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Honda rc51: La bicilindrica nata per vincere

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    #1

    Honda rc51: La bicilindrica nata per vincere

    Sin dagli Anni Sessanta Honda ? stata spesso regina incontrastata del mondo delle corse con le sue moto dotate di motori pluricilindrici a quattro tempi. Ma vent'anni fa si rese conto che per continuare a ottenere importanti successi nel Mondiale Superbike era necessario qualcosa di veramente nuovo.
    O almeno, di qualcosa di inedito per la Casa dell'Ala.
    Cos? nel 2000 Honda costru? un motore bicilindrico a V da 1000cc sulla scia di quello Ducati, il suo principale avversario nel Mondiale SBK, che impiegava tale motore con risultati di rilievo gi? molto prima dall?avvento del Mondiale Superbike, datato 1988.

    In realt?, la nuovissima Honda RC51 (conosciuta ai pi? come VTR1000SP1) aveva un design molto diverso da quello di Ducati, motorizzata con un bicilindrico a L di 90? a distribuzione desmodromica comandata da cinghia dentata.
    Il motivo all'origine di questo propulsore Honda bicilindrico a V di 90? montato su un telaio in alluminio a doppia trave era semplice: avendo vinto (per due volte) il titolo iridato Piloti Superbike con l?americano Fred Merkel in sella alla RC30 e poi con John Kocinski in sella alla RC45 nel 1997, la scommessa di riuscire a competere con un motore V4 da 750cc ad armi pari contro bicilindrici di cubatura maggiore era stata ampiamente vinta da Honda.

    Serviva una nuova sfida.

    Aprilia, altra casa italiana avversaria di Honda nelle classi minori del Motomondiale, colse l'occasione offerta dal grande bicilindrico a V e nel 1999 fece il suo esordio, carica di ambizione, nel Mondiale SBK. Persino la Bimota per la stagione 2000 rivisit? la propria filosofia di ?produzione in serie limitata? presentandosi ai nastri di partenza con una moto equipaggiata con un motore Suzuki, ovviamente bicilindrico, a V.
    Nonostante il momento favorevole che il V-Twin stava vivendo tra le altre Case, Honda dovette fare una profonda riflessione - e anche un respiro profondo - prima di abbandonare la tanto amata configurazione V4, suo tratto distintivo per tanti anni. Ma soprattutto, il nuovo bicilindrico stradale avrebbe rappresentato una plateale sfida tecnica nei confronti di Ducati, il massimo esponente dell'arte del V2.

    Honda, per?, non ? mai stata una Casa dalle scarse ambizioni.

    La nuova moto, la VTR1000SP1 (il suffisso "W" nel Mondiale SBK indica le moto ?factory?) era spinta da un bicilindrico a V relativamente verticale con bielle fissate sullo stesso gomito dell?albero motore, dotato di distribuzione bialbero a 4 valvole e alimentato da corpi farfallati con doppi iniettori. Da regolamento, la cilindrata massima del motore era 999cc.
    Per quanto potesse essere stata estrema dal punto di vista filosofico, era una moto concepita anche per un uso stradale, dimostrato dai due i radiatori laterali che sulla moto da competizione venivano invece portati sulla parte frontale del motore. La moto and? bene fin dall'inizio.

    Il neozelandese Aaron Slight e il futuro due volte campione del mondo Colin Edwards furono i primi a passare dal 4 cilindri al nuovo bicilindrico del team Castrol Honda, struttura con sede nel Regno Unito ma totalmente supportato da HRC, tanto da essere in realt? era una vera e propria diramazione del reparto corse giapponese. La moto in configurazione gara montava sospensioni Showa e freni Nissin, risultando essere al 100% Made in Japan.

    Edwards, texano DOC, sapeva che a quell'epoca Honda ? come qualsiasi altro marchio ? per vincere aveva bisogno di un bicilindrico e la sua convinzione poggiava su una verit? cardine in qualsiasi sport motoristico.

