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Antropocene

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    #31
    Originally posted by arabykola View Post
    La nuova era, causata dall uomo...


    Entro il 2020 la popolazione globale di specie animali e vegetali potrebbe crollare del 67%. Questo a causa di alcuni fattori: la continua perdita o il degrado dei propri habitat, lo sfruttamento eccessivo delle specie, l?inquinamento, le specie invasive, le malattie e il cambiamento climatico. Secondo i dati raccolti dal Wwf nel mondo le popolazioni di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili si sono ridotte del 58 per cento tra il 1970 e il 2012. Il report ? Living Planet Report ? viene pubblicato dall?associazione ogni due anni ed ? arrivato all?undicesima edizione. Se pochi giorni fa l?Organizzazione meteorologica mondiale ha annunciato che siamo in una nuova era climatica, dato che nel 2015 e nel 2016 la concentrazione media di anidride carbonica nell?atmosfera ha raggiunto il traguardo di 400 parti per milione, un livello che non scender? per diverse generazioni, il Wwf descrive un altro cambiamento epocale. Il premio Nobel per la Chimica Paul Crutzen e altri scienziati parlano di una transizione dall?Olocene a una nuova epoca geologica, che hanno definito Antropocene. Un passaggio causato proprio dall?impatto delle attivit? umane sui sistemi viventi. Sono ?ulteriori prove ? dicono dal Wwf ? che il Pianeta sta entrando in un territorio inesplorato, in cui l?umanit? sta trasformando la Terra e andando verso una possibile sesta estinzione di massa?.

    I dati del report
    Un importante indicatore delle condizioni ecologiche del pianeta ? l?Indice del pianeta vivente (Living Planet Index) che misura lo stato della biodiversit? attraverso i dati sulle popolazioni di varie specie di vertebrati. L?indice si basa su dati scientifici ottenuti da 14.152 popolazioni monitorate di 3.706 specie di vertebrati (mammiferi, uccelli, pesci, anfibi, rettili) provenienti da tutto il mondo. ?Dal 1970 al 2012 ? rileva il report ? questo indice mostra un calo complessivo del 58% dell?abbondanza delle popolazioni dei vertebrati?. I dati, inoltre, mostrano un calo annuo del 2% e non vi ? ancora alcun segno che questo tasso possa diminuire. Negli ultimi 4 decenni le popolazioni terrestri sono diminuite complessivamente del 38%, le specie di acqua dolce dell?81%, mentre l?indice ?marino? delle specie mostra per lo stesso periodo un calo complessivo del 36 per cento.

    La grande abbuffata
    Secondo il rapporto, la produzione alimentare necessaria a soddisfare le complesse esigenze di una popolazione umana in espansione sta distruggendo gli habitat e sfruttando in modo insostenibile la fauna selvatica. ?Oggi l?agricoltura occupa circa un terzo della superficie totale della Terra e rappresenta quasi il 70% del consumo di acqua? scrivono i ricercatori. Almeno 50 Paesi hanno sofferto di scarsit? d?acqua e pi? del 30 per cento degli stock di pesce sono sovrasfruttati. Il report aggiorna anche la ricerca dal Global Footprint Network sull?impronta ecologica dell?umanit?: ?Viviamo su un solo Pianeta, ma stiamo utilizzando globalmente risorse che equivalgono a 1,6 pianeti in termini di beni e servizi utilizzati ogni anno?. Il Living Planet Report 2016 descrive alcune soluzioni in grado di trasformare i processi produttivi e il consumo di cibo per garantire cibo per tutti, ma in maniera sostenibile.

    Il futuro
    Qualcosa si pu? fare, come dimostra il caso della lince europea, ridotta fortemente nel passato per la caccia e la deforestazione. Leggi di tutela, progetti di reintroduzione e garanzie per la sua espansione naturale hanno fatto s? che questa specie risalisse la china dell?estinzione. Oggi in Europa vivono quasi 10mila esemplari di lince, il 18% della popolazione mondiale. Se da un lato infatti ?il declino subito dal mondo selvatico in appena mezzo secolo preannuncia un crollo imminente di almeno due terzi entro il 2020? annuncia il dossier, ? anche vero che proprio quell?anno ?coincide con diversi traguardi importanti?.

