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Aneddoti,interviste e storie curiose del MOTOMONDIALE

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    #1

    Aneddoti,interviste e storie curiose del MOTOMONDIALE

    Daytona 1974: Kenny Roberts fece lo sbruffone dichiarando che avrebbe tritato Agostini. Ago esaminó a piedi ogni metro del circuito, si allenó minuziosamente anche per abituarsi al clima torrido della pista, e gli fece un culo così! Dichiarazione finale di KR: “non posso credere che Giacomo Agostini sia un essere umano”.

    Last edited by mito22; 11-02-21, 07:52.

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    #2
    "Jorge Lorenzo l'ho conosciuto nel 2002, a Jerez. Allora lui aveva 15 anni ed era alla sua prima gara Mondiale. Mi si presentò davanti al motorhome accompagnato da un giornalista. Voleva conoscermi perchè, disse, era un mio tifoso. Aveva un mio poster fra le mani e glielo firmai. Lo guardai dapprima distrattamente e poi una seconda volta: un ragazzino paffutello che si affacciava al mondiale con l'ambizione che abbiamo tutti, vincere. Sembrava timido e un po' chiuso. Mi disse che, da quando era ancora più giovane e aveva messo le ruote in pista, non si era mai perso una mia gara, e una volta, in occasione di una mia sconfitta, aveva pianto.


    2002 jerez max biaggi e jorge lorenzo

    Da allora Lorenzo ha vinto due titoli iridati nella 250 e poi, cosa che a me non è mai riuscita, ha vinto anche in MotoGP, battendo Valentino Rossi, suo compagno di squadra. Inizialmente sono state semplici telefonate, poi abbiamo iniziato a vederci ogni tanto e siamo diventati amici."
    - Max Biaggi,

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      #3
      "...il 2014 fu una piacevolissima stagione, nonostante sapessi che rappresentava la mia ultima fatica con la Honda Ten Kate.
      Avevo fatto colloqui più concreti sulla possibilità di unirmi ad altri team nel mondiale Superbike ma nutrivo ancora la speranza che qualcuno mi chiamasse per la MotoGP. Ero rimasto in contatto con Livio Suppo, il manager della Repsol Honda, per tenere le orecchie aperte riguardo ogni possibilità che avrebbe potuto presentarsi. Quando incontrai Suppo la prima volta aveva appena iniziato il suo percorso in Honda proveniente direttamente dal team MotoGP della Ducati e veniva subito dopo a Shuhei Nakamoto, nella gerarchia dell'HRC. Suppo passava tutto il tempo a cercare di compiacere Nakamoto. Io ero abbastanza contrariato dal modo in cui Nakamoto prendesse in considerazione tutti gli sforzi che stavamo facendo in Superbike - li considerava praticamente poco o niente - ma compresi in fretta che, se volevo arrivare al massimo livello in Honda, avrei dovuto avere la meglio sulla coppia Nakamoto - Suppo.