    "Il vecchio adagio 'there?s no replacement for displacement' (nulla pu? sostituire cilindrata) ? tuttora valido", afferma Edwards a 20 anni di distanza dal primo dei suoi due titoli iridati Superbike. Il successo di questo potente bicilindrico non era dettato solo dalla maggiore cilindrata, ma anche dalla sua natura intrinseca rispetto al quattro cilindri ad alti regimi di giri da 750cc. "Con il bicilindrico era come essere in sella a una moto Supersport", ricorda Edwards. "La potenza che erogava era davvero fluida. Non aveva strappi, potevi guidarla ad occhi chiusi. Era una moto davvero diversa da guidare rispetto alle quattro cilindri."

    Edwards si era ?convertito? al bicilindrico da 1000cc prima che ne potesse guidare una, sembra addirittura prima che la Honda gli offrisse la guida della RC45 V4. "Prima di passare al team Honda, correvo per Yamaha e proposi alla casa di costruire una bicilindrica", dichiar? Colin. "Quando poi arrivai in Honda, decisero che l'avrebbero costruita. Eravamo tutti entusiasti, ovviamente, sapendo cosa Honda fosse in grado di fare a livello motoristico. Vista la loro capacit? di tirar fuori molta potenza da un motore, eravamo eccitati all'idea."

    Edwards ebbe la prima conferma che la VTR1000SP1 era in arrivo gi? nel 1998 e la guid? per la prima volta agli inizi del 1999.

    "Nel 1998 si diceva che fosse in fase di realizzazione", ricorda. "Andammo a fare dei test in Australia, sui circuiti di Phillip Island e Eastern Creek nel febbraio 1999, credo. Trascorse un anno intero prima che la moto fosse finalmente pronta. Guidai per due giorni la bicilindrica sul circuito di Phillip Island. La moto era piuttosto lenta all?inizio, come se fosse il modello di produzione e non montava alcun kit racing degno di nota. I nostri tempi sul giro erano pi? alti di circa 750 millesimi di secondo rispetto a quelli segnati con la RC45 ed eravamo circa 20-25 km/h pi? lenti sui rettilinei. Sapevamo che ci? era dovuto soltanto al fatto che non c'era stato il tempo di svilupparla. Eravamo certi di poter ottenere maggiori prestazioni, ma all'epoca avevamo appena iniziato ad armeggiare con l'alimentazione e le mappature."

    Oltre ad essere rapida in curva e abbastanza veloce sui rettilinei, dopo il primo anno di sviluppo del motore, ancora non competitivo, Edwards scopr? che la moto non metteva a dura prova i pneumatici come i motori a quattro cilindri che aveva guidato in passato.

    ?Le bicilindriche impegnavano decisamente meno i pneumatici, ma all'epoca stavamo attraversando non dico una fase di transizione, ma comunque stavamo lavorando a un'intensa attivit? di sviluppo con Michelin? conferma Edwards, che fu il pi? veloce collaudatore della casa francese in quei giorni esaltanti, prima che il regolamento relativo al fornitore unico di pneumatici diventasse praticamente onnipresente in tutti i campionati. Le opzioni su misura erano la norma: "Ognuno aveva copertoni diversi e mescole differenti... tutti avevano praticamente carta bianca. Era come dire: 'Prova questo, se non va bene prova quello'. Per poi sentirti dire: 'A Fogarty piace questo, perch? non lo provi?' Non si avevano due o tre alternative, come oggi. Ai miei tempi era molto diverso."

    Il nuovo bicilindrico a V era inoltre meno esigente nella ricerca del setup ideale, un aspetto decisamente positivo. "Era decisamente pi? facile da mettere a punto" afferma Colin. Ma nonostante tutte le nuove cose da imparare e l?agguerrita concorrenza di uno spettacolare campionato che vide in quella stagione nove vincitori diversi in sella a sette moto differenti, il nuovissimo bicilindrico a V di Honda ed Edwards ebbero la meglio, assicurandosi il Mondiale Piloti del 2000. Vinsero otto gare, tra cui la gara d?esordio e l'ultima della stagione. Il passaggio alla 1000cc aveva consentito loro di conquistare 400 punti in campionato, sufficienti per portare a casa il titolo.

