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Un'automobilina ha battuto la Ferrari

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    Un'automobilina ha battuto la Ferrari

    Una piccola azienda di Como ha vinto una causa contro la Ferrari. Si tratta della Brumm s.n.c, un'azienda di modellini: "Avevamo (e abbiamo) ragione noi, dal 1996!"

    Dopo anni, è stata messa la parola fine nella causa che vedeva coinvolte una piccola azienda comasca di modellini, la Brumm s.n.c, e nientemeno che Ferrari s.p.a. La casa automobilistica di Maranello, infatti, aveva citato in giudizio la piccola azienda comasca di modellini, accusandola di violare diritti di proprietà industriale e diritti d'autore: a Ferrari non sarebbe proprio andato giù che l'azienda apponesse il loro logo sulle rosse in miniatura. Dopo un lungo iter giudiziario, la Brumm s.n.c. ha annunciato la vittoria in ultimo grado: "Avevamo (e abbiamo) ragione noi, dal 1996!".

    In prima istanza nel 2016, il tribunale di Modena si era pronunciato constatando che la produzione e commercializzazione dei modelli Ferrari da parte della Brumm non costituisse nessuna delle violazioni addotte, condannando Ferrari al risarcimento di 20mila euro di danni.

    La corte d'appello di Bologna, in secondo grado, aveva sostanzialmente confermato la sentenza modenese, accogliendo inoltre parzialmente l'appello incidentale proposto da Brumm e condannando Ferrari alla corresponsione di ulteriori 25.923,52 euro a favore della parte resistente. Avverso tale sentenza però Ferrari ha presentato nuovamente ricorso, questa volta presso la corte suprema.

    La prima sezione civile della corte di Cassazione, presieduta dal giudice Carlo De Chiara, ha smontato punto per punto ogni motivo posto a fondamento del ricorso della rossa, che è stato quindi rigettato. Secondo i giudici di Cassazione, la corte d'appello aveva avuto ragione nel dire che l'apposizione del cavallino rampante sui modellini non aveva arrecato alcun danno alla scuderia, anzi, al contrario questa ne aveva in un certo senso "beneficiato" esponendo alcune delle miniature presso il museo di Maranello.

    Inoltre, come sostenuto dai giudici di secondo grado, non avendo le vetture "valore artistico", ma "essendo state disegnate al solo scopo di vincere competizioni sportive", non poteva essere ravvisata neanche una violazione di diritti d'autore.

    La suprema corte ha anche escluso la possibilità - richiesta da Ferrari - di un rinvio pregiudiziale alla corte di giustizia dell'Unione europea: quest'ultima infatti, può essere chiamata a pronunciarsi soltanto quando la questione di diritto da risolversi sia nuova e di complessa interpretazione. Ma la questione nuova non era: gli stessi nodi erano stati sciolti dal giudice europeo in una sentenza, sul piano del diritto, identica a questa.


    notizia da:today.it
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