Announcement

Collapse
No announcement yet.

Announcement

Collapse
No announcement yet.

La lunga storia di Oris, il brand di nicchia dell'orologeria svizzera

Collapse
X
Collapse
 
  • Filter
  • Time
  • Show
Clear All
new posts

  • Font Size
    #1

    La lunga storia di Oris, il brand di nicchia dell'orologeria svizzera

    Come il corso del ruscello a cui deve il nome, ha conosciuto fortune mutevoli. Se così non fosse già abbastanza poetico, nella sua storia si intrecciano valori e vicende familiari, tradizioni antiche, ingiustizie superate, invenzioni e una forza innovativa che ha investito sia la sfera sociale che quella più strettamente vicina al suo campo d’azione: l’orologeria. Oris, in più di 100 anni, è diventato molto più di un marchio che produce segnatempo da collezione.

    Quando Paul Cattin e Georges Christian lo fondano nel 1904 nella cittadina svizzera di Hölstein, partono dalle spoglie dell’appena chiusa Lohner & Co., che operava nello stesso settore. I diritti dei lavoratori sono ben lontani dagli uffici dei burocrati e, mossi dal buon senso (possiamo ipotizzarlo), ne reintegrano gli ex operai. La crescita è talmente rapida che di lì a poco aprono una seconda fabbrica di assemblaggio.

    Nel 1925, insieme al primo orologio da polso, adattato montandone uno da taschino su un cinturino in pelle – c’è già quell’impronta sportiva, anche nel design che tiene uniti i due pezzi e che rimanda all’aviazione, alla velocità, alle corse, del resto, siamo anche nel pieno dell’arte e del pensiero futurista – Oris ha già aperto le sue fabbriche in diverse località del sud della Svizzera, arrivando fino a Como.

    Vere e proprie città/lavoro, sono pensate per accogliere anche le famiglie dei dipendenti, che si specializzano in nuove tecnologie, tra cui l’elettroplaccatura per i bracciali con fibbia. Alla sua scomparsa, Christian è succeduto da Oscar Herzog, che guida l’azienda per 43 anni, vedendola passare attraverso la stipula di una legge che impediva il rinnovamento tecnico, è il 1934, (in particolare colpiva il tipo di scappamento utilizzato per i movimenti e l’impossibilità di adottarne uno più preciso, sarà superata nel 1966), la Seconda guerra mondiale, la riduzione delle materie prime e una successiva ripresa.

    Se facciamo qualche salto con la memoria, ricordiamo sicuramente le sveglie dei nostri nonni, tonde, colorate, con le lancette che si illuminano al buio e uno scampanellare inconfondibile: hanno salvato l’economia di Oris durante la guerra e introdotto l’innovativo modello con riserva di carica di otto giorni. Il Calibro 601 del 1952 è il primo precisissimo calibro automatico della maison, un must-have per i collezionisti che, in successione, dovrebbero avere anche il 645 a 25 rubini del 1966 e il 652 del 1968, premiato con l’alta onorificenza di Full Chronometer dall’Observatoire Astronomique et Chronométrique. Insieme al suo Big Chrown di 30 anni prima, caratteristico per la corona di grandi dimensioni e la funzione Pointer Calendar, amata dai piloti, i costruttori stavano assicurando al marchio una posizione di rilievo tra i grandi nomi dello Swiss-made.

    Il 1970, invece, segna un grande passo indietro. A parte il Chronoris, icona intramontabile a 17 gioielli risorta nel 2005, le novità sono tutte in negativo, con l’acquisizione da parte del gruppo AUSAG (il futuro Swatch Group) che inaspettatamente relega Oris in una nicchia dedicata al mercato degli orologi economici; segue una crisi profonda con la conseguente chiusura di molti stabilimenti.

    Il decennio degli anni 80, con la presidenza di Ulrich Herzog, rimette a posto gli ingranaggi e lo fa con il lancio del Calibro 581, con calendario completo e fasi lunari: è subito tra i più amati del momento. Dalla metà dei 90, ci sono una serie di iniziative parallele con cui quest’ormai novantenne si racconta alle nuove generazioni: il supporto al Jazz festival di Londra, genere musicale a cui dedica diverse edizioni limitate; la Formula1, prima a fianco di Toyota e poi di BMW; lo sport estremo.

    Nel 2001 accompagna Polly Vacher, la prima donna a circumnavigare il globo in solitaria su un Piper Dakota, mentre nel 2006 scende fino a 140 metri sott’acqua con il free-diver venezuelano Carlos Coste. Innovazione continua e voglia incredibile di essere presente al tempo, oltre a una ritrovata indipendenza, fanno di Oris un unicum ancora fedele ai principi su cui è nato.

    notizia da:esquire.com


  • Font Size
    #2
    Incuriosito dalla storia ed attirato dalle foto che hai pubblicato ho dato una sbirciatina al loro sito web....che dire,alcuni pezzi fantastici!!!!

    Comment

    X
    Working...
    X