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Aneddoti, interviste e storie curiose WSBK

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    #46
    Originally posted by mito22 View Post
    ROB MUZZY su Anthony Gobert

    «Eddie Lawson e Doug Chandler sono stati eccezionali nell’aiutarci a settare la moto, capivano al volo se le modifiche che apportavamo funzionavano oppure no. Gobert, perlomeno quando era con noi, aveva un talento incredibile, un’enorme energia, ma quasi nessuna esperienza sul comportamento dinamico della moto. Si limitava a pensare: “io aggiro il problema”. Forse è per questo che ha imparato a pilotare al massimo livello, perché ha provato a guidare sopra ad ogni problema invece di provare a sistemarlo. Un altro approccio mentale, all’estremo opposto del perfezionismo. Gobert era capace di cose che non ho mai visto fare a nessun altro, su una moto.»




    «era difficile lavorare con lui, perché non apprezzava lo sforzo che la squadra faceva: su questo era molto esplicito. È sempre difficile lavorare con un ragazzo che ti dice che sei uno stupido stronzo
    chi era TOm Cruise nel fil giorni di tuono che andava a manetta e non ne capiva una ceppa di meccanica\settaggi

    Comunque se qualcuno fosse stato in grado di imporsi un attimo e insegnargli a "sentire" la moto...sarebbero stati cavoli amari per tutti

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      #47
      COLIN EDWARDS





      "Nella mia carriera avrei potuto vincere più di due titoli in Sbk, però non sarei andato in MotoGP. Ci sono arrivato a 29 anni, troppi. Ma non ho rimpianti."

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        #48
        JONATHAN REA






        "Sono stato messo al tappeto più volte di quante ne riesca a ricordare... ho un'articolazione acromioclavicolare spezzata nella spalla... ho avuto la clavicola sinistra rotta, due costole rotte, due ricostruzioni dei legamenti scafo lunati (sinistro e destro), un radio destro fratturato, due brutte rotture del femore sinistro (una composta, l'altra molto complicata)... una completa ricostruzione del legamento collaterale mediale e dei crociati anteriori del ginocchio sinistro, e una ricostruzione degli stessi nel destro... una tibia destra rotta e una fibula, l'anca sinistra frantumata e alcuni metatarsi rotti. Le mie ginocchia sono messe male, in particolare quella destra, mentre l'estremità delle mie dita dei piedi sono logorate fino all'osso. Mi era stato detto che non avrei mai guidato una moto e che mai e poi mai avrei gareggiato in una corsa ufficiale.
        Ad ogni modo, non diedi ascolto a quelle parole.
        Questa lista di incidenti non è insolita e non mi sto lamentando; è il prezzo da pagare per praticare lo sport che amo. Il mio corpo ha saldato il conto fino all'ultimo centesimo.
        'Devi essere pazzo' ' I piloti sono tutti pazzi' 'Dovresti mettere ordine nella tua testa prima di indossare il casco'.
        Ascoltate. Io? Non sono pazzo.
        Concentrato? Si,certo.
        Egoista? Sicuramente.
        Motivato? Certamente.
        Ma se mi chiamate 'pazzo alla ricerca del brivido' non avete capito niente di me, ne del mio sport. Guido una moto da quando avevo due anni, gareggio da quando ne avevo sei. Adesso mentre scrivo sono già stato incoronato campione del mondo Superbike per quattro volte (ora sei), ho realizzato il maggior numero di punti in una singola stagione SBK e ho vinto la 8 Ore Endurance di Suzuka. Ho corso in una stagione di Supersport BSB, un anno di mondiale Supersport e dieci campionati SBK. E credetemi, non sono ancora soddisfatto."

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          #49
          GIANCARLO FALAPPA (raccontato da GIOVANNI DI PILLO)





