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Aneddoti,interviste e storie curiose del MOTOMONDIALE

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    #46
    Alex De Angelis si ritira: “Arriva sempre il momento di smettere. Ecco, quel giorno per me è arrivato. Dire addio alle piste del Motomondiale, al paddock, ai miei colleghi e a tutto quello che è stato la mia casa per vent’anni non è assolutamente facile. Si chiude la parentesi più importante della mia vita.

    Vittorie, podi, gioie e dolori, ma soprattutto metà della mia vita spesa in giro per il mondo a tutta velocità. Adesso sono un adulto, sono un team manager, un istruttore federale, lavoro in TV, insegno alla gente come guidare una moto in pista in sicurezza e divertendosi. Molti impegni che però non mi fanno dimenticare di essere prima di tutto, e per sempre un pilota. Quando ho iniziato ero un ragazzino di 15 anni con i capelli da paggio e tanta voglia di “dare del gas”. Ora sono un uomo con qualche ruga ma la voglia di “dare del gas” è rimasta, anche se con uno spirito diverso. Un grazie doveroso va a tutti quelli che hanno creduto in me, in primis la mia famiglia, a tutte le persone straordinarie cha hanno lavorato con me, agli amici e ai fan per avermi sempre sostenuto.”

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      #47
      Vittoriano Guareschi : "La GP7 aveva una potenza impressionante e arrivava di colpo. In curva voleva andare dove voleva lei, cioè dritto, ed era anche una moto che si muoveva tanto, ma era sincera, capivi cosa stava succedendo."
      Casey Stoner : «La Desmosedici GP7 era molto difficile da gestire perché oltre all’erogazione violenta, quando aprivi il gas la moto vibrava e si muoveva tanto, e questo poteva mettere in difficoltà il pilota. Ma era questo il punto di svolta: se ti facevi spaventare, allora esitavi e cominciavi a parzializzare il gas, e allora era finita, non potevi gestirla. Quindi non dovevi farti intimorire, ma insistere col gas: allora scoprivi che, a quel punto, la moto funzionava».

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        #48
        “I miei genitori erano nel mondo delle corse, mi hanno dato il nome Loris in onore di Capirossi, di cui erano tifosi: si è laureato campione del mondo nella 125 nel 1990 e nel 1991 e io sono nato nel 1993 con tempismo perfetto. Di conseguenza ho iniziato ad ammirarlo anche io, fino a diventare un suo tifoso sfegatato e litigavo sempre con mia sorella, che tifava per Rossi. Di Capirex avevo tutto, dai poster ai modellini e non ti dico la gioia quando l’ho incontrato da piccolo nel paddock: ho tante foto insieme a lui. Ho conosciuto anche la moglie Ingrid, il fratello, sono andato alla scuola del padre e Loris mi ha seguito nel mio percorso.Lui è una brava persona ed è riuscito a trasmettere la sua passione per le corse a tanti fans, mi ha fatto amare le corse “ LORIS BAZ

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          #49
          Pecco Bagnaia: "Quando ero bambino mio zio aveva una 996 era bellissima. Mi piaceva da matti quando arrivava, aveva la frizione a secco e faceva un suono completamente diverso da tutte le altre moto, mi sono appassionato molto a Ducati.

          Essere nel team ufficiale Ducati ha un fascino particolare per me, è un marchio italiano e molto prestigioso, è stato sempre il mio sogno. Sono molto felice in questi giorni.
          Sicuramente sarà una grande responsabilità, ma prima o poi devi affrontarla. L'ha avuta Marquez in Honda, ce l'hanno Mir e Rins in Suzuki, l'avrà Quartararo, è una cosa normale a cui bisogna abituarsi. Poi dipende da pilota a pilota, a qualcuno può dare fastidio mentre per altri è una motivazione aggiuntiva. Sapere di essere nel team ufficiale mi spinge a migliorarmi. I Ducatisti sono molto nostalgici nei confronti di piloti come Stoner e Bayliss, avrò un ruolo molto importante e dovrò onorarlo"