      Durante una delle nostre conversazioni, Suppo mi disse che Lucio Cecchinello sembrava interessato a me perchè nel 2015 corressi per il suo team LCR Honda. Poco tempo dopo uscii per una sessione d'allenamento in bici con Cal Crutchlow, sull'Isola di Man. Mi disse che, nonostante avesse ancora un anno di contratto con la Ducati, era intenzionato a passare alla Honda nella stagione successiva. Immaginai che stessimo parlando della stessa sella in LCR che era stata ventilata per me. Cosi chiamai Suppo e lui mi disse di presentarmi a Silverstone in occasione della gara di MotoGP per parlare con alcune persone. Durante quegli incontri mi spiegò che le porte della LCR erano chiuse, quindi provò a convincermi a gareggiare su una delle nuove moto di tipo Open Class. Sosteneva che sarebbe stata "una grande opportunità". A quei tempi, nella MotoGP, le CTR ( Claming Rule Team) in sostanza mezzi per squadre private, stavano venendo gradualmente abbandonate e la Honda stava lavorando a una Open Class Machine, che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto rendere più abbordabile la MotoGP per i team più piccoli e non supportati ufficialmente. Gli organizzatori insistevano che ci sarebbe stata una tariffa massima per l'acquisto di una Open Bike fissata in un milione di euro: va considerato che il solo canone di noleggio di una RCV dalla HRC costava circa tre milioni. Non ho idea di quanto questi ragazzi considerino stupidi noi piloti ma Suppo cerchò di convincermi che una Open Class da un milione avrebbe potuto vincere le gare grazie alla concessione regolamentare di utilizzare gomme più morbide e imbarcare più carburante. Si, certo, come no. Persino con il mio limitato senso commerciale compresi che sarebbe stato davvero un pessimo affare prendere in affitto una moto da tre milioni quando una "con le stesse prestazioni" poteva essere acquistata per un milione. Allo stesso tempo, mi disse in aggiunta che passando alla MotoGP non mi sarebbe stato possibile aspettarmi gli stessi guadagni cge ricavavo nella Superbike.



      Gli dissi "Ascolta, voglio andare in MotoGP, anche in un team clienti, ma con una moto ufficiale e non mi dispiace che il mio salario venga considerevolmente ridotto, pur di avere la possibilità di farlo". Mi guardò come se io fossi una macchia di sporco che si era appena raschiato via da una scarpa e mi disse "e cosa ti fa pensare di meritare una moto ufficiale?". Mi alzai e me ne andai e questo per me segnò la fine di ogni discorso a proposito di correre per la Honda in MotoGP."
      - Jonathan Rea, da: In testa. La mia autobiografia.
      Last edited by mito22; 11-02-21, 07:54.

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        #4
        “C’è un aneddoto particolare che mi lega a Simoncelli, lo ricordo come se fosse ieri. Era il 2008, anno in cui vinse il Mondiale 250 in Malesia. Marco era in bagno a Sepang, stava facendo la pipì. Io stavo aspettando fuori, avevo 15 anni. Sentivo Simoncelli dentro al bagno che cantava: ‘Volaaaare, oooohhhh…’. Quando è uscito dal bagno l’ho guardato, era tranquillo. Due ore dopo ha vinto il Mondiale in pista. Quello è lo spirito giusto: se vuoi volare davvero, nessuno può prenderti“. - Marc Marquez -

        Last edited by mito22; 11-02-21, 07:55.

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          #5
          Nico Cereghini: "Casey Stoner, a cui noi tutti siamo affezionati e molti in modo particolare, ha scontato una difficoltà di giudizio. Io mi sento in debito con Stoner e l'ho ammesso (...) perchè per me negli anni in cui ha cominciato a vincere nel 2007 con la Ducati è stato difficile, per una serie di circostanze (...) capire che razza di pilota fosse. (...) Il vantaggio che Stoner aveva su gli altri piloti non era il fatto che si fidasse dell'elettronica come allora sembrava e girava questa voce, affatto, al contrario la usava pochissimo. Era la sua straordinaria sensibilità sul davanti. Loro ci dicevano lui si fida, ma non era un fidarsi a priori, semplicemente lui capiva una moto che gli altri non avevano gli strumenti per capire. Gli altri non ce la facevano..."
          Bruno Leoni (Capomeccanico di Stoner): "Sicuramente. Se tu guardi a tutti i test e anche le prove ufficiali che abbiamo fatto, noi facevamo una modifica alla moto, lui faceva "out in", rientrava dentro e ti diceva: 'Cosi la moto non mi piace, non la voglio'. Ed era reale. Solamente che per noi tecnici era faticoso capirlo perchè con un giro solo, "out in", non passi sul traguardo, i dati non vengono scaricati e quindi ti dovevi fidare di ciò che diceva lui, cioè al computer non lo vedevi. Lui faveva "out in" e si fermava: 'La moto fa cagare' -pausa- e adesso cazzi tuoi! (Ride) Però ci prendeva, lui era uno che girava poco, ma quel poco che girava era perchè la moto gli piaceva. Lui non era uno di quelli che usciva e se la moto non andava ci metteva sei giri per capire qual'era il problema. A lui gliene bastava uno."