          Le sue gesta sono talmente eclatanti e incredibili che anche i testimoni oculari hanno difficoltà a farsi credere quando le raccontano. Ma ricordatevi che quando sentite qualcosa su Falappa, anche se assurda, è rigorosamente vera. Per convincervi voglio raccontare solo alcuni episodi che hanno caratterizzato la breve ma fantastica carriera del Leoni di Jesi: Per primo la leggenda narra di un Falappa che inizia a correre nel Motocross. dopo aver vinto facilmente il campionato Italiano Cadetti BoyCross passa tra i senior con una moto non proprio competitiva come l'artigianale Villa.
          Nella competizione mondiale "Coppa Intermarche" a Lovolo il nostro eroe si trova a correre per la squadra Villa con Orlando e Vicarelli e al via, quando il polverone si abbassa, lo troviamo a terra che si era agganciato con i suoi due compagni di squadra. Come un felino rimonta in sella e si getta all'inseguimento del gruppo di testa, che ormai era a fine pista, con un certo Malherbe su Honda al comando! I suoi compagni di sventura più lenti del marchigiano cercano la moto, ma ripartono a moto invertite perché Falappa nella fretta ha preso la moto di Orlando e con quella al termine del primo giro è ultimo, al secondo è 20°, al terzo è 15° fino a risalire alla 6° posizione finale dopo aver corso tutta la gara con una moto non sua!
          Nonostante questa impresa Falappa non trovò moto più competitive e decise di smettere col motocross, rimanendo fermo per 2 anni fino al 1988, quando un concessionario gli affidò una Suzuki GSX-R 1100 per provare a correre in pista nell'Italiano Sport Production.
          Falappa vinse tutte le 4 selettive e 2 finali arrivando alla finalissima del Mugello dove gareggiò con la Bimota ufficiale e, se avesse vinto il Campionato, avrebbe avuto il posto nel mondiale Superbike dell'anno seguente. Giancarlo cadde nel giro di ricognizione e ruppe la pedana del cambio, riuscendo lo stesso a partire conducendo la gara senza pedana e facendo segnare il record sul giro! A metà gara volò via alla esse in discesa ma il suo antagonista per l'emozione di vedere il rivale a terra volò via dopo poco, regalando il titolo e la promozione nel mondiale a Falappa.
          Quindi l'ex crossista con "ben" sei gare di velocità alle spalle, debuttò nel mondiale nel 1989 come spalla del famoso Fabio Biliotti, ex Campione Europeo e buon pilota della 500. Il povero Biliotti non sapeva che diavolo di compagno di squadra aveva nel Team, e rimase molto male quando Falappa segnò la pole a Donington per andare poi a conquistare la vittoria nella sua prima gara mondiale!
          Biliotti smise di correre e Falappa conquistò altre vittorie a Le Castelet e Mosport, finendo la sua stagione d'esordio al sesto posto deliziando il pubblico con le prime impennate in piedi al termine delle gare vittoriose.
          Tutti lo ricordano anche per questo: subito dopo una derapata in cambio di direzione, la gente di Brainerd dell'89 vide da lui qualcosa mai visto in precedenza: in uscita dell'attuale curva 9 in piena impennata colossale, si mise in piedi sulle pedane della Bimota per bilanciare l'assetto proprio in prossimità del passaggio pedonale rialzato.
          Raschiò in piena velocità e in monoruota la parte superiore del casco contro la base del ponte in cemento.
          Da bordo pista, sembrava fossero alti 7 metri la moto e il pilota, sfidando Dio alla morte. Era del tutto folle
          La leggenda di Falappa inizia a crescere grazie ad episodi come la vittoria su Baldwin in Francia! Nella gara francese la Bimota chiamò il velocissimo Mike Baldwin come compagno dello scatenato Falappa, e l'americano si rivelò subito molto veloce, ingaggiando un duello stratosferico con il marchigiano.
          Nel lunghissimo rettilineo di partenza i due si scontrarono più volte a 290 km/h orari, e proprio una botta più violenta delle altre convince l'americano a desistere, lanciando Falappa verso la vittoria ottenuta senza un semimanubrio! Proprio così: nell'ultimo scontro Falappa spezzò il semimanubrio sinistro, finendo la gara con la mano sulla forcella...
          Bracco e Leo, suoi meccanici dell'epoca (ora in forza alla Ducati), ancora si commuovono raccontando la faccia di Giancarlo che appena arrivato gli urla "cambiate il manubrio prima del parco chiuso sennò me squalificano!".
          Ma non è finita qui, perché il Leone di Jesi passò l'anno seguente in Ducati, ed il modo in cui ottenne l'ingaggio è degno del personaggio: mentre Marco Lucchinelli (allora team manager Ducati) si dirigeva a 180 km/h in autostrada verso la pista di Misano, si vide aprire la portiera destra da un pazzo in moto, che lo salutò per poi ripartre impennando...
          Scoccò l'amore a prima vista e con la 851 del team Lucchinelli, Falappa conquistò la Pole e la vittoria al suo debutto con la bicilindrica di Borgo Panigale. Il resto è scritto nell'albo d'oro del mondiale SBK con 16 vittorie 8 Pole e tanta ma tanta adrenalina regalata a tutti gli amanti del motociclismo, in soli 4 anni di gare.
          Purtroppo nel 1994 dopo un inizio di stagione come favorito al titolo in un test ad Albacete un guasto alla sua Ducati 916 provocò l'incidente che ha posto la fine alla carriera di pilota del Leone di Jesi.

