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    #61
    Leggo certi commenti che non capisco......

    Quando dico tutta la popolazione vegana , cosa impossibile, intendo che sarebbe bello che calasse pi? possibile il consumo di alimenti di origine animale

    Non ? vero che gli animali mangiano materiali di scarto ovvero... questi materiali sono energia e usata magari per concimare renderebbe di pi? che essere utilizzate per mangime

    Andate a vedere il rendimento energetico di un bovino , il coniglio ha un rendimento migliore , ancora meglio gli insetti se non sbaglio vicino al 50℅

    Quindi se si fa un discorso energetico conviene non mangiare carne e derivati ma vegetali
    per sfamare 7 miliardi di persone oggi si uccidono 55 miliardi di animali ogni anno pesci esclusi

    Che poi sono 8 a persona

    Un vegano risparmia 8 vite ogni anno (che magari non sarebbero neanche nate ovvio)

    Per sfamare a vegetali 7 miliardi di persone si dovrebbe coltivare circa il 90℅ in meno quindi meno deforestazione meno consumo di acqua meno filiera produttiva e di l'affissione inquinante , cibo piu sano perch? ne serve meno come rendita ad ettaro , possiamo permetterci degli scarti diciamo

    2megliodi4

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      #62
      Appunto

      Ma devi considerare che il mangia cadaveri medio gi? non contempla la possibilit? di stare senza cadaveri appunto

      Di fronte a numeri inequivocabili sbarella proprio
      E comincia a delirare

      ? chiaro che ? impossibile avere il 100% di vegani
      Ma una virata in tal senso, cio? verso un consumo pi? consapevole delle risorse animali potlrta solo benefici ad ambiente fauna ecc

      E parallelamente pure l agricoltura intensiva e selvaggia di vegetali per alimentazione va limitata tantissimo rispetto ad ora

      Infatti ? il termine "intensivo" associato ad agricoltura ed allevamento a determinare i problemi

      Termine intensivo che guarda caso conpare negli ultimi decenni, in concomitanza con la crescente economia di mercato

      Ridurre il pianeta a un orto e una stalla non sta facendo assolutamente bene al pianeta

      Questo dice lo studio

      Non ? necessario diventare vegani o che altro, ? invece necessario cambiare il sistema di produzione del cibo,parallelamente al consumo che se ne fa del cibo
      Riduzione degli sprechi, disuguaglianze clamorose ecc ecc

      I segnali ci sono tutti
      Last edited by arabykola; 28-10-16, 19:04.

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        #63
        Originally posted by arabykola View Post
        Appunto

        Ma devi considerare che il mangia cadaveri medio gi? non contempla la possibilit? di stare senza cadaveri appunto

        Di fronte a numeri inequivocabili sbarella proprio
        E comincia a delirare

        ? chiaro che ? impossibile avere il 100% di vegani
        Ma una virata in tal senso, cio? verso un consumo pi? consapevole delle risorse animali potlrta solo benefici ad ambiente fauna ecc

        E parallelamente pure l agricoltura intensiva e selvaggia di vegetali per alimentazione va limitata tantissimo rispetto ad ora

        Infatti ? il termine "intensivo" associato ad agricoltura ed allevamento a determinare i problemi

        Termine intensivo che guarda caso conpare negli ultimi decenni, in concomitanza con la crescente economia di mercato

        Ridurre il pianeta a un orto e una stalla non sta facendo assolutamente bene al pianeta

        Questo dice lo studio

        Non ? necessario diventare vegani o che altro, ? invece necessario cambiare il sistema di produzione del cibo,parallelamente al consumo che se ne fa del cibo
        Riduzione degli sprechi, disuguaglianze clamorose ecc ecc

        I segnali ci sono tutti
        A parte il mangia cadaveri hai detto cose sensate.

        Sicuro di sentirti bene?

        Inviato dal mio GT-I9301I utilizzando Tapatalk

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          #64
          Hai ragione, scusa

          Non avevo contemplato il caso che qualcuno mangi animali vivi

          Per il resto non ? nulla di nuovo eh

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            #65
            Originally posted by arabykola View Post
            Appunto

            Ma devi considerare che il mangia cadaveri medio gi? non contempla la possibilit? di stare senza cadaveri appunto

            Di fronte a numeri inequivocabili sbarella proprio
            E comincia a delirare

            ? chiaro che ? impossibile avere il 100% di vegani
            Ma una virata in tal senso, cio? verso un consumo pi? consapevole delle risorse animali potlrta solo benefici ad ambiente fauna ecc

            E parallelamente pure l agricoltura intensiva e selvaggia di vegetali per alimentazione va limitata tantissimo rispetto ad ora

            Infatti ? il termine "intensivo" associato ad agricoltura ed allevamento a determinare i problemi

            Termine intensivo che guarda caso conpare negli ultimi decenni, in concomitanza con la crescente economia di mercato

            Ridurre il pianeta a un orto e una stalla non sta facendo assolutamente bene al pianeta

            Questo dice lo studio

            Non ? necessario diventare vegani o che altro, ? invece necessario cambiare il
            sistema di produzione del cibo,parallelamente al consumo che se ne fa del cibo
            Riduzione degli sprechi, disuguaglianze clamorose ecc ecc

            I segnali ci sono tutti

            Hai ragione.