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            #50
            "Quando mi sveglio è ancora buio. Apro gli occhi di colpo, sentendomi mancare la terra sotto i piedi. A volte mi capita...Spesso accade mentre sto sognando di correre e finisco a terra. La sensazione non è proprio quella di una caduta dalla moto, manca per esempio il rumore, ma per il resto è tutto molto simile, e questa volta la scivolata è quella di Gara1 a Magny-Cours.
            Ha smesso da poco di piovere, in Francia, a Magny-Cours e anche se l'asfalto è ancora bagnato ci siamo schierati con le gomme slick. Parto prudente, ma deciso, con un po' di nervosismo addosso perchè è l'ultima giornata del campionato 2012 e ancora, per la sesta volta in carriera, mi gioco un titolo mondiale. (...) Va tutto bene, continua cosi, mi dico. Non sto tirando, controllo la situazione quando, all'improvviso, alla staccata del tornantino Adelaide, lo sterzo mi si gira. La sensazione di vuoto mi prende alla sprovvista. E' sempre cosi, un attimo e sono a terra. Non si pensa in quei momenti: sbatto, rotolo, vedo la moto che mi corre vicino, le scintille e poi sono fermo con un gran vuoto dentro.
            Max, mi dico, hai fatto una cazzata e ora la paghi.
            (...)
            Poi nel motorhome rimango solo, a rimuginare su quanto è successo. Squilla il telefono ma quando lo prendo non squilla più, sul display c'è il nome: Jorge Lorenzo.
            Jorge l'ho conosciuto nel 2002, a Jerez. Allora lui aveva 15 anni ed era alla sua prima gara Mondiale. Mi si presentò davanti al motorhome accompagnato da un giornalista. Voleva conoscermi perchè, disse, era un mio tifoso. Aveva un mio poster fra le mani e glielo firmai. Lo guardai dapprima distrattamente e poi una seconda volta: un ragazzino paffutello che si affacciava al mondiale con l'ambizione che abbiamo tutti, vincere. Sembrava timido e un po' chiuso.
            Mi disse che, da quando era ancora più giovane e aveva messo le ruote in pista, non si era mai perso una mia gara, e una volta, in occasione di una mia sconfitta, aveva pianto.
            Da allora Lorenzo ha vinto due titoli iridati nella 250 e poi, cosa che a me non è mai riuscita, ha vinto anche in MotoGP, battendo Valentino Rossi, suo compagno di squadra. Inizialmente sono state semplici telefonate, poi abbiamo iniziato a vederci ogni tanto e siamo diventati amici.
            Ora Jorge, che a sua volta è in lotta per vincere il suo secondo titolo nella classe regina, è venuto a tifare per me a Magny-Cours. Decido di non richiamarlo, sono troppo giù e non posso fare a meno di pensare all'errore che ho commesso e come nelle corse le situazioni possono ribaltarsi rapidamente. Se è per quello anche nella vita. Il telefono squilla nuovamente, questa volta è Eleonora. Le rispondo.
            <<C'è Jorge che ti vuole parlare, Max.>>
            <<Digli che non posso, Ele>>
            <<Mi dice che è importante, vuole vederti>>
            Ci penso un po'. Mi immagino Jorge in piedi al suo fianco che aspetta. <<Va bene, ok, digli di venire>>
            Pochi minuti dopo è li, davanti a me. Mi sorride.
            <<Come va, Campeón?>>
            <<Come vuoi che vada? Non so cosa sia successo...L'asfalto era irregolare, ma non ho pinzato più del solito.>> Faccio un gesto, leggero, con indice e medio della mano destra a stringere una leva immaginaria-,<< e sono finito giù>>. Lo dico come una constatazione, che è anche una resa, mi sento battuto.
            <<Tutto questo non ha importanza, Max. Tu sei il Campione>> dice Lorenzo sorprendendomi. Poi aggiunge: <<Dimentica tutto, c'è ancora una gara da fare. Vai dentro, vinci il mondiale e poi questa sera andiamo insieme a festeggiarlo.>>
            Non so se Jorge lo ha notato, ma l'ho guardato con gli occhi sbarrati e la bocca aperta e ho sentito dentro di me che, si, potevo farlo. Potevo partire come se nulla fosse successo e giocarmi al meglio le mie possibilità. E' stato come il suono del gong che rimanda il pugile sul ring a battersi.
            Grazie Jorge, ne avevo bisogno."
            - Max Biaggi -

