eh diamine dategli un p? di fiducia no ?

        Non state a badare ai 50000 disoccupati in pi? causati dalle 12000 aziende che hanno chiuso ... quelli sono dettagli e presto arriveranno i cinesi a colonizzare l'Italia !

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          #5
          dategli tempo ... :gaen:


          MONTI: il + grande successo dell'euro ? la GRECIA

          MONTI: L'ITALIA CRESCER? COL PIL DEL 10% ...

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            #6
            cocis... ok che e' il 1? aprile... ma non esageriamo...

            se veramente pensa cose del genere, e' da richiudere...

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              #7
              Trasporti costosi & Internet lento Perch? l'estero non investe in Italia - Corriere.it

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                #8
                ma come....l'Italia ? Business Friendly!


                forse qualcuno dovrebbe fargli leggere queste 2 righe.....che secondo me copre una parte del problema...


                http://www.corriere.it/economia/12_a...fbbd8350.shtml

                Trasporti costosi & Internet lento
                Perch? l'estero non investe in Italia
                Determinanti anche durata dei processi e corruzione: dal 2001 al 2010 perse 38 posizioni nella graduatoria Transparency

                ROMA - Racconta Rodrigo Bianchi che da due anni non riesce a mettere un mattone dell'asilo nido per le mamme impiegate nella fabbrica di Pomezia della Jonhson&Johnson medical, azienda di cui ? presidente e che ne sopporterebbe interamente la spesa. Il motivo? ?Esplorazioni archeologiche, problematiche amministrative... Vai a sapere...?. Fa presente Nando Volpicelli, amministratore delegato di Schneider electric industrie Italia come le nostre infrastrutture siano in una condizione tale che il costo di trasporto per unit? di prodotto dallo stabilimento di Rieti della multinazionale transalpina ? ?di due euro pi? caro rispetto al Sud della Francia?. Aggiunge il suo collega della Procter & Gamble Italia, Sami Kahale, che da noi costa di pi? anche la pubblicit? per il lancio di una novit?:mediamente del 30% rispetto alla Gran Bretagna. E il presidente della Ericsson telecomunicazioni Italia, Cesare Avenia, conclude che ?il problema dell'Italia non ? tanto l'articolo 18 quanto la certezza del diritto, se si considera che ci sono imprese obbligate a reintegrare dopo cause durate anche sette anni dei dipendenti in posti di lavoro che non esistono pi??.
                Tutto questo e altro ancora c'? in quel numero, 20 miliardi nel 2010 secondo l'Ice, che ci relega nelle posizioni di rincalzo della classifica dei Paesi destinatari degli investimenti esteri. Venti miliardi sono un terzo dei soldi che lo stesso anno sono andati in Francia o a Hong Kong. Un quinto rispetto alla Cina, meno della met? nei confronti della Gran Bretagna. E una cifra due volte e mezzo inferiore perfino a quella incassata dal Belgio. Ma i 20 miliardi del 2010, anno nel quale l'economia europea e mondiale sembrava aver dato segni di ripresa, sono al di sotto anche della media degli investimenti esteri arrivati in Italia fra il 2000 e il 2007. Il che la dice lunga su quanto la situazione si sia ormai incancrenita.

                Certo, abbiamo la palla al piede del Sud, dove in vaste zone i capitali stranieri sono frenati anche dal pi? potente dei dissuasori: la criminalit? organizzata. Nel 2006, secondo la Svimez, tutte le Regioni meridionali non assorbivano che lo 0,66% degli investimenti esteri, contro il 68,21% della sola Lombardia. Regione nella quale, dice Invitalia, ci sono 4.433 imprese a partecipazione straniera, contro le 719 dell'intero Mezzogiorno. E se il numero delle aziende italiane nelle quali sono presenti azionisti esteri ? aumentato rispetto al 2006 da 7.059 a 8.916, ci? ? dovuto principalmente ad acquisizioni di societ? gi? esistenti, piuttosto che a nuove iniziative. Pesa il ritardo infrastrutturale. Se nel 1970 eravamo al terzo posto in Europa per dotazione autostradale in rapporto agli abitanti, ora siamo al quattordicesimo. Questo nonostante gli italiani vivano praticamente in automobile. Nel 1991 ce n'erano 501 ogni mille abitanti, nel 2010 eravamo arrivati a 606. Il top, a Roma: pi? di 700 auto ogni mille abitanti, oltre il doppio di Berlino, e in una citt? che ha 36 chilometri di metropolitana e 195 di ferrovie suburbane contro, rispettivamente, 145 e 2.811 chilometri della capitale tedesca.

                L'Italia ? stato il primo Paese europeo a sperimentare l'Alta velocit? ferroviaria: la costruzione della direttissima Roma-Firenze ? iniziata nel 1970, quando il Tgv francese era ancora nei sogni. Oggi stiamo faticosamente recuperando un gap mostruoso con il resto del Continente, considerando che la Spagna, dove nel 1970 c'era ancora la dittatura franchista, ha 3.230 chilometri di linee veloci, contro gli 876 dell'Italia. E a che prezzo, sta avvenendo quel recupero: 48,9 milioni di euro al chilometro, a fronte dei 10,2 milioni della Francia e dei 9,8 della Spagna. Ma il resto della rete ferroviaria? Conosciamo il calvario al quale sono sottoposti, purtroppo, molti pendolari. Secondo un'indagine dell'Istat il grado di soddisfazione del servizio ? sceso fra il 1995 e il 2009 dal 58,6 al 47,2%, toccando il fondo in Calabria: 28,8%.