    Nel 2020 entreranno in funzione gli impegni assunti nel quadro dell?Accordo di Parigi sul clima, insieme alle prime azioni ambientali all?interno dei piani di sviluppo sostenibile. ?Queste misure ? scrivono gli autori del report ? se verranno attuate contestualmente agli obiettivi sulla biodiversit? saranno in grado di riformare adeguatamente il sistema alimentare ed energetico per tutelare la ricchezza della vita selvatica in tutto il mondo?. Ne ? convinto Marco Lambertini, direttore generale di Wwf Internazionale: ?Il mondo selvaggio sta scomparendo a un ritmo senza precedenti e non stiamo parlando solo delle specie meravigliose che tutti amiamo ? ha dichiarato ? perch? la biodiversit? rappresenta la base stessa del buono stato di salute delle foreste, dei fiumi e degli oceani?.

    Il caso degli agricoltori del Kenya
    Tra i vari esempi il rapporto descrive il caso dei piccoli agricoltori in Kenya che collaborano con le autorit? locali e l?industria alimentare per la gestione delle risorse naturali del lago Naivasha, il secondo pi? grande del Paese, un?area di biodiversit? e una risorsa importante per il Pil nazionale. ?Questo ? un momento decisivo ? aggiunge Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia ? perch? siamo ancora in grado di sfruttare le soluzioni per orientare i nostri sistemi alimentari, energetici, dell?economia e della finanza in una direzione pi? sostenibile?. Le strade suggerite per l?Italia? ?Mantenere le promesse sull?attuazione dell?Accordo di Parigi sul cambiamento climatico che entrer? in vigore il 4 novembre, una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, che sia in armonia con l?Agenda 2030 ed i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma anche la realizzazione del rapporto sullo stato del capitale naturale del nostro Paese con una relativa programmazione economica e la realizzazione di un piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico?.


    Wwf: "L'uomo rischia di causare la sesta estinzione di massa. Entro il 2020 due terzi di animali e vegetali scompariranno" - Il Fatto Quotidiano
    Ho riletto l'articolo copiato e quello originale e l'unico 70% che leggo ? questo:

    ?Oggi l?agricoltura occupa circa un terzo della superficie totale della Terra e rappresenta quasi il 70% del consumo di acqua?

    ma qui non dice che ? agricoltura solo per allevamento,ma in generale,percui dovrebbe essere inteso comprensivo di tutto

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      #32
      Appunto

      Di quello che dice li, ipotizza sia 100, dal 60 al 70% serve solo x allevamenti intensivi

      E riprendi il discorso che ho fatto prima

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        #33
        Ho ritrovato l'articolo:

        L'Africa, un immenso potenziale agricolo

        A livello generale la coltura pi? seminata ? il mais, con una media di circa 36 milioni di ettari. Il 99% del mercato ? per l'alimentazione umana e si tratta di granella bianca.

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          #34
          Originally posted by arabykola View Post
          Appunto

          Di quello che dice li, ipotizza sia 100, dal 60 al 70% serve solo x allevamenti intensivi

          E riprendi il discorso che ho fatto prima
          L’impatto ambientale di agricoltura e allevamento secondo la scienza – Italia Unita per la Scienza


          Questo ? molto interessante

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            #35
            E che dice ?

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              #36
              Oggi parliamo di un tema abbastanza controverso: l’impatto dell’agricoltura e dell’allevamento sull’ambiente. Come impatto, per questo primo articolo, intendiamo lo sfruttamento di terra per queste attivit?, il consumo di acqua e le emissioni di gas serra derivante da queste attivit?. Prossimamente considereremo altri effetti ambientali, non sicuramente secondari, come l’inquinamento derivato da agricoltura e allevamento, l’eutrofizzazione delle acque e la diffusione di infezioni ed epidemie dagli allevamenti agli animali selvatici. Lo faremo considerando i principali studi usciti negli ultimi anni a riguardo.