            Dare un occhio a questo
            (Prodotto da Di Caprio, colui che quando ha vinto l'Oscar ha parlato dei cambiamento climatici)




            E questo



            Per FARSI UN'IDEA di quello che sta succedendo

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              #66


              Questo per riflettere sul discorso "riciclaggio dei rifiuti"

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                #67
                Originally posted by Burcio View Post
                Hai ragione.

                Dare un occhio a questo
                (Prodotto da Di Caprio, colui che quando ha vinto l'Oscar ha parlato dei cambiamento climatici)




                E questo



                Per FARSI UN'IDEA di quello che sta succedendo
                Ma va,figurati... sono stra convinti sia tutta fuffa
                Una moda :gaen:

                Che ci vuoi fare

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                  #68
                  Originally posted by arabykola View Post
                  Appunto

                  Ma devi considerare che il mangia cadaveri medio gi? non contempla la possibilit? di stare senza cadaveri appunto

                  Di fronte a numeri inequivocabili sbarella proprio
                  E comincia a delirare

                  ? chiaro che ? impossibile avere il 100% di vegani
                  Ma una virata in tal senso, cio? verso un consumo pi? consapevole delle risorse animali potlrta solo benefici ad ambiente fauna ecc

                  E parallelamente pure l agricoltura intensiva e selvaggia di vegetali per alimentazione va limitata tantissimo rispetto ad ora

                  Infatti ? il termine "intensivo" associato ad agricoltura ed allevamento a determinare i problemi

                  Termine intensivo che guarda caso conpare negli ultimi decenni, in concomitanza con la crescente economia di mercato

                  Ridurre il pianeta a un orto e una stalla non sta facendo assolutamente bene al pianeta

                  Questo dice lo studio

                  Non ? necessario diventare vegani o che altro, ? invece necessario cambiare il sistema di produzione del cibo,parallelamente al consumo che se ne fa del cibo
                  Riduzione degli sprechi, disuguaglianze clamorose ecc ecc

                  I segnali ci sono tutti
                  Ecco gi? questo post ? pi? condivisibile!! A parte il fatto che non potrai mai avere il 100 % ? meglio se gli esseri umano si differenziano in quello che mangiano, ridurre carne nn farebbe male per? pensare di risolvere i problemi con dieta vegana a tutto il pianeta mi sembra una bella cagata, alla lunga sarebbe un bel problema, IMHO!!!

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                    #69
                    Che sembri a te ? una cosa,che i numeri dicano altro un altra cosa

                    Tra animali e umani ,se continua ad aumentare il nr di umani, si arriver? al punto di non poter sfamare tutti

                    A quel punto devi decidere se vuoi sacrificare 10/20/30/50 umani per dar da mangiare alla tua mucca che ti da latte e bistecche,o rinunci a latte e bistecche per far vivere 10/20/30/50 umani

                    ? semplice alla fine

                    Ed ora siamo nella situazione di transito dal momento in cui l ecosistema sopportava tutto,al punto in cui l ecosistema non potr? pi? sopportare nulla

                    L articolo evidenzia ci?

                    Ma puoi continuare a fregartene di tutto e scrivere imho a caso e continuare a far come hai sempre fatto,tanto saran problemi di altri
                    Last edited by arabykola; 31-10-16, 11:39.