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            #6
            "Riguardo ai piloti con cui ho lavorato, penso che il migliore sia stato Casey Stoner. Anche gli altri sono stati veloci e talentuosi, ma lui è speciale, più geniale anche di Marquez.
            Casey odiava il controllo trazione. Quando lo toglievamo, l'accelerazione conseguita dal suo lavoro sulla manopola del gas era la migliore possibile secondo le leggi fisiche. A volte cambiava marcia a 17mila giri perfetti, aveva una specie di sensore dentro di sé.
            Era un genio, nessuno poteva copiarlo".
            (Shuhei Nakamoto, vice-presidente HRC)

            Last edited by mito22; 11-02-21, 07:57.

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              #7
              Eddie Lawson: "Guardo sempre la MotoGP, è un bello spettacolo. Anche se a volte ci sono troppe investigazioni, limiti di pista ... Noi non avevamo niente di tutto ciò, a volte ci siamo toccati ma era concorrenza. Competiamo. Correre è questo. A volte si va lungo, ci si tocca. Penso che non sia giusto seguire la Formula 1 in queste cose. Non mi sarebbe piaciuto correre ora anche per tutta l'elettronica. Molti ragazzi adesso mi dicono 'Wow! Sarebbe bello guidare una 500 ...' Avevamo 3000 giri a disposizione. Ed eri tu a controllarli, non c'era l'elettronica. Solo tu e il tuo meccanico. Oggi le squadre sono enormi e costano molto. Ciò è dovuto anche all'elettronica. Quando il pilota si ferma, appare immediatamente un computer . 'Togliamo un po' di controllo di trazione, mettiamo più antiwheelie ...' Quelle cose li. Prima eravamo noi e il nostro meccanico. Eri tu a dover far funzionare la moto. Oggi sono tutti vicini, ma ai miei tempi la 500 era difficile da pilotare. Oggi penso che si può passare dalla Moto3 alla MotoGP e raggiungere tempi accettabili. È vero non vicinissimo ai tempi dei piloti migliori, ma più vicino di quanto fosse possibile ai miei tempi. Allora era difficile, ci ho messo un anno ad imparare. Anche se tu fossi stato Schwantz, Rainey, Gardner, Doohan… avevamo tutti bisogno di un anno per imparare a guidare una 500cc.
              Al mio debutto nel Mondiale trovai Kenny Roberts ed è stato fondamentale per me. Mi disse: 'Penso che tu sia pronto per la 500.' Io ero impaurito. A Laguna la provai: si impennò a bandiera, chiusi il gas di colpo andando a sbattere il casco contro il cupolino e pensai: 'diavolo, ho firmato due anni per guidare questa moto!' Kenny mi tranquillizzò. KR scherza sempre ma quando c'è da lavorare è perfetto. Mi ha insegnato tutto facendomi partecipare ai suoi debriefing. Lui si fermava e diceva: 'Voglio la moto più bassa di cinque millimetri dietro, e tre click in compressione sulla forcella. E poi cambiatemi la terza marcia'. Imparai a fare lo stesso."

              Last edited by mito22; 11-02-21, 07:59.