    Era il frutto di un ottimo lavoro di squadra, dopo una stagione d'esordio difficile ma alla fine gratificante per la VTR SP1. Alla domanda se il risultato del 2000 fosse ascrivibile pi? all'uomo o alla moto, Edwards risponde: "Credo sia stato dovuto a entrambi". Indubbiamente Texas Tornado era pronto a vincere tanto quanto la moto. "L'anno precedente avevo concluso la stagione al secondo posto e stavo migliorando anno dopo anno. In termini di guida, mi proponevo di arrivare ai massimi livelli, per essere pronto a lottare per il titolo. Nel contempo, la moto che avevamo realizzato era pi? facile da guidare ma non era affatto perfetta. La SP2 invece s? che lo era. Una gran bella moto. La SP1? beh, dovevamo lavorarci un po' su. Non tutte le gare furono straordinarie."

    Oltre ai tanti duelli per la vittoria contro moto ed avversari agguerriti, Edwards corse anche nell'epoca della ?guerra dei penumatici? in cui in genere, ma non sempre, la Michelin aveva la meglio. Alcune gare erano decisamente stressanti per questo motivo, ma non solo. "Una situazione estenuante!" conviene Colin. "La guerra dei pneumatici proseguiva; quando arrivavi a Sugo o Donington, oppure in qualsiasi posto dove le Dunlop andavano meglio, non avevi scampo. Abbiamo avuto dei brutti fine settimana, in cui l'unica cosa da fare era uscirne nel migliore dei modi."

    Avendo potuto effettuare un numero limitato di prove sui circuiti del Mondiale Superbike, Edwards sfrutt? al massimo le altre opportunit? per testare i pneumatici, specialmente in Francia. "Credo che fosse il periodo in cui venivano assegnati due circuiti di prova; effettuammo pi? test per Michelin a Clermont-Ferrand che in qualsiasi altra pista" ricorda Colin. "Altrimenti non avremmo potuto farcela."

    Carl Fogarty (Ducati), icona del Mondiale SBK, nella stagione 2000 fu costretto a uno stop forzato da un brutto infortunio alla spalla che in seguito lo port? al ritiro definitivo dalle competizioni motociclistiche. Edwards non ebbe tregua nella rincorsa al titolo dopo che Noriyuki Haga, in sella alla Yamaha sviluppata e prodotta appositamente per l'omologazione nel campionato SBK, trov? il suo ritmo. "Vinsi gara 1 in Sudafrica. Haga era a un decimo, Fogarty a due. In gara 2 Haga aveva allungato di qualche secondo. Si era volatilizzato e io avevo il mio bel daffare per stargli dietro. Era strano: perch? non lo aveva fatto in gara 1? Un cambiamento di setup o altro, non so. La cosa per? mi sembr? alquanto anomala, all'epoca".

    "A Brands Hatch non dovevo fare altro che classificarmi decimo in entrambe le gare, anche se non avessero squalificato Noriyuki, quindi non mi impensieriva pi? di tanto. Eravamo a Brands Hatch: su quel circuito ero solito vincere, quindi non ero molto sotto pressione."

    Nell'ultimo capitolo di una favola ambientata nei circuiti di tutto il mondo, Edwards vinse il titolo in sella al primo bicilindrico Honda nel Mondiale SBK, risultato che avrebbe bissato nel 2002 in sella alla successiva VTR1000 SP2. Fu proprio la stagione trionfante del 2000 a sbalordire tutti, anche se per rendere tutto ci? possibile fu necessario ricorrere ad ogni briciolo di energia ed accendere la miccia dell'ispirazione e della determinazione di tutti: costruttore, partner tecnologici, team e pilota. "Adrian Gorst era il mio capo-tecnico dal 1998; Neil Tuxworth invece era il team manager e aveva un gruppo di lavoro eccezionale" continua Edwards.