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            #50
            MAX BIAGGI





            "Quando mi sveglio è ancora buio. Apro gli occhi di colpo, sentendomi mancare la terra sotto i piedi. A volte mi capita...Spesso accade mentre sto sognando di correre e finisco a terra. La sensazione non è proprio quella di una caduta dalla moto, manca per esempio il rumore, ma per il resto è tutto molto simile, e questa volta la scivolata è quella di Gara1 a Magny-Cours.
            Ha smesso da poco di piovere, in Francia, a Magny-Cours e anche se l'asfalto è ancora bagnato ci siamo schierati con le gomme slick. Parto prudente, ma deciso, con un po' di nervosismo addosso perchè è l'ultima giornata del campionato 2012 e ancora, per la sesta volta in carriera, mi gioco un titolo mondiale. (...) Va tutto bene, continua cosi, mi dico. Non sto tirando, controllo la situazione quando, all'improvviso, alla staccata del tornantino Adelaide, lo sterzo mi si gira. La sensazione di vuoto mi prende alla sprovvista. E' sempre cosi, un attimo e sono a terra. Non si pensa in quei momenti: sbatto, rotolo, vedo la moto che mi corre vicino, le scintille e poi sono fermo con un gran vuoto dentro.
            Max, mi dico, hai fatto una cazzata e ora la paghi.
            (...)
            Poi nel motorhome rimango solo, a rimuginare su quanto è successo. Squilla il telefono ma quando lo prendo non squilla più, sul display c'è il nome: Jorge Lorenzo.
            Jorge l'ho conosciuto nel 2002, a Jerez. Allora lui aveva 15 anni ed era alla sua prima gara Mondiale. Mi si presentò davanti al motorhome accompagnato da un giornalista. Voleva conoscermi perchè, disse, era un mio tifoso. Aveva un mio poster fra le mani e glielo firmai. Lo guardai dapprima distrattamente e poi una seconda volta: un ragazzino paffutello che si affacciava al mondiale con l'ambizione che abbiamo tutti, vincere. Sembrava timido e un po' chiuso.
            Mi disse che, da quando era ancora più giovane e aveva messo le ruote in pista, non si era mai perso una mia gara, e una volta, in occasione di una mia sconfitta, aveva pianto.
            Da allora Lorenzo ha vinto due titoli iridati nella 250 e poi, cosa che a me non è mai riuscita, ha vinto anche in MotoGP, battendo Valentino Rossi, suo compagno di squadra. Inizialmente sono state semplici telefonate, poi abbiamo iniziato a vederci ogni tanto e siamo diventati amici.
            Ora Jorge, che a sua volta è in lotta per vincere il suo secondo titolo nella classe regina, è venuto a tifare per me a Magny-Cours. Decido di non richiamarlo, sono troppo giù e non posso fare a meno di pensare all'errore che ho commesso e come nelle corse le situazioni possono ribaltarsi rapidamente. Se è per quello anche nella vita. Il telefono squilla nuovamente, questa volta è Eleonora. Le rispondo.
            <<C'è Jorge che ti vuole parlare, Max.>>
            <<Digli che non posso, Ele>>
            <<Mi dice che è importante, vuole vederti>>
            Ci penso un po'. Mi immagino Jorge in piedi al suo fianco che aspetta. <<Va bene, ok, digli di venire>>
            Pochi minuti d

            opo è li, davanti a me. Mi sorride.
            <<Come va, Campeón?>>
            <<Come vuoi che vada? Non so cosa sia successo...L'asfalto era irregolare, ma non ho pinzato più del solito.>> Faccio un gesto, leggero, con indice e medio della mano destra a stringere una leva immaginaria-,<< e sono finito giù>>. Lo dico come una constatazione, che è anche una resa, mi sento battuto.
            <<Tutto questo non ha importanza, Max. Tu sei il Campione>> dice Lorenzo sorprendendomi. Poi aggiunge: <<Dimentica tutto, c'è ancora una gara da fare. Vai dentro, vinci il mondiale e poi questa sera andiamo insieme a festeggiarlo.>>
            Non so se Jorge lo ha notato, ma l'ho guardato con gli occhi sbarrati e la bocca aperta e ho sentito dentro di me che, si, potevo farlo. Potevo partire come se nulla fosse successo e giocarmi al meglio le mie possibilità. E' stato come il suono del gong che rimanda il pugile sul ring a battersi.
            Grazie Jorge, ne avevo bisogno."

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              #51
              bel rapporto non sapevo fossero così tanto amici ecco

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                #52
                Originally posted by luciocabrio View Post
                bel rapporto non sapevo fossero così tanto amici ecco
                Eh si..... sei giovane.......

                Bè anche come carattere.. son simili eh...