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                #8
                "Se guardate dei video di me e Dani, vedrete che tendiamo a rialzare presto la moto in uscita di curva, il che la fa sembrare più veloce perchè ottieni più spinta sul rettilineo. Molti pensano che Pedrosa abbia un vantaggio in termini di velocità massima per via del suo scarso peso, ma non dipende da quello, è il suo stile di guida. E' quello che Dani ha sempre fatto ed è una di quelle abilità su cui ho dovuto lavorare molto durante la mia carriera per essere alla sua altezza, o persino migliore, se possibile. Alcuni piloti, e parlo di piloti in gamba, cercano di dare gas nello stesso punto di Dani, ma quando lo fanno sono ancora sullo spigolo della gomma. Sembrano non capire che è necessario raddrizzare la moto sul battistrada per sfruttare la spinta. O forse lo sanno, ma non sono in grado di farlo, chi lo sa."
                - Casey Stoner -

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                  #9
                  Lucio Cecchinello: "L'uscita di Rossi è possibile che allontani dagli schermi un pubblico di un certo tipo, la massaia, la nonna, ma non credo che il core fan se ne andrà. Valentino è in una fase calante e il pubblico si sta abiutando a seguire nuovi volti. La sua non è un'uscita di scena violenta e drammatica. Perderemo qualche fan, però non sono i consumatori tipo. L'uscita progressiva aiuta il pubblico a innamorarsi di un Miller, un Bagnaia, un Morbidelli. Prendi la F1: quando Senna morì tragicamente dicevano che la F1 avrebbe perso interesse. Invece la macchina è riuscita a ricreare un personaggio, come Schumacher e Hamilton. Forse avremo un po' meno italiani, forse più spagnoli, ma il nostro è uno sport globale. Non penso che gli italiani rinuncino alla MotoGP".

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                    #10

                    "In tanti vengono a dimostrarmi il loro affetto, compreso un altro ex pilota che mi rende orgoglioso della mia storia. Il suo dolce sorriso arriva prima delle parole. Ci abbracciamo e in quell'abbraccio mi assale prepotente un ricordo. Mi inerpico con il fiato corto lungo il pendio della curva Fahrerlager del circuito di Salisburgo, i cani poliziotti e i gendarmi in uniforme mi assalgono e mi minacciano, ma le poche parole in tedesco imparate in Germania quando ero ragazzo mi salvano. I gendarmi mi fanno passare ed entro in pista. La scena è sconvolgente: paglia sparsa dappertutto, moto qua e la ridotte in rottami.

                    Cinque piloti sono distesi a terra in modo innaturale, cinque corpi gravemente feriti. Attraverso in un baleno la pista e li raggiungo. L'ansia mi assale, ma diventa subito mansueta, pronta ad aiutarmi forse più di ogni decisione razionale. Mi avvicino al primo corpo esanime, disteso su un letto di paglia, erba e terra. Sembra dormire. Il colorito blu-nerastro del volto e le labbra cianotiche mi fanno pensare che potrebbe non risvergliarsi più dal crinale di questa collina, dove la folla, sbigottita, non crede a quello che è appena successo. Poso le mie labbra sulle sue, socchiuse e immobili. Sospingo con forza il mio respiro dentro il suo torace che, espandendosi, timidamente si solleva.

                    Ripeto più volte il gesto attendendo quel momento magico che vive ogni madre quando mette al mondo un figlio. Quell'attimo arriva, ma senza l'urlo che accompagna il primo respiro del neonato, perchè quando si nasce per la seconda volta non si grida più. Dopo che la vita ha ripreso ad abitare quel corpo mi rialzo dal bordo della curva, e sporco di paglia, erba e terra, mi incammino verso la Clinica Mobile, che esordisce proprio in quel drammatico giorno, il 1° maggio 1977, con l'orgoglio di aver salvato una vita umana. Dalla curva Fahrerlager del circuito di Salisburgo il pilota cui ho donato un soffio di vita si rialza, e camminando lungo il sentiero del coraggio, qualche anno dopo diventerà campione del mondo. Quel pilota, rinato sotto il cielo del circuito Austriaco, è Franco Uncini."
                    - Claudio Costa -

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                      #11
                      Andrea Dovizioso: "Da Rossi a Marquez, passando per Stoner, Lorenzo e Pedrosa, li ho studiati tutti, ho combattuto tanto con tutti… è stato affascinante e molto difficile competere con loro. Parliamo di grandi nomi, in questi ultimi 10 o 15 anni il livello è stato sicuramente alto. Non dico che ora sia in calo, ma una tale concentrazione di tanti piloti a quel livello è stata qualcosa di straordinario. Casey è stato a lungo il mio rivale più talentuoso, non solo per il suo talento ma per il modo in cui è riuscito a spremerlo. Perché Valentino, ovviamente, non si può dire che non abbia talento, ma ha un metodo per riuscire a ottenere i risultati. Invece, Casey scendeva in pista e 'bang!', questo era il problema per i suoi rivali. Per tutta la sua carriera ha corso in quel modo, era capace di farlo e lo faceva molto bene."