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              #51
              “Dio Bo’ ho fatto la pole”.
              Catalunya 2011, Marco Simoncelli conquista la sua prima pole in MotoGP.
              “Tutto è andato per il meglio e adesso dopo due settimane difficili sono felice. Sono riuscito a guidare come più mi piace, anche se mai mi sarei immaginato di conquistare la pole con un Casey Stoner così veloce. Per batterlo ho dovuto tirar fuori qualcosa, prendermi anche qualche rischio: stavo per volare a terra quando per un miracolo sono rimasto in sella! Domani non sarà facile perché sia Casey che Jorge sono veloci come passo, ma proverò a stare con loro. Ce la metterò tutta"

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                #52
                “Passare dalla Ducati alla Honda per me è stato un cambiamento più grande e più impegnativo che passare dalla Superbike alla MotoGP, provo una sensazione strana, in fondo la Honda è stata per tanto tempo la moto avversaria” TROY BAYLISS

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                  #53
                  "Quando incontrai Casey Stoner per la prima volta lui aveva 12 anni e già aveva vinto tanto, ricordo i 70 titoli australiani nei campionati dirt e long track, lo osservai a lungo e sapevo che in quel ragazzo c'era una forza immane, nascosta ma c'era. Poi un giorno parlando con lui mi disse: "Mick, non ha senso correre per arrivare 2° io devo e voglio vincere, preferisco una caduta piuttosto che fare 2°". Piu' lo ascoltavo e piu' rivedevo me da piccolo. Era ancora prematuro e tante cose doveva ancora capirle, ma aveva il mio stesso carattere e dopo quella risposta lo presi molto a cuore."
                  (Mick Doohan)

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                    #54
                    Casey Stoner: " E' solo la mia opinione ma credo che la Ducati non possa permettersi di perdere un pilota come Dovizioso, credo debbano rendersi conto che è il pilota e non la galleria del vento ad ottenere i risultati e quindi ascoltare di più i piloti."

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                      #55
                      MICK DOOHAN

                      - Cinque titoli mondiali dopo aver quasi perso una gamba -
                      Dopo il secondo posto nel mondiale del 1991, Mick Doohan iniziò alla grande la stagione successiva, con cinque vittorie e due secondi posti nelle prime sette gare. L'ottava si correva ad Assen: durante le qualifiche del venerdì Doohan cadde restando intrappolato con la gamba sotto la sua Honda, che lo trascinò per la pista fino a sbattere sul cordolo. Frattura di tibia e perone, subito operati in un ospedale olandese. I problemi, però, arrivarono con la cancrena: la gamba stava morendo e il pilota rischiava l'amputazione. Il Dottor Costa lo andò a prendere e con un jet privatolo portò in Italia, dove decise di collegare chirurgicamente la gamba in cancrena con quella sana: "Avevo un enorme buco nella caviglia. Ci sarebbero voluti mesi per fare un trapianto di pelle tradizionale, oppure si potevano cucire le mie gambe assieme. Era una cosa abbastanza barbara e non era stata fatta da diversi anni, però era necessario. Normalmente, si devono anche avvitare le gambe, ma non andava bene per me perché avevo bisogno di risalire sulla moto. Dopo che le mie gambe rimasero cucite assieme per 14 o 15 giorni, mi fecero un piccolo taglio per vedere se la pelle sarebbe sopravvissuta e per fortuna fu così. Quindi poterono separare le mie gambe. Dopo un tempo che ci sembrò interminabile riuscimmo a salvare l’arto malconcio, e le due gambe, entrambe ferite e rattrappite, continuarono a vivere. Quell'anno, ero in testa al campionato e provai a tornare il prima possibile. Sul momento, uno non ci pensa tanto e va avanti". La gamba guarì, anche se non tornò mai più come prima e continuò ad aver bisogno di cure anche negli anni successivi e Doohan si presentò in stampelle sul circuito brasiliano di Goiania, otto settimane dopo il suo infortunio, a due gare dalla fine, ancora in testa al mondiale, che poi non vinse per un soffio. La sua delusione fu tanta, ma l'appuntamento con il titolo per un campione della sua tempra era solo rimandato...