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                      #70
                      Nella puntata dello scorso 28 ottobre del programma di Maurizio Crozza in onda su La7, ?Crozza nel paese delle meraviglie? si ? parlato anche di allevamenti intensivi. Nell?introduzione che precede la ormai celebre parodia dello chef vegano Simone Salvini con le false sembianze di Crozza-Germidi Soia, Crozza si ? soffermato in particolare sulla cultura del cibo in America, sullo spreco alimentare e sugli effetti dell?allevamento intensivo su ambiente, clima e inquinamento. ?Alla luce delle ultime scoperte scientifiche hanno ragione loro (i vegani); il tofu ti devasta l?umore ma fa molti meno danni all?ambiente? ? la chiusa di questa intro. Una riflessione che, alla vigilia del Vegan Day (che si festeggia il 1? novembre), fa ridere s?, ma anche molto pensare. Lo sketch comincia con il racconto paradossale ma purtroppo vero di quanto accade nell?Heart Attack Grill (letteralmente ?Grigliata da infarto?). Si tratta di un locale di Las Vegas nel Nevada che offre nel suo pantagruelico men? a base di hamburger, patatine fritte e milkshake, specialit? rinominate: Quadruplo Bypass Burger (formato da: 4 hamburger, 20 fette di pancetta, 20 fette di cipolla caramellata, 8 fette di formaggio, 8 fette di pomodoro, strutto, maionese, ketchup e senape), Triplo Bypass Burger, Doppio Bypass Burger e Singolo Bypass Burger. Il primo panino ha vinto il titolo di ?panino pi? calorico al mondo? aggiudicandosi un primo poco invidiabile posto al Guinness World Record con le sue 9.982 calorie (4 volte la quantit? di calorie giornaliere necessarie a un uomo adulto). Non ci si stupisce quindi che in questo locale viaggino tra i tavoli cameriere vestite da infermiere e armate di stetoscopio che praticano l?elettrocardiogramma ai clienti vestiti da degenti a cui viene fornita un?apposita uniforme da ospedale per non macchiarsi. L?insegna del locale inoltre recita: ?Se pesi pi? di 350 libbre ? circa 160 chili ? mangi gratis tutto quello che vuoi?. Un?offerta poco allettante se si pensa che negli Stati Uniti le spese per l?assistenza sanitaria per gli obesi sono a carico degli stessi e non dello Stato. Seguono immagini del tipico barbecue che i pompieri di Little Rock in Arkansas preparano in pausa pranzo: un pollo da quasi due chili, una costata di manzo, una punta di petto, 6 salsicce piccanti, un panino con carne di maiale e un?enorme coscia di tacchino. Tutto questo ? la razione a persona. E? ovviamente impossibile consumare tutta questa gigantesca porzione. E infatti negli Stati Uniti il 40% del cibo prodotto finisce nella spazzatura e nel mondo, afferma la FAO, un terzo del cibo prodotto viene sprecato (che si traduce concretamente in 1 miliardo e 300 milioni di tonnellate di cibo ogni anno). In Italia la situazione non ? migliore: si parla di 16 miliardi di cibo buttato ogni anno che corrisponde esattamente a un punto di PIL, ma, come afferma Crozza ?nonostante tutto quello che sprechiamo continuiamo a produrre cibo a ritmi paradossali?. Dati alla mano, Crozza spiega che: ?Gli allevamenti intensivi di bovini sono la causa principale della deforestazione e del consumo di acqua nel mondo: per fare un chilo di carne servono 16 chili di foraggi e 15.000 litri d?acqua pari a due mesi di docce? (come gi? denunciato dal documentario Cowspiracy). ?Dagli allevamenti intensivi arriva il 20% dei gas serra: ogni bistecca che ci arriva in tavola ? associata all?emissione di tre chili e mezzo di Co2; in pratica una cotoletta inquina come una Panda che percorre 20 km?. Insomma di fatto siamo entrati in una nuova era del clima con un tasso di inquinamento dell?aria che fino ad ora non aveva precedenti nella storia della Terra.


                      ---------------------


                      ?Il clima sta cambiando. Anche il cibo e l?agricoltura dovrebbero?. Con questo slogan si apre il World Food Day indetto dalla FAO e tenutosi il 16 ottobre 2016, la giornata mondiale dedicata appunto al cambiamento climatico e alle conseguenze drammatiche cui il pianeta andr? incontro se non si agisce e subito. Sul sito della Fao viene segnalata come prima tra le cause che provocano il cambiamento climatico l?emissione di gas serra (due terzi del totale) e di metano (il 78%) generate dagli allevamenti intensivi. Un dato gi? allarmante ? reso ancor pi? drammatico dalle stime per il futuro. La popolazione terrestre ? infatti in costante aumento (nel 2050 si supereranno i 9 miliardi di individui) e il parallelo incremento dell?urbanizzazione si traduce in una richiesta continua e inesorabile di prodotti animali (circa il 70% in pi?) soprattutto nei paesi industrializzati.
                      Per far fronte a questo bisogno spropositato di alimenti si ricorre a sempre pi? moderne tecniche di allevamento intensivo affiancate da quelle tradizionali, che pure sopravvivono anche se in minima parte. Accantonando per un attimo le implicazioni etiche che lo sfruttamento degli animali comporta, ? certo che il settore dell?allevamento ? quello che coinvolge pi? di tutti gli altri l?uso/abuso del suolo agricolo per far crescere le colture destinate all?alimentazione del bestiame. L?impatto di questa industria ? decisivo non solo sul cambiamento climatico, ma anche rispetto al consumo delle risorse idriche e nell?estinzione della biodiversit? come gi? denunciato dal documentario Cowspiracy. Per far fronte alla domanda di cibo limitando lo spreco di risorse la FAO si pone come obiettivo non tanto l?abolizione definitiva dell?allevamento intensivo (sebbene additata come prima causa di inquinamento) ma sostiene la necessit? di un allevamento e un?agricoltura che siano pi? sostenibili per non gravare ulteriormente sulla Terra. Ci? nella convinzione che la crisi alimentare che affligge il Terzo Mondo si possa combattere solo con la carne e che di carne e derivati abbiano bisogno le famiglie indigenti per sfamarsi. Insomma per salvare il pianeta non si devono ridurre i consumi ma produrre cibo in maniera sostenibile, cio? adottando tecniche produttive che permettano di generare di pi? con il minor impiego possibile di materie prime e con i minori effetti collaterali (come lo spreco di cibo durante la catena produttiva che porta al prodotto finito o l?inquinamento derivante dal confezionamento e trasporto dei prodotti stessi). Il World Food Day precede la prossima Conferenza Mondiale sul Cambiamento Climatico che si terr? dal 7 al 18 Novembre a Marrakech, Marocco.


                      In tutto ci?,mi ripeto, non ? necessario diventare vegani o vegetariani
                      Ma farlo non sarebbe un male,anzi sarebbe un bene

                      Ma conscio della difficolt?, ? meglio preoccuparsi di limitare sprechi assurdi

                      E smettere di perculare vegani, che hanno solo ragione

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                        #71
                        Studio shock. L?alimentazione vegetariana uccide pi? animali di quella onnivora (se equilibrata e a km-0)

                        Quante volte avete sentito dire dagli animalisti che mangiare carne non e? etico perche? comporta l?uccisione di esseri senzienti, che l?allevamento danneggia l?ambiente, che spreca vegetali che sarebbero meglio impiegati per sfamare le persone?