                      Casey Stoner o Marc Marquez?
                      "E' difficile dire che ci sia un pilota con più talento di Marc... però per tutto quello che ha ottenuto, indurrebbe a dire che Casey aveva un po' più di talento, anche se è difficile per me dirlo così, onestamente. Marc però vive la vita in modo diverso da Casey, e diciamo che a livello ambientale tutto è stato molto più facile, divertente e rilassato, non ha vissuto tutte quelle situazioni in cui Casey non si sentiva a suo agio e lo hanno portato a smettere. Questo è il motivo per cui Marquez ha vinto molto di più.

                      Sicuramente la grande popolarità di Rossi è stata un vantaggio per tutti, italiani, spagnoli, per tutti... è impossibile dire il contrario. Ha dato a questo sport una visibilità e una popolarità mai raggiunta prima. Lo svantaggio è che qualunque altro pilota non è mai percepito come il protagonista. Il protagonista, fino a questi ultimi anni, è stato quasi sempre Valentino e poi vengono gli altri. Ciò che gli altri piloti fanno in pista non è mai percepito allo stesso modo e viene sempre considerato in maniera differente".

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                        #12
                        "In quegli anni il motociclismo ha dato una sterzata in Italia grazie a me e all'Aprilia, è diventato nazionalpopolare. Si è mosso un movimento che era dormiente da decenni, dai tempi di Agostini. Si è risvegliato negli anni '90, i risultati hanno aiutato sicuramente. Non ho mai avuto un antagonista italiano prima di Rossi, con cui mi sono scontrato anche in 500, ovvero nella classe più seguita. Quando hai un antagonista dividi i tifosi, i giornalisti, le folle: questo significa che hai lasciato un segno. Sono passati tanti anni e se guardo indietro, con un po' di romanticismo, trovo quel periodo bello. E' simile al momento che vivono ora gli spagnoli: mi piacerebbe avere in pista Biaggi-Capirossi-Rossi in pista contro gli spagnoli..." (Max Biaggi)

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                          #13
                          << Inizio stagione ...era la terza gara su cinque che chiudevo davanti a uno, se non entrambi, i piloti ufficiali Honda...diventai presto vittima del mio successo. La Michelin aveva iniziato a capire che me la cavavo con i tempi sul giro, soprattutto con le gomme consumate, cosi iniziarono ad usarmi come cavia. Mi facevano testare un determinato set di gomme per le prove libere e io ero contento e mi adeguavo subito. Poi, il giorno della gara, mi dicevano: "non puoi usare quelle, non resisterebbero fino alla fine". Insistevano perchè usassi delle gomme diverse e poi sulla griglia scoprivo che Dani o Nicky o qualcun altro montava le gomme con le quali avevo pensato di correre io. Per contratto ero obbligato a usare qualsiasi pneumatico decidesse Michelin.

                          Non era come oggi, dove a ogni pilota viene assegnato un set di pneumatici identici per tutto il weekend. All'epoca era lotta aperta. Davi il tuo feedback a Michelin e loro in teoria avrebbero dovuto decidere qual era la gomma migliore per ogni sessione. Potevamo testarne alcune nelle prove, ma per la gara erano loro a scegliere per noi. Non sapevamo mai che cosa ci sarebbe capitato: usavamo una gomma con un certo codice per tutto il fine settimana e poi in gara ci ritrovavamo un set con un codice diverso. Spesso capitava addirittura che la ruota anteriore non fosse accoppiata con quella posteriore. A volte nelle prove tutto funzionava bene, ma poi in gara inboccavo una curva e l'anteriore si piegava. Altre volte la gomma posteriore aveva troppa aderenza rispetto a quella anteriore. Io continuavo a spingere perchè ingenuamente mi fidavo di loro, ma questo mi causò alcuni gravi incidenti.

