Tutti condannati. I giudici del tribunale di Tempio Pausania hanno scritto il verdetto del cosiddetto «Caso Grillo». Ciro Grillo (figlio di Beppe il fondatore del Movimento 5 Stelle), Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta a otto anni, Francesco Corsiglia a sei anni e 6 mesi.
L'udienza per la sentenza, inizialmente fissata il 3 settembre, era stata rinviata dopo il grave lutto che aveva colpito il presidente del collegio giudicante, Marco Contu.

Il procuratore capo di Tempio, Gregorio Capasso, aveva chiesto la condanna degli imputati a 9 anni di carcere.
Nessuno dei quattro era in aula. Assente anche la principale accusatrice, la studentessa italo norvegese, Silvia.
I fatti risalgono al 17 luglio del 2019 nella casa di vacanza della famiglia Grillo, in Costa Smeralda. Allora sia gli imputati, sia le vittime avevano 19 anni. I quattro ragazzi, secondo l'accusa, avrebbero violentato tutti assieme Silvia che prima della violenza collettiva avrebbe subito una violenza sessuale da uno solo dei giovani, Francesco Corsiglia.
Questo ha sostenuto l'accusa ed è stata la stessa Silvia a raccontare fin dall'inizio di essere stata violentata prima da lui e in seguito anche dagli altri: Ciro Grillo, Lauria e Capitta.
L'amica di Silvia, Roberta, ha denunciato di aver subito abusi da tre dei ragazzi (escluso Corsiglia) diverse settimane dopo Silvia. Questo perché, gli abusi da lei subiti, consistono in fotografie e un video a sfondo sessuale che i tre ragazzi hanno girato mentre lei dormiva sul divano.
Le immagini sono state recuperate dagli inquirenti nei telefonini degli imputati. E così lei, convocata dagli inquirenti, ha saputo di essere diventata una vittima in quella mattina, pur non essendosi accorta di nulla. Anche nel suo caso l'accusa era violenza sessuale di gruppo. Le difese dei ragazzi hanno sempre smentito la versione di Silvia, la grande accusatrice del caso, e hanno sempre sostenuto che lei era consenziente, evidenziando più volte le «sue contraddizioni» e i suoi «non ricordo».
Sottolineature che evidentemente non hanno smontato la credibilità di lei.
«Ho detto subito al telefono della sentenza a Silvia. E lei è scoppiata a piangere. Un pianto a dirotto che mi ha molto commosso. Non è riuscita a dirmi nient'altro che grazie, grazie, grazie!!!. È un momento che aspetta da sei anni», ha detto l'avvocato della ragazza Giulia Bongiorno.
L'udienza per la sentenza, inizialmente fissata il 3 settembre, era stata rinviata dopo il grave lutto che aveva colpito il presidente del collegio giudicante, Marco Contu.

Il procuratore capo di Tempio, Gregorio Capasso, aveva chiesto la condanna degli imputati a 9 anni di carcere.
Nessuno dei quattro era in aula. Assente anche la principale accusatrice, la studentessa italo norvegese, Silvia.
I fatti risalgono al 17 luglio del 2019 nella casa di vacanza della famiglia Grillo, in Costa Smeralda. Allora sia gli imputati, sia le vittime avevano 19 anni. I quattro ragazzi, secondo l'accusa, avrebbero violentato tutti assieme Silvia che prima della violenza collettiva avrebbe subito una violenza sessuale da uno solo dei giovani, Francesco Corsiglia.
Questo ha sostenuto l'accusa ed è stata la stessa Silvia a raccontare fin dall'inizio di essere stata violentata prima da lui e in seguito anche dagli altri: Ciro Grillo, Lauria e Capitta.
L'amica di Silvia, Roberta, ha denunciato di aver subito abusi da tre dei ragazzi (escluso Corsiglia) diverse settimane dopo Silvia. Questo perché, gli abusi da lei subiti, consistono in fotografie e un video a sfondo sessuale che i tre ragazzi hanno girato mentre lei dormiva sul divano.
Le immagini sono state recuperate dagli inquirenti nei telefonini degli imputati. E così lei, convocata dagli inquirenti, ha saputo di essere diventata una vittima in quella mattina, pur non essendosi accorta di nulla. Anche nel suo caso l'accusa era violenza sessuale di gruppo. Le difese dei ragazzi hanno sempre smentito la versione di Silvia, la grande accusatrice del caso, e hanno sempre sostenuto che lei era consenziente, evidenziando più volte le «sue contraddizioni» e i suoi «non ricordo».
Sottolineature che evidentemente non hanno smontato la credibilità di lei.
«Ho detto subito al telefono della sentenza a Silvia. E lei è scoppiata a piangere. Un pianto a dirotto che mi ha molto commosso. Non è riuscita a dirmi nient'altro che grazie, grazie, grazie!!!. È un momento che aspetta da sei anni», ha detto l'avvocato della ragazza Giulia Bongiorno.




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