Si rompe definitivamente il fronte consumatori-assicuratori. Se già negli ultimi anni il livello della polemica era elevato, nell’incontro di giovedì scorso al Mimit si è consumata una frattura simbolica: i rappresentanti dei consumatori infatti si sono rifiutati di firmare la relazione che regolerà i nuovi forfait destinati a regolare il risarcimento diretto nell’Rc auto. I due “ribelli” sono Sonia Monteleone del Movimento consumatori e Stefano Mannacio di Assoutenti, che in rappresentanza del Cncu (il Consiglio nazionale consumatori e utenti) hanno diffuso una nota per spiegare i motivi del dissenso. Il problema non sono tanto le nuove tabelle, ma la struttura dell’intero sistema del risarcimento diretto.5 
Cos’è il forfait
Secondo l’attuale sistema, in vigore già da alcuni anni, quando un automobilista subisce un incidente viene risarcito direttamente dalla propria compagnia. Per velocizzare la procedura le imprese hanno creato dei forfait: sono somme “preconcordate” che una compagnia versa all’altra ogni volta che gestisce un sinistro per conto suo. Non servono a stabilire quanto prende l’automobilista, ma quanto una compagnia deve rimborsare all’altra per aver gestito il cliente. Ogni anno le tabelle dei forfait - differenziate per area geografica - vengono riviste e nell’ultima revisione sono state alzate del 6%. Incidenti in calo
Nella nota discussa nella riunione al Mimit emergono due dati-chiave. Il primo è che nei primi dieci mesi del 2025 il numero dei sinistri è in calo del 2% rispetto allo stesso periodo del 2024; ma se paragonati ai primi dieci mesi del 2019 la discesa è del 7%. L’altro dato riguarda l’aumento del “pagato medio”, ovvero quanto hanno sborsato le compagnie assicurative per risarcire i propri clienti: +3,4% per i veicoli. In breve si fanno meno incidenti ma il danno è di valore più alto.
motivi del “no”
“Non ce l’abbiamo con l’aumento del forfait del 6% - spiega Stefano Mannacio, responsabile assicurazioni di Assoutenti - anche perché gli automobilisti sono comunque tra l’incudine e il martello, sia che il tetto si alzi sia che si abbassi”. Forfait più alti, spiega Mannacio, rischiano di portare a controlli antifrode più blandi e aumento dei premi; viceversa, abbassandoli la possibilità è che le aziende si mettano più spesso di traverso prima di risarcire il cliente.
Il problema vero, spiegano sia Assoutenti che il Movimento consumatori, è che “il sistema, così com’è, non regge più. I problemi sono strutturali”. E uno dei principali nodi è quello delle frodi, utilizzato dalle compagnie come cavallo di battaglia per giustificare tariffe tra le più alte d’Europa. “Pensiamo a tutti quei sinistri di piccola entità, ad esempio da 300-500 euro - dice Mannacio - in questi casi, la compagnia ne intasca circa 2.000 di forfait, ottenendo un guadagno. E quale interesse avrebbe ad accertarsi che l’incidente non sia il frutto di una truffa
porta a quella che le associazioni denunciano da anni come una stortura: con il risarcimento diretto, per le società assicurative le utilitarie e in generale tutte le auto di piccola e media cilindrata sono “macchine” da soldi quando fanno incidenti, mentre sono soprattutto un peso quando non ne fanno, “proprio perché è più facile che si verifichi una differenza tra danno reale e forfait. È un sistema speculativo e non a caso, da quando c’è il risarcimento diretto le compagnie hanno sempre guadagnato cifre considerevoli, mentre prima la bilancia era quasi sempre in pareggio”, continua l’esperto di Assoutenti.
Viceversa, le società con un parco auto di maggior valore rischiano un salasso. Naturalmente il settore assicurativo conosce bene questa criticità. E per compensarle sono state introdotte clausole come la riparazione convenzionata, in cui si forza il cliente a rivolgersi alle carrozzerie che hanno un accordo con la compagnia, spesso con clausole vessatorie che prevedono penali per chi va dal proprio professionista di fiducia. Le proposte
Non firmando la nuova relazione, le due associazioni hanno però messo sul tavolo una serie di proposte alternative. Il Movimento consumatori spiega in una nota che “è indispensabile una riforma complessiva del meccanismo Rc auto” e tornare “a un sistema più trasparente e lineare, fondato sul principio ‘chi rompe paga’. O attraverso la responsabilità civile pura o mantenendo il risarcimento diretto ma solo come opzione” mentre oggi è obbligatorio.
