«Non sapevo nulla di musica… ma finii per creare il suono che avrebbe fatto muovere il mondo.»
La prima volta che vidi un organo rotto, non sapevo nemmeno come funzionasse. Mi chiamarono per ripararlo come se fosse una macchina qualsiasi… e finii per innamorarmi del suono. Non venivo da una famiglia di musicisti, né di imprenditori. Fui orologiaio, meccanico, e dormii perfino sui pavimenti delle officine dove nessuno mi rispettava. Ma quel giorno… capii che anche il destino ha un suono, e a volte stona per metterti alla prova.
Ci misi giorni a riparare quello strumento. Camminai più di 30 chilometri per consegnarlo in tempo, portandolo a spalla… solo per sentirmi deridere. Dicevano che non funzionava. Ma invece di spezzarmi, tornai in officina, studiai musica da solo e perfezionai ogni dettaglio. Anni dopo, fondai la Yamaha. Iniziammo fabbricando strumenti musicali, ma con il tempo creammo anche moto e apparecchiature mediche. Tutto, perché non mi arresi mai.

Durante la guerra, i bombardamenti distrussero fabbriche, famiglie, sogni. Persi amici, strumenti e quasi anche la fede. Ma ogni volta che sentivo una nota suonare bene, ricordavo perché avevo iniziato. Perché Yamaha non riguardava solo musica o motori… ma l’armonia dell’impossibile: l’arte unita all’ingegneria.
«Yamaha non nacque in una sala da concerto… ma in una piccola bottega, con più rumore che melodia, ma con un obiettivo chiaro.»
«Non devi sapere tutto per cominciare… ti basta la volontà di accordare ogni errore finché suoni come il tuo sogno.»
– Torakusu Yamaha
La prima volta che vidi un organo rotto, non sapevo nemmeno come funzionasse. Mi chiamarono per ripararlo come se fosse una macchina qualsiasi… e finii per innamorarmi del suono. Non venivo da una famiglia di musicisti, né di imprenditori. Fui orologiaio, meccanico, e dormii perfino sui pavimenti delle officine dove nessuno mi rispettava. Ma quel giorno… capii che anche il destino ha un suono, e a volte stona per metterti alla prova.
Ci misi giorni a riparare quello strumento. Camminai più di 30 chilometri per consegnarlo in tempo, portandolo a spalla… solo per sentirmi deridere. Dicevano che non funzionava. Ma invece di spezzarmi, tornai in officina, studiai musica da solo e perfezionai ogni dettaglio. Anni dopo, fondai la Yamaha. Iniziammo fabbricando strumenti musicali, ma con il tempo creammo anche moto e apparecchiature mediche. Tutto, perché non mi arresi mai.

Durante la guerra, i bombardamenti distrussero fabbriche, famiglie, sogni. Persi amici, strumenti e quasi anche la fede. Ma ogni volta che sentivo una nota suonare bene, ricordavo perché avevo iniziato. Perché Yamaha non riguardava solo musica o motori… ma l’armonia dell’impossibile: l’arte unita all’ingegneria.
«Yamaha non nacque in una sala da concerto… ma in una piccola bottega, con più rumore che melodia, ma con un obiettivo chiaro.»
«Non devi sapere tutto per cominciare… ti basta la volontà di accordare ogni errore finché suoni come il tuo sogno.»
– Torakusu Yamaha