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                  #53
                  JONATHAN REA





                  ...Casey Stoner si era rotto una caviglia durante una sessione di prove della MotoGP, in America, e avrebbe saltato due round. Il team doveva trovare un sostituto e io durante il weekend WSBK di Mosca fui chiamato dai ragazzi della Honda che mi chiesero se ero interessato. (...) La MotoGP stava correndo a Brno la stessa settimana che noi invece eravamo in Russia e mi dissero che ci sarebbe stato un test il giorno dopo la gara di Brno: questo mi avrebbe dato la possibilità di provare la moto con cui poi avrei corso a Misano e ad Aragon. Il problema è che le gare sarebbero state una dopo l'altra: cinque settimane consecutive da spendere passando dalla Honda CBR1000 con pneumatici Pirelli in Superbike, alla Honda RC213V con pneumatici Bridgestone in MotoGP.
                  Ero solo il sostituto di Stoner cosi non avrebbe dovuto esserci troppa pressione su di me, quindi pensai:' Beh, comunque non ho niente da perdere, quindi perchè no?'.
                  Il problema era come fare a partire da Mosca la domenica notte per essere a Brno per i test della mattina successiva: per riuscirci guidammo tutta la notte da e per gli aeroporti. Quando arrivai in pista il mattino seguente, dopo che tutti avevano iniziato i test alle 9.00, la prima persona che vidi nel paddock fu Shuhei Nakamoto, il vice presidente Honda, che mi disse: 'Divertiti, ma non ti schiantare!'.
                  Se questo mi fece sentire male, le cose andarono ancora peggio quando misi gli occhi per la prima volta sul silenziatore, posto al termine dello scarico posteriore della moto che stava nel box. Era realizzato in fibra di carbonio: un'opera d'arte e di tecnica. Mi sono sempre preso in giro da solo dicendo che, se mai avessi fatto un errore e mi fossi schiantato contro un muro con la moto, avrei detto 'Colpa mia, pago i danni'. Ma sembrava che quella RC213V valesse più soldi di me e tutte le cose che possedevo messe insieme. Provai nei suoi confronti un certo timore, che non mi abbandonò neppure per un secondo durante tutto il tempo che guidai la RCV. (...) La moto era molto facile da portare in pista, ma molto difficile da far andare veloce. Se riuscivo a capire il mezzo e le sue reazioni non seppi fare altrettanto quando fu il momento di trovare i limiti dei pneumatici Bridgestone, in modo particolare quelli dell'anteriore, completamente diverse e su un altro pianeta rispetto alle Pirelli che usavo in Superbike. Per fare modo che la MotoGP curvasse dovevo usare molto di più il freno posteriore rispetto a quanto lo usavo normalmente, mentre dovevo garantire una certa pressione sulla ruota anteriore per mantenerla deformata in modo che alla corda della curva potesse farmi girare. Questo era completamente illogico, dal mio punto di vista, e andava contro tutte quelle cose che mi aveva insegnato mio papà anni prima, quando essenzialmente mi aveva detto di terminare completamente la frenata prima di affrontare la curva. Adesso, appena mollavo il freno, la gomma ritornava in posizione cambiando completamente la superfice di contatto con l'asfalto e fermando la moto mentre curvava. Il telemetrista e lo staff provavano a spingermi ad utilizzare due bar in più di pressione dei freni e piegare la moto ancora di un paio di gradi ma il mio cervello continuava a dirmi che, se avessi fatto cosi, mi sarei schiantato. Ed era quello che Nakamoto mi aveva espressamente detto di non fare.
                  L'iniezione della moto e il modo in cui rilasciava la potenza non erano molto diversi da quelli della mia Superbike, infatti la CBR accellerava molto più velocemente della RCV ed è qualcosa a cui assistiamo ancora oggi durante i test di fine anno a Jerez, quando le MotoGP dividono la pista con le Superbike. Se l'accelerazione iniziale è piuttosto simile la vera differenza di una MotoGP consiste nel fatto che la velocità aumenta sempre e la moto trova il giusto passo in quarta, quinta e sesta marcia mentre il regime dei giri continua a salire. Ma non si trattava solo di quanto queste moto fossero veloci, o di quanto in fretta si fermassero con i freni in carbonio e con il pneumatico anteriore Bridgestone, la cosa più difficile era riuscire a gestire tutte queste informazioni nel mio cervello con il poco tempo che avevo a disposizione per imparare. Non mi aiutò nemmeno il fatto che le mie gare a Misano e ad Aragon furono entrambe sul bagnato e sull'umido per tutta la durata delle prove libere. A Misano per questo motivo riuscii a guidare la moto con una certa aggressività solo durante le qualifiche: questa cosa mi fece aprire una volta di più gli occhi sul fatto che ancora non ne avessi esplorato i limiti. Non mi sono mai sentito abbastanza a mio agio da spingere al massimo e cosi all'improviso portarla al limite durante le qualifiche. Non appena la guidai per la prima volta sull'asciutto, seppi di non essermi mai nemmeno avvicinato a farle fare ciò di cui era capace. Penso di poter dire, con sincerità, di non averlo mai scoperto durante tutta quella, breve, esperienza in MotoGP."

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