                        Non solo non e? cosi?, ma sarebbero proprio loro, i vegetariani, ad uccidere piu? animali degli onnivori che mangiano carne. Addirittura 25 volte in piu?, dimostra uno recente studio australiano.

                        Partiamo dal presunto spreco di vegetali impiegati nell?allevamento: e? vero che gli animali di cui si nutre l?uomo si nutrono di vegetali e che l?uomo si nutre anche di vegetali (alcuni uomini, i vegani, solo di vegetali), ma non e? vero che gli animali consumino gli stessi vegetali che consuma l?uomo. Non li consumano nella stessa forma neanche quando la pianta e? la medesima.

                        Facciamo l?esempio del mais, il granoturco che tutti conosciamo: l?uomo ne consuma solo la granella (spesso solo parte di essa), mentre l?animale mangia tutta la pianta, e se da un ettaro di terra coltivato a mais si possono ottenere oltre 75 tonnellate di mais ceroso per alimentare gli animali, se ne possono ottenere solo 13 di granella.

                        Non e? molto differente per la soia, tanto cara ai vegani: gli animali non mangiano il tofu o il tempeh, ma il ?pannello?, dopo che e? stato estratto l?olio.

                        Senza contare poi, che la maggior parte dei bovini nel mondo si nutre al pascolo di vegetazione che l?uomo non mangia.

                        Cio? dovrebbe gia? essere sufficiente per sfatare la teoria animalista secondo cui l?allevamento di animali per l?alimentazione umana sprecherebbe vegetali che sarebbero meglio impiegati per sfamare le persone.

                        Ma Mike Archer, Professore australiano dell?Universit? del New South Wales, impegnato nella ricerca sull?evoluzione della Terra ed i sistemi di Vita, e? andato oltre, dimostrando che rispetto alla produzione di carne, la produzione di molti vegetali consumati dall?uomo possa uccidere un numero di animali senzienti 25 volte superiore per chilogrammo di proteine utilizzabili prodotte, tra l?altro in modo crudele, ed anche generare maggiori danni ambientali.

                        Archer ha evidenziato cio? che e? ovvio, ma di cui la gente spesso non si accorge: mentre la maggior parte dei bovini macellati si nutrono al pascolo di vegetazione perlopiu? spontanea, la produzione di grano, riso e legumi richiede l?eliminazione di tale vegetazione autoctona e cio? si traduce nella morte di migliaia e migliaia di animali la cui vita era legata a quell?ecosistema e a quel tipo di vegetazione.

                        Quindi, visto che dal pascolo non si ottengono vegetali che l?uomo possa consumare, per ottenere piu? vegetali consumabili dall?uomo e? necessario distruggere nuova vegetazione spontanea, con le conseguenze appena descritte.

                        Qualcuno ora obbiettera? che l?Italia abbia estensioni ben diverse dall?Australia e che qui gli animali non pascolino. Beh!, sappia che nel mondo i pascoli e le praterie coprono piu? del doppio della superficie destinata alle colture e che nel nostro Paese, che e? un puntolino sul mappamondo, gran parte della carne bovina, suina, ovina ed anche equina e? di importazione. Fanno eccezione le carne di pollo e di tacchino che sono prodotte in quantita? sufficienti direttamente in Italia.

                        Chiarito questo punto, passiamo ai numeri degli animali uccisi per essere mangiati e di quelli uccisi per non essere mangiati: Archer ha calcolato che dall?abbattimento di un bovino cresciuto al pascolo si ottenga una carcassa di circa 288 Kg, la quale, una volta disossata, rende il 68% di carne, che al 23% di proteine e? pari 45kg di proteine per animale ucciso. Questo significa che per ottenere 100 kg di proteine animali utilizzabili serva abbattere 2,2 animali.

                        Chi ha avuto occasione, almeno una volta nella vita di soffermarsi a guardare l?aratura dei campi, si sara? sicuramente accorto che il trattore e? sempre seguito da stormi di uccelli predatori, dalle nostre parti soprattutto corvi e gabbiani. Questi uccelli non fanno altro che predare tutti i piccoli mammiferi, lucertole, serpenti e altri animali, soprattutto cuccioli, messi in fuga dal trattore. Il loro numero e? difficilmente stimabile, ma elevatissimo.

                        Poi ci sono gli animali che vengono uccisi per difendere i raccolti: non solo viene avvelenata una quantita? incalcolabile di insetti e ragni, ai quali ben pochi animalisti si interessano, ma anche migliaia di topi, che, invece, vengono considerati esseri senzienti.

                        Archer ha stimato che nella coltivazione del frumento vengano uccisi almeno 100 topi per ettaro all?anno, quindi, con rese medie di circa 1,4 tonnellate per ettaro, visto che il frumento contiene il 13% di proteina utilizzabile, si puo? calcolare che vengono uccisi almeno 55 animali senzienti per produrre 100 kg di proteine vegetali utilizzabili: 25 volte di piu? che per la stessa quantita? di carne bovina prodotta al pascolo.

