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TROY BAYLISS e la sua storia motociclistica

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    TROY BAYLISS e la sua storia motociclistica

    Troy Bayliss: "Il mio debutto è avvenuto un po’ a sorpresa ma alla fine era il traguardo che volevo raggiungere. Quando Carl Fogarty ha avuto quell’incidente stavo guidando bene dopo aver vinto nel 1999 il titolo britannico e nel 2000 mi ero spostato in America per correre con la Ducati Vance e Hines. Pensavo che mi ci sarebbe voluto un altro anno o forse due prima di arrivare nel WorldSBK. La prima gara in programma a Sugo per me è stata un disastro dato che sono caduto in entrambe le occasioni. Ho pensato ‘non avrò più l’opportunità di correrci di nuovo e dopo essere caduto due volte non tornerò nel World Superbike', Invece le cose sono andate diversamente e ho disputato una buona gara a Monza; abbiamo trovato l’accordo e sono rimasto nel Campionato del Mondo.
    Uno dei miei più grandi avversari è stato Colin Edwards. Un sacco di sfide con Colin ci hanno regalato tanti sorpassi. Entrambi volevamo stare davanti all’altro anche se la maggior parte delle volte ce la siamo giocata negli ultimi due giri. Gara 1 di Monza 2001 è stata davvero stupenda, dopo tanti podi raccolti a inizio anno finalmente è arrivata una vittoria e per di più a Monza. Sono abbastanza noto per le sfide a cui ho dato vita insieme a Colin ma anche con altri; Frankie Chili, Noriyuki Haga, Yukio Kagayama, Troy Corser, Neil Hodgson e James Toseland. Che periodi e che spettacolo nel WorldSBK!

    Australia, Regno Unito e Italia sono stati i miei luoghi preferiti, dato che sono posti in cui puoi veramente sentire la folla. A Brands Hatch il rumore della gente supera quello del motore, senza dimenticare però Monza e Imola. A Imola e Monza c’era qualcosa di unico dato che sembra di correre in mezzo a un parco, quindi anche per questo sono diversi dagli altri posti. L’atmosfera che si respirava era pazzesca ed è molto difficile spiegare quanto fosse bello.

    Nel 2002 a Imola ho chiuso secondo alle spalle di Colin ma la gente non si dimenticherà mai di quella gara, è entrata nei libri di storia. È stato davvero un weekend bellissimo per il Campionato e uno show fantastico per tutti gli appassionati. Penso che in Ducati fossero più delusi di me per il fatto che io non abbia vinto il titolo ma non solo. Sapevo che a Imola sarebbe stata difficile dato che Honda aveva già svolto dei test su quella pista ed era pronta ad andare forte ed essere competitiva dal via della stagione. Ci sono state delle volte in cui ho provato a rallentare un po’ il passo ma poi Colin mi avrebbe superato per aumentare di nuovo il ritmo gara. All’ultimo giro di Gara 2 mi sono preso un bello spavento, sapevo che sarebbe stata davvero dura. In pratica Colin aveva in tasca il mondiale.

    Alla fine del 2008 ero contento di ritirarmi nonostante fossi consapevole di quanto sarebbe stata dura. Pensavo di essere pronto per vincere e poi decidere di smettere. In pratica per la prima volta dal 1998 siamo tornati a casa. Per me tornare e provare a vivere una vita ‘normale’ come prima è stato uno shock culturale.
    Mi manca vincere e mi manca anche la competizione; arrivato a 39 anni mi sentivo ancora di poter andar avanti ma ne avevo abbastanza. Anche per la mia famiglia; a quell’epoca Mitchell – mio figlio più grande – aveva 14 anni ed Abbey 12. Quindi abbiamo pensato che avevano già trascorso molto tempo seguendomi in giro per il mondo e che fosse ora di riportarli a casa e dar loro una vita più normale”.
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