    "Honda quell'anno lavor? tanto, intendo dire che mise l'impegno dell'intero stabilimento. Gara dopo gara, potevamo contare su tecnici venuti dal Giappone. Direi che l'impegno profuso non avrebbe potuto essere maggiore. Non ci mancava niente. Fu anche il primo anno in cui mi cimentai insieme a Valentino Rossi nella 8 Ore di Suzuka. Tutte queste esperienze servirono allo sviluppo della moto; quell'anno ci impegnammo molto sul bicilindrico".

    Edwards prosegue: "Portammo a casa il titolo iridato SBK, sconfiggendo la Ducati. La moto era straordinaria, ma quella del 2002 era addirittura migliore. Era il frutto dell'evoluzione. Gareggiammo per i primi due anni con la SP1 scoprendone i punti deboli e i margini di miglioramento, per poi far tesoro delle conoscenze acquisite nella costruzione del modello 2002. Una semplice attivit? di ricerca e sviluppo, che aveva come punto di partenza la stagione 2000. Partendo da un'ottima base, ovviamente, vincemmo il campionato."
    A conti fatti, la RC51 nei suoi tre anni sulla scena del Mondiale SBK collezion? 26 vittorie, altri 30 piazzamenti sul podio e due titoli iridati Piloti nel 2000 e 2002 con Colin Edwards.

    Fonte honda.it


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    #2
    ... eppure nel mio cuore hondista continuo a reputarla una "non honda"... non so perch? pur essendo stata una gran moto (non in versione street-legal) non mi ha mai fatto girar la testa. io l'ho sempre vista come la fine dell'epoca del V4, quindi un abominio!

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      #3
      Capisco perfettamente il punto portato da cooper (fine del v4) ma per me il vtr1000 e' sempre stato un sogno, davvero una gran bella moto, bell'articolo, grazie

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        #4
        Faccio solo qualche piccolo appunto sull'articolo;

        Honda "fu costretta" dal regolamento sbk fossilizzato su 2cil 1000 vs. 4cil 750 oramai impari x varie ragioni,infatti troppo spesso le bicilindriche primeggiavano e le case giapponesi infatti chiedevano a gran voce di portare il 4cil a 1000 ma tenendo la differenza di peso a favore dei bicilindrici,cosa che successe ma piu' avanti.

        Bimota io la ricordo in sbk con motore suzuki 1000 qualche anno piu' avanti guidata da Gobert (ci vinse x culo pure 1 manches),non e' che x caso fece solo qualche apparizione come wild card a Misano o Monza?

        La moto oltre alle varie peculiarita' descritte aveva una caratteristica unica,essendo abbastanza sottopeso da regolamento i tecnici decisero di lasciare il motorino d'avviamento e questo lo posso confermare almeno nella stagione d'esordio quando il venerdi' finite le prove ciondolavo su e giu' x la corsia box e vidi un meccanico portarne fuori una ed accenderla proprio come facciamo noi oggi (allora si usava spesso i rulli sulla ruota posteriore)
        Voci (ma senza fondamento e conferme ufficiali) dissero poi che nel 2002 Honda fu la prima a studiare e mettere una sorta di TC sulla moto,utile x la gestione delle ultime fasi di gara.

        Detto questo e' sempre piacevole ricordare quei tempi,io li ho vissuti da bordo pista nelle tappe italiane con molta intesita'

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          #5
          Originally posted by smanettone75 View Post
          Faccio solo qualche piccolo appunto sull'articolo;

          Honda "fu costretta" dal regolamento sbk fossilizzato su 2cil 1000 vs. 4cil 750 oramai impari x varie ragioni,infatti troppo spesso le bicilindriche primeggiavano e le case giapponesi infatti chiedevano a gran voce di portare il 4cil a 1000 ma tenendo la differenza di peso a favore dei bicilindrici,cosa che successe ma piu' avanti.

          Bimota io la ricordo in sbk con motore suzuki 1000 qualche anno piu' avanti guidata da Gobert (ci vinse x culo pure 1 manches),non e' che x caso fece solo qualche apparizione come wild card a Misano o Monza?