                        Considerino inoltre i ?cari? animalisti, che questi animali soffrono di piu? di quelli uccisi nel ciclo di allevamento o nella caccia, perche? a loro non e? garantita ne? la limitazione del dolore al minimo o lo stordimento preventivo che e? garantito agli animali da macello, ne? la morte istantanea che e? assicurata a quelli selvatici cacciati.

                        Liberamente tratto da ?Ordering the vegetarian meal? There?s more animal blood on your hands? di Mike Archer AM, Professor, Evolution of Earth & Life Systems Research Group at University of New South Wales

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                          #72
                          Ho visto su Report un servizio sulla questione allevamenti, hanno fatto vedere come in futuro una soluzione potrebbe essere quella della carne creata in laboratorio, riporto unarticolo sull'argomento:

                          Fra meno di cinque anni si potr? comprare carne prodotta in laboratorio. Avete letto bene: carne di maiale, mucca, pollo che non deriva dall'allevamento e dalla macellazione degli animali, ma "carne coltivata". L'idea ? dell'azienda statunitense Memphis Meats, che ha fatto il suo debutto mondiale ieri a San Francisco.


                          I fondatori hanno tenuto una presentazione presso l'acceleratore di biotecnologie Indie Bio, creato grazie ai finanziamenti della venture capital SOS Ventures. Come mostrato nel video di questa pagina (in inglese) l'azienda sta gi? "coltivando" carne in piccole quantit? utilizzando cellule prelevate da mucche, maiali e polli.

                          I primi prodotti - salsicce, hamburger e polpette - saranno sviluppati utilizzando ricette messe a punto da chef pluripremiati e arriveranno in commercio in meno di cinque anni. Secondo Uma Valeti, CEO di Memphis Meats, "questo ? assolutamente il futuro della carne. [?] Abbiamo in programma di fare per l'agricoltura animale quello che la macchina ha fatto per il cavallo. La carne coltivata sostituir? completamente lo status quo e allevare animali per mangiarli diventer? semplicemente impensabile".

                          Valeti ? cardiologo, professore associato di medicina presso l'Universit? del Minnesota e Presidente della Twin Cities American Heart Association. Ha fondato Memphis Meats con il biologo di cellule staminali Nicola Genovese e Will Clem, ingegnere biomedico che possiede una catena di ristoranti barbecue a Memphis.

                          Fra i finanziatori dell'iniziativa c'? il cofondatore di Google Sergey Brin, che ha erogato 330.000 dollari per finanziare il primo hamburger coltivato al mondo, e che descrive la carne coltivata come una tecnologia con "la capacit? di trasformare il modo in cui vediamo il nostro mondo."

                          Spiega Bruce Friedrich, direttore esecutivo di The Good Food Institute, che la "carne coltivata ? sostenibile, crea molti meno gas serra rispetto alla carne convenzionale, ? pi? sicura e non danneggia gli animali. Per le persone che vogliono mangiare carne, quella coltivata ? il futuro".

                          Memphis Meats assicura che i suoi prodotti saranno del tutto privi di antibiotici, materia fecale, agenti patogeni e altri agenti contaminanti presenti nelle carni convenzionali.


                          Nonostante le premesse positive l'azienda avr? davanti una strada in salita. I consumatori dovranno avere il tempo di accettare ? sempre che lo facciano ? l'idea della carne coltivata in laboratorio. Voi la mangereste?
                          Io sicuramente la proverei poi se il sapore, la consistenza ed il gusto mi soddisfano sarebbe perfetta!!

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                            #73
                            ma la storia coltivazione "intensiva" da dove salta fuori?!?! no..perch? a me sembra che coltivare..sia una cosuccia un p? complicata...un pochino di pi? ,di come la fan passare i vegani.....che sembra che nasca tutto spontaneo....basta seminare.....e innaffiare...sar? per questo che la maggior parte del mondo senza tecnologia muore di fame?!?!?

                            in effetti.. perch? frequentare LA FACOLT? DI AGRARIA....



                            Primo intervento di concimazione per i cereali a paglia

                            12 Gennaio 2014. Pubblicato in AgriBlog

                            La programmazione ? una componente particolarmente importante in qualsiasi attivit? imprenditoriale e quindi lo ? anche in agricoltura. In questo periodo dell'anno, in relazione ai cereali autunno-vernini uno degli aspetti pi? importanti da considerare ? rappresentato dalla scelta e dall?acquisto dei fertilizzanti azotati, almeno per il primo intervento di concimazione.

                            Individuare il momento corretto per effettuare l?azotatura per aiutare e preparare la coltura alla ripresa primaverile a volte corrisponde (in annate particolarmente piovose o in terreni particolarmente pesanti e umidi) con le ultime gelate invernali (eventualmente anche solo notturne). Conviene quindi essere pronti, sia con la verifica del corretto funzionamento dello spandiconcime che con la disponibilit? in azienda del fertilizzante azotato da distribuire.

                            Nelle realt? italiane indentificate come ?zone vulnerabili all?inquinamento da nitrati", la data a partire dalla quale si possono effettuare gli apporti di azoto viene regolamentata. Questo ? un altro aspetto importante da verificare e per questo ci si pu? rivolgere agli uffici di zona della propria associazione di categoria.