                Mentre attraverso tutti i principali porti italiani, per i loro problemi strutturali, sono transitati nel 2009 meno container (9 milioni 321 mila teu, l'unit? di misura del settore) che nel solo scalo olandese di Rotterdam (9 milioni 743 mila teu).

                Per non dire dell'infrastruttura oggi pi? importante: la rete informatica. La classifica 2010 di netindex.com sulla velocit? media delle connessioni internet collocava l'Italia al settantesimo posto nel mondo, dietro Georgia, Mongolia, Kazakistan, Thailandia, Turchia e Giamaica.

                Ma sulla scarsa attrattivit? dell'Italia per gli investitori esteri pesa forse ancora di pi? la burocrazia. Per la Confartigianato rappresenta per le imprese un costo supplementare di 23 miliardi l'anno. Dati Cna e Confindustria ci dicono che per avviare un'attivit? in Italia sono necessari in media 68 adempimenti, con 19 uffici da contattare. Procedure, secondo il rapporto Doing business della Banca mondiale, che richiedono 62 giorni, contro i 36 della Grecia, i 53 della Francia, i 45 della Germania, i 16 dell'Irlanda, i quattro degli Stati Uniti e i due del Canada. Il che contribuisce a spiegare, almeno in parte, la cattiva reputazione dell'Italia in tema di libert? economica, ben rappresentata dal cinquantottesimo posto nella graduatoria stilata dalla Confindustria elaborando dati della Heritage foundation.

                E questo ? niente, rispetto al dramma della giustizia civile. Per risolvere un'inadempienza contrattuale davanti al giudice ci vogliono 1.210 giorni: pi? di tre anni. Il quadruplo del tempo necessario in Francia e il triplo rispetto alla Germania. Addirittura avvilente ? il confronto con Paesi come Gran Bretagna, dove sono sufficienti 229 giorni, Svezia (208) o Danimarca (190).

                Ancora pi? avvilente, e drammatica, ? la faccenda dei pagamenti della Pubblica Amministrazione. Stato italiano ed enti locali onorano mediamente i propri impegni con i fornitori in 186 giorni, contro i 36 della Germania e i 30 stabiliti come termine tassativo da una direttiva dell'Unione europea. Chi viene pagato in sei mesi, per?, pu? ancora ritenersi fortunato rispetto agli sventurati imprenditori che lavorano con la sanit? pubblica: nelle Asl calabresi si arriva a tempi di attesa che sfiorano gli 800 giorni. E non esistono strumenti di autodifesa. Le norme in vigore impediscono di dare il via ad atti esecutivi nei confronti delle Regioni che hanno piani di rientro dal deficit sanitario.

                Ci sar? dunque un motivo se nella classifica della competitivit? internazionale del World economic forum non andiamo oltre la quarantaseiesima posizione. In una situazione del genere non pu? neppure meravigliare che la corruzione dilaghi, come ha ricordato giusto qualche settimana fa il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino. Secondo i magistrati contabili ? un macigno che pesa sui conti pubblici per 60 miliardi di euro l'anno. Ma quello che davvero brucia ? il paragone con gli altri. Nel 2001 l'Italia era al ventinovesimo posto nella graduatoria di Transparency International della corruzione percepita. Ed era, gi? allora, messa peggio degli altri Paesi europei. La Germania, per esempio, era al ventesimo posto. Nel 2010 l'Italia ? scesa al sessantasettesimo posto, mentre la Germania ? risalita al quindicesimo. E anche gli altri partner continentali, pur avendo un pochino peggiorato il proprio ranking, sono ben distanti. Nel 2011, poi, un'altra piccola scivolata, al posto numero 69: quaranta posizioni pi? gi?, e in soli dieci anni...

                Sergio Rizzo

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                  #9
                  mentre quest'altro articolo copre un'altra parte dello stesso problema...

                  La strage degli invisibili Snobbata la crisi dei piccoli - Interni - ilGiornale.it

                  La strage degli invisibili Snobbata la crisi dei piccoli

                  La crisi delle piccole e medie imprese viene snobbata. 12mila imprese devono dichiarare il fallimento. Chiudono 50mila aziende agricole. Il televoto degli imprenditori: "Nel 2012 il Pil non crescer?" E Passera sfida i furbetti: "Ora sanzioni sociali per chi non paga le tasse"
                  di Nicola Porro - 01 aprile 2012, 08:53

                  Circa 12mila imprese invisibili sono fallite l?anno scorso. Lo dice l?ottima Cgia di Mestre.Sempre l?anno scorso,secondo la Coldiretti, hanno chiuso i battenti 50mila imprese agricole.