C’è anche una terza via, suggerita da Mannacio. Ovvero mantenere il risarcimento diretto ma abolendo il forfait: il cosiddetto risarcimento “a piè di lista”. Ad esempio la compagnia paga direttamente al proprio cliente 3.000 euro per riparare l’auto, per poi girare la fattura all’altra compagnia. “È paradossale che il forfait nasca su richiesta dell’Antitrust nell’ipotesi che avrebbe agevolato la concorrenza, mentre alla prova dei fatti la concorrenza si è progressivamente ridotta”,

Cos’è il forfait
Secondo l’attuale sistema, in vigore già da alcuni anni, quando un automobilista subisce un incidente viene risarcito direttamente dalla propria compagnia. Per velocizzare la procedura le imprese hanno creato dei forfait: sono somme “preconcordate” che una compagnia versa all’altra ogni volta che gestisce un sinistro per conto suo. Non servono a stabilire quanto prende l’automobilista, ma quanto una compagnia deve rimborsare all’altra per aver gestito il cliente. Ogni anno le tabelle dei forfait - differenziate per area geografica - vengono riviste e nell’ultima revisione sono state alzate del 6%. Incidenti in calo
Nella nota discussa nella riunione al Mimit emergono due dati-chiave. Il primo è che nei primi dieci mesi del 2025 il numero dei sinistri è in calo del 2% rispetto allo stesso periodo del 2024; ma se paragonati ai primi dieci mesi del 2019 la discesa è del 7%. L’altro dato riguarda l’aumento del “pagato medio”, ovvero quanto hanno sborsato le compagnie assicurative per risarcire i propri clienti: +3,4% per i veicoli. In breve si fanno meno incidenti ma il danno è di valore più alto.
motivi del “no”
“Non ce l’abbiamo con l’aumento del forfait del 6% - spiega Stefano Mannacio, responsabile assicurazioni di Assoutenti - anche perché gli automobilisti sono comunque tra l’incudine e il martello, sia che il tetto si alzi sia che si abbassi”. Forfait più alti, spiega Mannacio, rischiano di portare a controlli antifrode più blandi e aumento dei premi; viceversa, abbassandoli la possibilità è che le aziende si mettano più spesso di traverso prima di risarcire il cliente.
Il problema vero, spiegano sia Assoutenti che il Movimento consumatori, è che “il sistema, così com’è, non regge più. I problemi sono strutturali”. E uno dei principali nodi è quello delle frodi, utilizzato dalle compagnie come cavallo di battaglia per giustificare tariffe tra le più alte d’Europa. “Pensiamo a tutti quei sinistri di piccola entità, ad esempio da 300-500 euro - dice Mannacio - in questi casi, la compagnia ne intasca circa 2.000 di forfait, ottenendo un guadagno. E quale interesse avrebbe ad accertarsi che l’incidente non sia il frutto di una truffa
porta a quella che le associazioni denunciano da anni come una stortura: con il risarcimento diretto, per le società assicurative le utilitarie e in generale tutte le auto di piccola e media cilindrata sono “macchine” da soldi quando fanno incidenti, mentre sono soprattutto un peso quando non ne fanno, “proprio perché è più facile che si verifichi una differenza tra danno reale e forfait. È un sistema speculativo e non a caso, da quando c’è il risarcimento diretto le compagnie hanno sempre guadagnato cifre considerevoli, mentre prima la bilancia era quasi sempre in pareggio”, continua l’esperto di Assoutenti.
Viceversa, le società con un parco auto di maggior valore rischiano un salasso. Naturalmente il settore assicurativo conosce bene questa criticità. E per compensarle sono state introdotte clausole come la riparazione convenzionata, in cui si forza il cliente a rivolgersi alle carrozzerie che hanno un accordo con la compagnia, spesso con clausole vessatorie che prevedono penali per chi va dal proprio professionista di fiducia. Le proposte
Non firmando la nuova relazione, le due associazioni hanno però messo sul tavolo una serie di proposte alternative. Il Movimento consumatori spiega in una nota che “è indispensabile una riforma complessiva del meccanismo Rc auto” e tornare “a un sistema più trasparente e lineare, fondato sul principio ‘chi rompe paga’. O attraverso la responsabilità civile pura o mantenendo il risarcimento diretto ma solo come opzione” mentre oggi è obbligatorio.
C’è anche una terza via, suggerita da Mannacio. Ovvero mantenere il risarcimento diretto ma abolendo il forfait: il cosiddetto risarcimento “a piè di lista”. Ad esempio la compagnia paga direttamente al proprio cliente 3.000 euro per riparare l’auto, per poi girare la fattura all’altra compagnia. “È paradossale che il forfait nasca su richiesta dell’Antitrust nell’ipotesi che avrebbe agevolato la concorrenza, mentre alla prova dei fatti la concorrenza si è progressivamente ridotta”,

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