                            Con l?accestimento (a partire dalle 3-4 foglie) inizia una fase di assorbimento di azoto che pu? variare da 10 unit? per il primo germoglio di accestimento, fino alle 35 nel caso di 4/6 germogli. Non tutti i germogli in accrescimento daranno seguito alla formazione di una spiga. Il grado d?accestimento ? espresso dall'indice d?accestimento corrispondente al numero di germogli fertili, cio? con spiga, per pianta.

                            Le parole chiave alla base di un buon piano di concimazione sono 3:

                            quando
                            quanto
                            cosa
                            Se le parole appaiono semplici e banali nel loro significato, cos? non lo ? l?interpretazione in associazione alla dinamica della fertilizzazione. Quando intervenire e in che quantit? sono gli aspetti pi? difficili da chiarire, mentre in relazione alla tipologia del prodotto da utilizzare ( il ?cosa?), l?aspetto decisionale appare pi? semplice e lineare.

                            Partendo proprio dal ?cosa?, il concime azotato pi? utilizzato e parallelamente pi? indicato per i cereali a paglia ? il Nitrato Ammonico, il sale dell'ammoniaca con l'acido nitrico. La sua formula chimica ? NH4NO3. Reagisce endotermicamente con l'acqua, il che lo rende il componente attivo del cosiddetto "ghiaccio istantaneo", per uso medico o sportivo.

                            Il Nitrato Ammonico si presta ad essere il fertilizzante ottimale per i seguenti motivi:

                            Azoto nitrico a pronto effetto, subito disponibile per l'assorbimento della coltura
                            Azoto ammoniacale a pi? lenta assimilazione, che costituisce una riserva nel suolo pi? duratura nel tempo
                            Maggiore efficienza d'uso dell'azoto se paragonato all'applicazione di urea (soggetta a perdite per volatilizzazione fino al 20% dell'azoto applicato)
                            Ideale per la tecnica della concimazione frazionata, (2 -3 interventi) poich? pu? essere applicato ed immediatamente assimilato in corrispondenza delle fasi di maggiore esigenza di azoto da parte della coltura
                            La scelta del Nitrato Ammonico, pu? anche essere fatta andando a cercare formulati commerciali che includano la presenza di zolfo (anidride solforica), un elemento molto importante per le proteine e quindi pe ril profilo qualitativo delle granella.

                            Quando e quanto?

                            La tecnica della concimazione frazionata, la pi? versatile e adattabile alle esigenze della coltura, ai differenti tipi di suolo, alla fertilit? residua e all?andamento climatico, prevede un primo intervento in accestimento. Una seconda entrata in campo dovrebbe essere effettuata nel momento della levata (una dose eccessiva in questa fase pu? provocare pericolosi allettamenti). L?ultimo e pi? correttivo intervento ? da programmare per la fase di fioritura. In questa fase fisiologica sar? la granella a beneficiare dell?azoto e l?apporto (se equilibrato) non indurr? (in caso di eccessi) fenomeni di allettamento. Naturalmente primavere particolarmente piovose possono influire anche sensibilmente sulla possibilit? di entrare in campo, limitando quindi il numero di interventi e/o la loro tempistica di esecuzione.



                            Frazionare consente di adeguare l?apporto di azoto al comportamento della pianta in campo, alla sua fisiologia e alla tipologia merceologica nel caso dei teneri (panificabile, panificabile superiore, di forza, biscottiero) tuttavia interpretare lo stato di salute, lo sviluppo, la risposta agli stress o alle carenze richiede preparazione ed esperienza. Il comportamento della variet? seminata nei confronti degli stress biotici e abiotici, la resistenza agli allettamenti, la natura del suolo, la precessione colturale e molti altri fattori interagiscono in una dinamica complessa e non standardizzabile. Non esiste quindi un?unica ricetta, un unico approccio "matematico" e lineare che possa adattarsi a tutti i casi e se per il ?quando? la pratica del frazionamento possa essere tecnicamente universale, questo non vale altrettanto per il ?quanto?.

                            Il tema delle quantit? da distribuire ? complesso e di difficile analisi, probabilmente il pi? complesso.

                            In linea teorica, per il grano, per ogni tonnellata di produzione attesa l?assorbimento di azoto (dose di asportazione) ? variabile tra i 25 e i 30 kg.

                            Basandoci quindi su un semplice calcolo matematico, nell?ipotesi di produrre 8 ton/ha, la coltura necessiter? da un minimo di 200 unit? ad un massimo di 240 ad ettaro (dose di asportazione). Se valesse solo l?applicazione di questo semplice calcolo sarebbe difficile commettere errori e l?individuazione della dose ottimale sarebbe un semplice numero da leggere su una tabella. Questo vale in termini generali per il bilancio totale della dose da distribuire, tuttavia (come gi? discusso in precedenza), l?apporto complessivo deve essere frazionato in pi? volte e quindi occorre anche valutare quanto azoto apportare per ciascun intervento per completare il bilancio. Tendenzialmente fino all?accestimento la pianta assorbe ? del totale assorbibile, completando i rimanenti ? a partire dalla fase di fine accestimento-inizio levata.