                          Il primo fu al Mugello...La stessa cosa si ripete nella tappa successiva in Catalogna...quando l'anteriore si piegò ancora una volta. Mio padre racconta: "Quando ancora non eravamo entrati in MotoGP, guardando i Gran Premi avevamo sentito parlare di queste cosidette <guerre delle gomme> ma non avevamo mai capito quante implicazioni tattiche ci fossero dietro. In sostanza Michelin controllava il campionato e praticamente decideva chi doveva vincere, Per alcuni piloti facevano addirittura arrivare le gomme dalla francia in aereo nel giro di una notte! Casey non ha mai ricevuto questo trattamento di favore, lo so per certo. Se nelle prove montava delle gomme che lo rendevano tre o quattro decimi più veloce degli altri - e ci sono le tabelle a testimoniarlo se non ci credete, perchè questa è la verità - gliele ritiravano e le davano a un altro pilota. Poi andava in gara e quasi sempre gli si piegava l'anteriore. E il punto era che non lo mettevano nemmeno in guardia! ".
                          Papà aveva ragione. Cominciavo a sentirmi come un manichino da crash test e, via via che la stagione procedeva, la situazione peggiorava, finchè mi arrabbiai e iniziai a dare segni di insofferenza, guadagnandomi la reputazione del moccioso viziato. Non sto cercando scuse, ma ero veramente demoralizzato.

                          ....Continuai a lavorare sodo come facevo da una vita, e naturalmente continuai a cadere, attirandomi critiche feroci da parte della stampa e degli addetti ai lavori e conquistandomi il soprannome di "Rolling Stoner", che mi irritava parecchio. Ma io non ho mai voluto essere uno di quei piloti che galleggia intorno al decimo posto perchè non riescono a gestire l'anteriore e non capiscono perchè. >>
                          - Casey Stoner

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                            #14
                            Kevin Schwantz: “Non importa che fossimo terzo e quarto, secondo e terzo, oppure primo e secondo. Se davanti a me c’era Rainey, la pillola era sempre amara da digerire. E non c’era modo di trovare qualcosa di positivo nella sconfitta. La potevo superare solo se la domenica successiva ero io a stare davanti. Credo che anche lui dica la stessa cosa, ovviamente al contrario. Penso che questa rivalità sia stata positiva per entrambi. Avere un rivale forte come Wayne mi ha spinto così tanto a migliorarmi che, senza di lui, non avrei mai raggiunto il livello che ho toccato.

                            A rendere speciale la nostra rivalità c’è anche il fatto che i nostri anni in 500 sono stati esattamente gli stessi. Non è successo, come tante altre volte nel nostro sport, che due campioni si siano incrociati quando uno era alla fine e uno all’inizio della propria carriera. Non so dire se quello che gli è successo mi abbia condizionato, ma certamente assistere a quello che gli è capitato mi ha scosso molto. Gareggiare senza Wayne non era più lo stesso per me."

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                              #15
                              "C'è questa leggenda che tutti i piloti, insomma, c'hanno queste gran storie con le ombrelline.
                              Ma io non ne ho mai acchiappata una...

                              Perché loro, le ombrelline, arrivano la mattina quando tu - la Madonna - sei teso da matti per la gara, e quindi non è che pensi alla gnocca, pensi alla gara...
                              Poi quando è finita la gara che magari è andata anche bene quindi la Madonna sei gasato che magari c'hai voglia anche di far festa...
                              le ombrelline sono già andate via, e te rimani lì..."
                              - Marco Simoncelli

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