                  Mal contati sono 100mila posti di lavoro che si sono volatilizzati. Sono tutti figli di un *** minore. Valgono due volte il numero dei dipendenti Fiat. Eppure non sono loro a riempire le piazze televisive. Non sono loro a innescare dibattiti sociologici. Non ? per loro che si modifica l?articolo 18. Non sono loro che vogliono pi? tasse. Non sono loro che considerano i propri dipendenti dei nemici da sfruttare.

                  Sono invisibili e soli. Chiudono e soffrono senza un alito di indignazione. Qualche volta viene un?improvvisa voglia di occuparsene quando si danno fuoco, si impiccano, si sparano alle tempie.Ma la rottura della tela dell?indifferenza viene subito accomodata, quasi si avesse paura di fare i conti con ci? che siamo.

                  L?Italia ha vergogna dei suoi invisibili. L?Italia disprezza e non capisce chi ? fuori dal cliche padrone-dipendente. Chiudono i battenti senza che nessuno dica nulla. E loro stessi non urlano a nessuno il proprio disagio. Lo confinano nei drammi di piccole storie familiari, nel chiuso delle mura domestiche. Perdono il lavoro e un sogno di indipendenza e vedono gli intellettuali che parlano del disagio operaio, dei cassintegrati. Loro che sono gli operai del nostro successo a cui non ? stato fornito alcun ammortizzatore sociale. Loro sono i rifiuti del politicamente corretto che per anni ha sostenuto la loro incapacit? di fare sistema, di fare ricerca, di creare ricchezza. Si ? visto dove sono finiti gli altri. Ma non si vede e non si sente dove finiscono i nostri centomila piccoli imprenditori e collaboratori che dall?oggi al domani non si trovano in tasca pi? nulla.

                  Si ammazzano perch? non hanno neanche un nemico preciso da odiare. La banca che non gli concede il prestito, lo Stato che gli impone obblighi, le grandi imprese che non li pagano, i funzionari pubblici che li considerano un numero, sono il nemico. Sono sommersi, sopraffatti dal ?sistema?. Si muore a causa del sistema. Non c?? un obiettivo preciso da combattere; c?? un sistema che ti ammazza. Sono soli, isolati, ma sono tanti.

                  Commercianti, artigiani, piccoli imprenditori del settore manifatturiero, partite Iva dei servizi, agricoltori, edili sono distrutti dalla crisi economica. Sono i precari della nostra societ? a cui per? non ? attribuito alcun merito e alcuna riconoscenza. Sono imprenditori e dunque per definizione ricchi e sfruttatori. Escono le statistiche sui redditi dei lavoratori dipendenti che superano quelli degli indipendenti. E tutti a gridare sull?ingiustizia di una foto che denuncerebbe la diffusa evasione fiscale della nostra societ?. Nessuno che laicamente ragioni, che comprenda la difficolt?, anche economica, di fare impresa in Italia. Tutti ubriacati dal racconto di un mercato fatto solo di contrapposizione di interessi, di buoni e cattivi. Non ci si rende conto di quanto sia difficile per circa sei milioni di piccole imprese comprarsi un lavoro: quello che si fa ogni mattina quando si alza la serranda della propria attivit? o si accende una macchina nella propria bottega.

                  E la politica ? lontana, lontanissima. Imprigionata in quella tenaglia del consenso per cui il grido di mille piccoli che saltano ? solo fastidioso rumore.

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                    #10
                    Ma no ... noi la TAV non la vogliamo ! deturpa l'ambiente ! :gaen:

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                      #11
                      Tranquilli, ? in giro per l'oriente a venderci

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                        #12
                        Originally posted by Larsen_EE View Post
                        cocis... ok che e' il 1? aprile... ma non esageriamo...

                        se veramente pensa cose del genere, e' da richiudere...
                        non solo le ha pensate..

                        [YOUTUBE]Qq7omxEXhR8[/YOUTUBE]

                        [YOUTUBE]izDfvMSuMAk[/YOUTUBE]
                        Last edited by cocis; 01-04-12, 19:26.

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                          #13
                          pero adesso va in giro a dire meglio massacrare il popolo di tasse che finire come la Grecia....


                          si decidesse....

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                          • Font Size
                            #14
                            Beh il suo scopo di arricchire banchieri ed amici suoi lo sta raggiungendo .

                            Degli Italiani non fotte na cippa a nessuno mi sa

                            Per? vediamo come si evolve questa cosa ... perch? se davvero la Cina ci comprasse sarebbe un terno al lotto !

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                            • Font Size
                              #15
                              i tecnici della minchia si sono resi conto di avere fatto una stronzata colossale .. e ora dicono che chi si ? licenziato p?? tornare in azinda..

                              Esodati, Polillo pensa al reintegro in azienda Gelo di Fornero: governo cerca soluzioni serie - Corriere.it

                              Esodati, Polillo pensa al reintegro in azienda
                              Gelo di Fornero: governo cerca soluzioni serie

                              ?Se cambiano le condizioni che hanno legittimato l'accordo con l'azienda - ha detto - secondo i principi generali dell'ordinamento giuridico, i lavoratori possono chiedere che quell'accordo sia nullo? ha detto.

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