                            Dobbiamo per? porci altre domande, introdurre altre variabili che rispetto alla dose teorica sopra calcolata possono rappresentare fattori correttivi verso l?aumento della dose o verso il calo; proviamo ad elencare i principali:

                            Tipologia di suolo (composizione chimica e tessitura)
                            Precessione colturale (asportazioni/restituzioni che influiscono sulla concentrazione di azoto presente nel terreno)
                            Mineralizzazione della sostanza organica
                            Interramento o asportazione dei residui della coltura precedente
                            Temperature medie stagionali e picchi minimi (danni da gelo)
                            Piovosit? (effetto dilavamento ma anche quantit? di azoto contenuta nelle precipitazioni)
                            Apporti pre-semina
                            Caratteristiche molitorie della variet? scelta (panificabile/di forza/biscottiero)
                            Coefficiente di utilizzazione del fertilizzante (dipende dalla fasi fisiologiche)
                            Sensibilit? varietale all?allettamento
                            Dose di semina
                            Indice di accestimento
                            La complessa interazione di questi elementi rende il sistema pianta-suolo-clima-ambiente estremamente dinamico.

                            Possiamo provare a semplificare il problema secondo quanto segue:

                            Concimazione azotata (kg/ha) = Na ? Nd ? Nm + Np

                            Na (kg/ha): asportazione della coltura
                            3 kg ogni tonnellata di granella prodotta
                            Nd (kg/ha): azoto disponibile (nitrico + ammoniacale)
                            Dato che si ottiene dall?analisi del terreno
                            Nm (kg/ha): azoto mineralizzato (kg/ha) anno
                            Rispettivamente 53, 36, 18 kg per terreni sabbiosi, medio impasto e argillosi con percentuali di sostanza organica del'1,5%. Solo circa 1/3 ? disponibile per il periodo in cui la coltura del grano assorbe azoto (a titolo di esempio)
                            Np (kg/ha): perdite di azoto per lisciviazione
                            Circa un 10% di azoto lisciviato su terreni di medio-impasto con piovosit? di circa 150 mm fino al 50% con piovosit? superiori ai 300 mm (a titolo di esempio)
                            Infine possiamo annotare che una precessione colturale a mais granella, opportunamente concimato pu? restituire da 20 a 40 unit? di azoto, le leguminose da 60 a 80, la bietola da 30 a 70, il girasole da 40 a 60.(a titolo di esempio).

                            Riassumendo possiamo quindi proporre, in linea generale, che un grano pu? necessitare di apporti di azoto variabili tra 130 e 180 unit? (kg/ha). La forbice ? ampia, tuttavia non ? possibile, per quanto sopra elencato fornire un valore che sia univoco. Il frazionamento potenziale pu? essere cos? strutturato:

                            Primo intervento: 35-40% dose totale (accestimento)
                            Secondo Intervento: 45-50% dose totale (levata)
                            Terzo intervento: 15 % dose totale (foglia bandiera, fioritura)


                            Consideriamo poi che i grani che hanno caratteristiche molitorie classificate come ?di forza? necessitano inoltre di una dose superiore di azoto ( e minore per i biscottieri).

                            La variabile legata alla variet?, incide anche sulla resistenza/tolleranza all?allettamento. Concimare in maniera eccessiva una variet? sensibile e con investimenti iniziali troppo fitti (dose di semina elevata) espone la coltura ad un maggiore rischio. Tuttavia, frazionando la distribuzione (come sopra indicato) possiamo modulare la dose apportata spostandola pi? verso la fioritura che non verso la levata.


                            Concludendo, visto l?andamento stagionale (sino ad oggi) ci sentiamo di consigliare un primo intervento (fine gennaio/febbraio), con una dose di azoto variabile tra 40 e 60 Kg ad ettaro. Quindi, nella pratica se si utilizza Nitrato Ammonico con titolo 26% occorrer? distribuire tra 150 e 230 kg di concime.



                            Il coefficiente di utilizzazione del concime che verr? distribuito in questa prima fase non sar? pari ad 1 (100 % utilizzato dalla pianta) ma pi? probabilmente tra 0,5 e 0,7 il che significa che solo il 50%-70% della dose distribuita sar? assorbibile. L?utilizzo di Nitrato Ammonico aumenta il coefficiente di utilizzo



                            Una considerazione conclusiva

                            Nitrato Ammonico o azoto a lento rilascio?

                            Ci riferiamo ai fertilizzanti con inibitore della nitrificazione, i quali (teoricamente) sono in grado di rilasciare azoto in maniera graduale.

                            Abbiamo elencato molti fattori che rendono difficile definire una dose standard di Azoto da distribuire, perch? si innescano fenomeni di interazione molto complessi tra pianta, suolo, clima e ambiente. Il rilascio di azoto in concimi con inibitori della nitrificazione sono ulteriormente influenzati dalla temperatura, dalla tipologia di suolo e dalla massa microbica. Introduciamo in questo modo ulteriori variabili che potrebbero far si che il rilascio di azoto non corrisponda alle esigenze di assorbimento della pianta, in termini di tempistiche e di quantit?.

                            Nel caso di un unico intervento di concimazione con i lento rilascio si riducono i passaggi e i costi per la fertilizzazione (costo macchina, gasolio, operatore) ma si riduce la possibilit? di variare la concimazione in base alla lettura (fatta in campo) dello sviluppo della pianta.