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                        #56
                        “Se hai passato tutta la tua vita in pista, la pista diventa la tua vita. Valentino avrebbe voglia di chiudere vincendo ed è quello che lo spinge a cercare altri risultati, visto che quelli degli ultimi anni non sono in linea con quello che sa fare. Ha la voglia intatta dei suoi 16 anni, un fisico integro e preparato e ancora tanta determinazione. Un po’ di orgoglio tradito (per non essere più nel team ufficiale) c’è stato, ma ha considerato che in Petronas avrà tutto il potenziale per far bene e ha deciso di giocarsi lì le sue chance.“
                        - Graziano Rossi

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                          #57
                          2010 Test MotoGP Valencia

                          "Dopo i test di Valencia mi resi conto che avevamo scelto la persona giusta. Di sicuro Casey è uno dei piloti più in gamba con cui io abbia mai lavorato. Inoltre ci ha aiutato a migliorare la moto, soprattutto il controllo di trazione, perchè il suo controllo dell'accelerazione era migliore di quello dell'elettronica, e i nostri ingegneri hanno avuto l'opportunità di 'farsi ispirare' da lui".
                          - Shuhei Nakamoto

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                            #58
                            Livio Suppo: "La Ducati aveva avuto un'ottima stagione di debutto nel 2003. Le aspettative per il 2004 erano quindi ancora più elevate. Ma, come spesso accade, le cose sono andate diversamente. I risultati non sono stati così buoni. Abbiamo ottenuto solo il podio nelle ultime due gare: a Phillip Island con Loris e a Valencia con Troy.
                            A quel tempo ero responsabile del progetto MotoGP della Ducati. Durante la stagione c'erano state trattative con Sete Gibernau. Ha chiesto un sacco di soldi, che la Ducati non aveva. A quel tempo, era il secondo miglior pilota dietro Valentino Rossi. Ma poteva vincere due o tre gare all'anno. Niente di più. Era super costoso e la possibilità di vincere il campionato era quasi inesistente.
                            Avevamo bisogno di qualcosa per rendere felici gli sponsor e rinnovare i contratti, in particolare quello che avevamo con Philip Morris . Quindi ho guardato i risultati degli altri team. Makoto Tamada aveva guidato per la Honda (Pons) e usato pneumatici Bridgestone. Era stato in grado di vincere gare e salire sul podio. In alcune gare era stato un disastro, ma in altre super veloce. Veniva dal campionato giapponese di superbike. A quel tempo, c'erano piloti come Troy Bayliss , Colin Edwards o Nicky Hayden che erano campioni del WorldSBK o AMA e con la Michelin non avevano vinto nulla.
                            Pensavo che queste gomme potessero fare una grande differenza in alcune gare. Mi chiedevo anche se potevamo ottenere soldi da Bridgestone se avessimo usato le loro gomme. È stata un'opportunità per noi.
                            Pensavo che dovessimo passare a Bridgestone. Ma gli ingegneri della Ducati pensavano che fossi pazzo. All'epoca, la Michelin era molto meglio. Bridgestone aveva anche il problema della gomma posteriore, a Shinya Nakano era esploso al Mugello nel 2004, e bisognava essere un po' pazzi a pensare di trasferirsi a Bridgestone in quel momento.
                            Ma ne è valsa la pena. La Ducati è tornata nuovamente alla vittoria nella stagione 2005, con Capirossi consecutivamente in Giappone e Malesia.
                            Dovevamo ottenere buoni risultati. E quello era il modo più economico per farlo. "
                            - E la Ducati da quella scommessa sulle Bridgstone, quando nessuno ci credeva, è stata ripagata...ma la Bridgestone, forse ancor di più, deve essere grata alla Ducati, che con la sua collaborazione l'ha aiutata a migliorare le sue pecche ed è stata fondamentale nella sua ascesa in MotoGP, fino a quando non è riuscita a scalzare il dominio Michelin nella categoria, solo grazie alle vittorie della Rossa di Borgo Panigale, e il loro trionfo con Stoner nel 2007, dopodichè l'hanno voluta anche tutti gli altri, Valentino Rossi in testa, gli altri a ruota.