          La moto oltre alle varie peculiarita' descritte aveva una caratteristica unica,essendo abbastanza sottopeso da regolamento i tecnici decisero di lasciare il motorino d'avviamento e questo lo posso confermare almeno nella stagione d'esordio quando il venerdi' finite le prove ciondolavo su e giu' x la corsia box e vidi un meccanico portarne fuori una ed accenderla proprio come facciamo noi oggi (allora si usava spesso i rulli sulla ruota posteriore)
          Voci (ma senza fondamento e conferme ufficiali) dissero poi che nel 2002 Honda fu la prima a studiare e mettere una sorta di TC sulla moto,utile x la gestione delle ultime fasi di gara.

          Detto questo e' sempre piacevole ricordare quei tempi,io li ho vissuti da bordo pista nelle tappe italiane con molta intesita'
          Addirittura sottopeso?

          Io ricordo (spero di ricordarmi bene) che la versione stradale era un macigno

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            #6
            Originally posted by Cooper View Post

            Addirittura sottopeso?

            Io ricordo (spero di ricordarmi bene) che la versione stradale era un macigno
            Era montato il motorino d'avviamento,lo ricordo benissimo perch? a Monza l'ho visto di persoma accenderla come una moto normale...
            Last edited by smanettone75; 18-05-20, 15:51.

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              #7
              Originally posted by Cooper View Post

              Addirittura sottopeso?

              Io ricordo (spero di ricordarmi bene) che la versione stradale era un macigno
              La versione stradale pagava 10kg alla RSV Mille e ancora qualcosa in pi? alla 996, ma quella da gara, la mitica SPW, era tutta un'altra cosa (esattamente come le pari grado Aprilia e Ducati impegnate in WSBK) e con la street legal aveva il nome ed il fatto di avere due ruote ed un manubrio.

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                #8
                Originally posted by Gianluca Salina View Post

                La versione stradale pagava 10kg alla RSV Mille e ancora qualcosa in pi? alla 996, ma quella da gara, la mitica SPW, era tutta un'altra cosa (esattamente come le pari grado Aprilia e Ducati impegnate in WSBK) e con la street legal aveva il nome ed il fatto di avere due ruote ed un manubrio.
                aveva pure la frizione a secco

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                  #9
                  Originally posted by Desmo16 View Post

                  aveva pure la frizione a secco
                  No, solo quella di Rumi.

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                    #10
                    Originally posted by Gianluca Salina View Post

                    La versione stradale pagava 10kg alla RSV Mille e ancora qualcosa in pi? alla 996, ma quella da gara, la mitica SPW, era tutta un'altra cosa (esattamente come le pari grado Aprilia e Ducati impegnate in WSBK) e con la street legal aveva il nome ed il fatto di avere due ruote ed un manubrio.
                    La colpa ? degli scarichi che sono veramente pesantissimi. io con passaggio a Gpr ho recuperato 12kg

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                      #11
                      Originally posted by smanettone75 View Post

                      Bimota io la ricordo in sbk con motore suzuki 1000 qualche anno piu' avanti guidata da Gobert (ci vinse x culo pure 1 manches),non e' che x caso fece solo qualche apparizione come wild card a Misano o Monza?
                      Bimota fece (quasi) tutto il campionato SBK 1995, seppur in forma non ufficiale, con la SB7 motorizzata col vetusto SACS, seppur nell'ultima versione raffreddata ad acqua. Poi torn? nel 2000 con la SB8R motorizzata TL1000 guidata da Gobert, in fece una decina di gare tra cui la fortunosa vittoria di manche. Poi basta

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                        #12
                        Originally posted by Gianluca Salina View Post

                        La versione stradale pagava 10kg alla RSV Mille e ancora qualcosa in pi? alla 996, ma quella da gara, la mitica SPW, era tutta un'altra cosa (esattamente come le pari grado Aprilia e Ducati impegnate in WSBK) e con la street legal aveva il nome ed il fatto di avere due ruote ed un manubrio.
                        E cara grazia che ce li aveva! Per?, la SP2 aveva veramente un look racing: peccato che fosse un mezzo camion, stabilissima, ma su strada era veramente old-style da guidare

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