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Corrado Clini : l'europa ha perso 10 anni

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    #1

    Corrado Clini : l'europa ha perso 10 anni

    "L'Europa ha sprecato 10 anni sull'auto verde. E Fiat molte occasioni" - IlGiornale.it

    ?Ho sempre sottolineato l'esigenza, anche in Europa, di accertare su strada, e non solo in laboratorio, le performance dei veicoli. Il Dieselgate ha fatto saltare la strategia europea che per 20 anni ha puntato tutto sui motori Diesel con motivazioni ambientali con non hanno retto la verifica su strada delle emissioni?. Corrado Clini, ex ministro dell'Ambiente e ora docente di Scienze ambientali a Pechino, rivela al Giornale una serie di retroscena che hanno portato l'Europa ad ?accettare? che le vetture, grazie ai test di omologazione sui rulli, venissero messe sul mercato con emissioni abbondantemente superiori rispetto a quelle reali. Il nuovo regolamento, che rende obbligatori i test su strada e in vigore dall'1 settembre, secondo Clini ?determiner? il cambiamento dello scenario, costringendo i costruttori a prendere decisioni drastiche nel futuro prossimo per restare competitivi?. La strada porta ai motori ibridi ed elettrici: chi ha giocato d'anticipo adesso ? avvantaggiato, altri hanno accelerato investimenti gi? in corso e altri ancora (Fca) hanno capito che ? tempo di svoltare. Intanto, dopo Francia e Regno Unito, anche la Cina, per voce del viceministro dell'Industria, si prepara a bandire dal 2040 le auto con motori tradizionali.
    Professore, dunque aveva visto giusto.

    ?Ho sempre ricordato, in fase di negoziazione del regolamento Ue nel 2006, che sarebbe stato un grave errore inventarsi una procedura diversa da quella di Usa e Giappone. Per tutta risposta mi hanno sempre accusato di essere filo-americano?.
    Intanto i test in laboratorio hanno dettato legge per tanti anni.

    ?Nel 2006 l'Ue disse di voler abbattere le emissioni di CO2 dei motori insieme a quelle degli inquinanti: particolato e ossidi di azoto. Considerati i limiti stringenti fissati, i motori ibridi rappresentavano l'unica tecnologia gi? allora disponibile per ridurre i consumi (CO2) e gli inquinanti. Ma visto che l'industria europea, e quella tedesca in particolare, avevano puntato sul Diesel, fu approvato nel 2007 un regolamento che permetteva il rispetto formale dei limiti tramite prove di omologazione in laboratorio che, di fatto, non corrispondono a quelle su strada. Insomma, un trucco?.

    E adesso?

    ?L'Ue ? arrivata alla meta con 10 anni di ritardo colpevole. Si ? perso tempo prezioso. I costruttori sono cos? costretti a realizzare piani di riconversione, in direzione dell'ibrido e dell'elettrico. Le industrie tedesche, da Vw a Bmw, la cinese Volvo, Renault, e le indiane Jaguar e Land Rover hanno gi? avviato programmi di questo tipo. O li stanno rafforzando, come fanno le lungimiranti Toyota e Nissan?.

    Angela Merkel ha posto in primo piano la salvaguardia, in Germania, di 800mila posti di lavoro legati all'auto.

    ?Giusto. Ma la riconversione dei cicli produttivi apre anche nuovi scenari legati all'automazione. La riconversione di Volkswagen, a esempio, dovr? assicurare efficienza competitiva con il principale concorrente nel mercato delle auto ibride. Oggi ogni addetto di Vw produce 18 auto, contro le 30 alla Toyota?.

    Fca si prepara a dire la sua sul tema elettrificazione.

    ?A Torino hanno perso grandi occasioni. Alla fine degli anni '90, con fondi pubblici italiani, Fiat realizz? la prima flotta di Multiple con motore ibrido, modelli molto pi? efficienti di una Toyota Prius. Ma Torino abbandon? il progetto, considerando questi veicoli fuori dal mercato. Eppure la legge italiana, a quei tempi, aveva previsto un contributo del 60% a favore di chi avesse acquistato una vettura ibrida?.

    L'avversit? del Lingotto ora sembra sia finita.