                            Naturalmente, la competenza professionale di ciascun agricoltore, nel testare prodotti e fare esperienze ? un bagaglio formativo che non trova pari e questo rappresenta un valore aggiunto imprescindibile nello stabilire quali percorsi di concimazione si vogliano intraprendere. In altre parole, ognuno negli anni ha modo di sperimentare nei terreni della propria azienda e interpretare i risultati ottenuti. Questo vale anche per la fertilizzazione azotata e ha come riflesso il fatto che alcuni agricoltori, proprio sulla scorta della loro esperienza, stiano usando concimi con inibitori della nitrificazione.

                            Non abbiamo la presunzione di dare definizioni restrittive in termini di fertilizzazione, perci? speriamo che quanto scritto, rappresenti un modo per stimolare la curiosit? dei lettori e che possano trovare in questo articolo qualche spunto di riflessione e di confronto, con noi, con i tecnici dei propri fornitori di fiducia, con gli altri agricoltori.

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                            • Font Size
                              #74
                              C? sempre chi deve sostenereil contrario
                              Il risultato sono i nr dello studio , poi fate vobis...colpa dei vegani, di chi abita nelle capanne di legno e si sposta a piedi :gaen:

                              Rimane il fatto che se gli allevamenti sono responsabili di 2/3 delle colture intensive ,terreni e risorse consumate...ne avete ancora da scrivere

                              Fermo restando che pure le colture intensive vanno sicuramente riviste, ma a voi frega unkazzo
                              L importante x voi ? ben altro
                              Last edited by arabykola; 02-11-16, 06:53.

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                              • Font Size
                                #75
                                Originally posted by arabykola View Post
                                C? sempre chi deve sostenereil contrario
                                Il risultato sono i nr dello studio , poi fate vobis...colpa dei vegani, di chi abita nelle capanne di legno e si sposta a piedi :gaen:

                                Rimane il fatto che se gli allevamenti sono responsabili di 2/3 delle colture intensive ,terreni e risorse consumate...ne avete ancora da scrivere

                                Fermo restando che pure le colture intensive vanno sicuramente riviste, ma a voi frega unkazzo
                                L importante x voi ? ben altro
                                in effetti i numeri contano...ma basta non volervi vedere...

                                [Facciamo l?esempio del mais, il granoturco che tutti conosciamo: l?uomo ne consuma solo la granella (spesso solo parte di essa), mentre l?animale mangia tutta la pianta, e se da un ettaro di terra coltivato a mais si possono ottenere oltre 75 tonnellate di mais ceroso per alimentare gli animali, se ne possono ottenere solo 13 di granella.]

                                in effetti ...coltivare 7 volte in pi?, a parit? di superficie intensiva, per alimentarsi vegano ? un ideona oppure 50 volte di pi? col metodo bio pagando la verdura 20 volte di pi?..

                                "fermo restando le colture intensive SICURAMENTE vanno riviste"......

                                questa la sigilliamo

                                mamma mia........stampala e vai in una facolt? di agraria e chiedigli cos'? una coltura intensiva......magari credi a qualche cattedratico

                                ah..il 50% dei porci viene coltivato in cina....io direi di farli fuori tutti cosi siamo a posto almeno da quel lato

                                La Cina si compra il 5% dell'Ucraina - Il Post
                                La Cina si compra il 5% dell?Ucraina
                                Tre milioni di ettari di terreno coltivato - grande quanto il Belgio - per 50 anni: saranno destinati al raccolto e all'allevamento di maiali

                                L'Impero dei maiali, la suinicoltura in Cina - Notizie di Attualit? - Il Punto Coldiretti
                                L'Impero dei maiali, la suinicoltura in Cina
                                12/01/2015
                                La situazione della suinicoltura cinese e il suo impatto sull'agricoltura mondiale al centro di uno speciale del prestigioso periodico inglese The Economist.

                                Il mercato della carne di maiale in Cina e' in costante crescita da 35 anni. Sin dalla fine degli anni '70, quando il governo liberalizzo' l'agricoltura, in Cina il consumo di maiale e' aumentato di quasi sette volte. Il paese attualmente produce e consuma quasi 500 milioni di suini l'anno, la meta' di tutti i maiali del mondo.


                                per?..mmmhh...fammi pensare...se sparisce la cina..sparisce quasi il 33% del commercio globale...falliscono a ruota un sacco di aziende...e TU RIMANI SENZA LAVORO
                                per? puoi sempre andare in cina a far proseliti sul veganismo e che si devono convertire tutti.perch? non capiscono un c.azzo....li c'? la pena di morte per?....okkio

                                Scambi internazionali di merci - Statistics Explained
                                Principali risultati statistici
                                Principali attori globali del commercio internazionale
                                L'UE-28, la Cina e gli Stati Uniti sono i tre maggiori attori globali del commercio internazionale (cfr. grafico 1) dal 2004, anno in cui la Cina ha superato il Giappone.


                                POI VI LAMENTATE CHE IL MONDO VA MALE.....PER LE IDEE DEGLI ALTRI......PENSATE SE VOI METTESTE IN PRATICA LE VOSTRE :

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