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                              #59
                              Casey Stoner: "Quando i miei genitori notarono per la prima volta la mia abilità e la mia passione per le motociclette, cominciarono a parlare del sogno un po' folle di vedermi un giorno salire sul podio come Campione del Mondo. Avevo appena iniziato a muovere i primi passi quando presero la ferma decisione di offrirmi qualsiasi opportunità per raggiungere quel sogno (...)
                              <<Cercavo di staccarlo dalla moto, ma lui si aggrappava al manubrio. Aveva gli occhi sbarrati perchè gli piaceva tantissimo. Dopodichè non siamo riusciti più a tenerlo lontano da una moto.>> racconta mia madre.
                              Chiunque abbia avuto a che fare con dei bambini sa quanto possano fissarsi su certe cose, che siano i Pokèmon, i Lego, i pony o le macchinine. Beh, la mia passione erano le motociclette, e più precisamente quella PeeWee 50cc. Avevo appena imparato a camminare, ma già avevo espresso chiaramente il desiderio di guidarla. (...)
                              A tre anni avevo le gambe abbastanza lunghe da riuscire a posare un piede per terra quando ero in sella alla PeeWee, il che significava che mamma e papà finalmente potevano lasciarmi guidare da solo. Cominciai lasciando semplicemente scivolare la moto giù dalla collina vicino a casa e spingendola di nuovo su, continuando a scendere e salire.Quando ormai avevo quasi scavato un solco su quel pendio, papà decise che mi ero impratichito abbastanza e cosi accese il motore(...)
                              Di li a poco mi feci un'idea più precisa di cosa volesse dire guidare una motocicletta, cosi iniziai a sperimentare varie situazioni. Mi piaceva allenarmi dopo una forte pioggia perchè potevo far girare le ruote nel fango e slittare la coda. Quale modo migliore di divertirsi per un ragazzino se non schizzare polvere e fango ovunque, facendo un gran fracasso? Papà tolse persino il silenziatore perchè mi piaceva sentire il rombo del motore. Quando il terreno si asciugava, chiedevo a mamma o papà di versare un secchiello d'acqua in una conca per creare una pozza fangosa. Poi ci entravo con la moto e tiravo l'accelleratore e il freno anteriore in modo che la ruota posteriore slittasse. Per me era un semplice divertimento, ma mio padre incoraggiava le mie stravaganti richieste perchè capiva che cosi avrei acquisito padronanza del mezzo e, nel contempo,avrei imparato a essere attento alla sicurezza. (...)
                              Anche quando non ero in sella pensavo alla moto. Quel pensiero era come un motore che girava al minimo nella mia mente, e a volte era cosi che facevo pratica. Se mi mostravano una manovra, un giorno, una settimana, o un mese dopo, io la rifacevo quasi per gioco e improvvisamente mi appariva tutto chiaro, anche se magari non ci avevo lavorato sopra. Penso che questa sia una costante in qualsiasi forma di allenamento, e certamente nel mio caso è stato cosi fino al termine della mia carriera in MotoGP.

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                                #60
                                Originally posted by mito22 View Post
                                Daytona 1974: Kenny Roberts fece lo sbruffone dichiarando che avrebbe tritato Agostini. Ago esaminó a piedi ogni metro del circuito, si allenó minuziosamente anche per abituarsi al clima torrido della pista, e gli fece un culo così! Dichiarazione finale di KR: “non posso credere che Giacomo Agostini sia un essere umano”.
                                Thread dedicato a Piero ( Kaciaro ) che da Santo Stefano non si è più connesso. Mi spiace molto

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