    ?Aggiungo che nel 2012, dopo che con il governo cinese si era giunti a un accordo che prevedeva una collaborazione tecnologica per produrre auto elettriche in quel Paese, mi trovai di fronte al rifiuto di Fiat. Il gruppo prefer? costruire una fabbrica, a Changsha, con Gac. Per loro l'auto elettrica era un imbroglio ambientale perch? beneficiava dell'energia prodotta dal carbone. In parte ? vero, ma era gi? in atto la grande svolta energetica della Cina, che negli ultimi anni ha realizzato un'imponente rete di colonnine per la ricarica delle auto elettriche alimentate da fonti rinnovabili. Non ? stata una scelta lungimirante quella di Fca?.


    "L'Europa ha sprecato 10 anni sull'auto verde. E Fiat molte occasioni" - IlGiornale.it

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    #2
    Bah ... a me pare fulminato sto "emetti sentenze" ...

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      #3
      evabb? quando uno ? pagato a parole per scrivere articoli....

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        #4
        Come minimo :gaen:

        A giudicare da quello che scrive

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          #5
          Sempre a proposito di stronzate :gaen:

          Cina, si valuta lo stop per diesel e benzina nel 2040. E le auto a batteria volano

          Marco Scafati
          Cina, si valuta lo stop per diesel e benzina nel 2040. E le auto a batteria volano
          Lo ha fatto la Francia, e anche l’Inghilterra. Non la Germania, che ha interessi ancora troppo forti nello sviluppo e nella vendita di motori endotermici. Si ?, timidamente, accodata pure l’Italia dove all’inizio del mese scorso nelle commissioni Ambiente e Lavori pubblici del Senato ? stata approvata una risoluzione che vincola il governo a valutare il divieto di vendita per auto e motoveicoli diesel e benzina a partire dal 2040. Ma che ora anche la Cina abbia messo nel mirino la messa al bando dei combustibili fossili, ? senza dubbio una notizia.

          O forse non dovrebbe esserlo, visto che i cieli cinesi sono da sempre tra i pi? inquinati al mondo a causa di una deregulation selvaggia sulle emissioni, soprattutto quelle industriali. Ma qualcosa ? cambiato nella testa del colosso asiatico riguardo all’ambiente. A sottolinearlo ? stato il viceministro dell’industria Xin Guobin, che a margine di un incontro sull’automotive ha dichiarato che la nuova strategia di Pechino sulla mobilit? comprende anche la possibilit? concreta di vietare la produzione e la vendita di auto a benzina e diesel.

          In realt?, a leggere tra le righe saremmo ben oltre la “possibilit?”. Perch? il piano del ministero dell’industria cinese, ammesso che sia confermato, seguir? una linea ben precisa che tira dritta verso l’elettrificazione della trazione: dal prossimo anno i costruttori dovranno annoverare tra le proprie vendite almeno l’8% di veicoli ibridi o elettrici. Nel 2019, poi, questi dovranno essere il 10% e nel 2020 il 12%, fino ad arrivare al 20% nel 2025. Una road map che intorno al 2040 (la stessa data indicata da Francia e Inghilterra), dovrebbe portare a quella che non sembra inapproriato definire mobilit? “a elettroni”.

          Ma la Cina, se possibile, sta andando anche oltre. Come dimostra uno studio della Alix Partners, il paese della Grande Muraglia gi? produce praticamente la met? dei modelli elettrici venduti nel mondo (49 su 103) e lo scorso anno ne ha immatricolati 330 mila sul mercato domestico. Certo, non nomi altisonanti e costosi come quelli a cui siamo abituati (Tesla, Renault-Nissan, General Motors etc.), ma marchi locali (BYD, Baic, etc.) molto meno pretenziosi a livello di listini. E soprattutto autosufficienti: si fanno tutto in casa, dalle batterie alla componentistica, senza pi? bisogno di rivolgersi a noi “evoluti” europei e americani.

          Insomma, mentre in Europa dibattiamo sui vari dieselgate (ormai sono parecchi, purtroppo) senza mettere in piedi una vera e propria exit strategy, dall’altra parte del mondo gi? lavorano allo step successivo della mobilit?. E stavolta siamo noi quelli che rischiano di dover imparare qualcosa, a caro prezzo.

          La cina , non san marino eh

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