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              Sfruttamento di Terra (land use)

              Attualmente si ritiene che agricoltura e allevamento rappresentino uno tra i biomi pi? grandi presenti sul pianeta: si stima che circa il 40% della superficie terrestre sia occupata da attivit? di agricoltura e di allevamento [1,2]. Negli ultimi 40 anni si ? vista una forte crescita di quest’area, principalmente dovuta alla cosiddetta “Rivoluzione Verde”, che ha portato al raddoppio della produzione di grano mondiale, alla crescita del 12% dell’area riservata ai cereali e all’aumento del 700% di uso di fertilizzanti rispetto agli anni ’50-’60 [3]. In varie parti del mondo, come in Centroamerica o in Sud America, una parte consistente della deforestazione ? causata dall’allevamento [4], in particolare in Brasile. La deforestazione per scopi di allevamento viene fatta direttamente per procurare terra agli animali da pascolo, oppure per le coltivazioni destinate a produrre cibo per gli animali [5]. Un’altra causa di deforestazione, soprattutto nell’Estremo Oriente, ? la coltivazione di olio di palma che ha, anch’essa, causato molte polemiche nei mesi passati: nel periodo 1990-2005 si stima che siano stati deforestati almeno 1 milione di ettari di foresta (10.000 kmq) in Malesia e almeno 1.8 milioni di ettari (18.000 kmq) in Indonesia per far posto a questa coltivazione [17]. In 15 anni tra Indonesia e Malesia ? scomparsa un area di almeno 28.000 kmq di foresta per l’olio di palma (ossia un area pi? vasta del Piemonte) [17]. Oltre a queste due nazioni le coltivazioni di olio di palma stanno soppiantando la foresta in Thailandia, Myammar e Papua Nuova Guinea [18].

              Le superfici occupate dall’agrozootecni, sono oggi destinate per il 69% al pascolo, e per il restante all’agricoltura [9,10]: la maggior parte dello sfruttamento del suolo per uso umano ? dovuto all’allevamento. L’agricoltura per? pu? causare danni ambientali maggiori rispetto all’allevamento a causa dello sfruttamento intensivo di terra, causando soprattutto la degradazione della qualit? dell’acqua [11], la salinizzazione e l’erosione del suolo [12].

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              Si stima che negli ultimi 300 anni si siano persi globalmente 11 milioni di kmq di foresta sia per usi agricoli o di allevamento che per il legno [1].

              Consumo di acqua

              Il concetto di Water Footprint ? stato introdotto negli ultimi anni da Arjen Y. Hoekstra [6], professore all’Universit? di Twente. In varie ricerche ha considerato quanti litri d’acqua vengono usati per l’agricoltura, l’allevamento e le attivit? umane in generale. Ovviamente per ogni prodotto ? considerato l’impatto diretto e quello indiretto. Per esempio per l’allevamento l’impatto diretto ? dato dall’acqua usata per abbeverare l’animale, mentre quello indiretto ? dato dall’acqua usata per produrre il cibo per l’animale.

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              Andiamo a vedere insieme i risultati dei vari studi: iniziamo subito a dire che l’allevamento ha un impatto superiore a quello dell’agricoltura (ci sono quasi due ordini di grandezza tra carne bovina e frutta/verdura). Sommando impatto diretto e indiretto, infatti ci vogliono in media 15.000 l di acqua per produrre 1 kg di carne bovina [6] (ca 21.000 l di media in Italia [6, Tabella 1 pagina 40]), 4800 l per 1 kg di maiale, 3900 l per 1 kg di carne di pollame. E’ elevato anche l’impatto dell’agricoltura da questo punto di vista: ci vogliono circa 3000 l di acqua per produrre 1 kg di riso e ca 1300 l per 1 kg di grano, mentre per frutta e verdura servono 960 e 320 l di acqua rispettivamente per ogni kg. Dei 15000 l per produrre carne bovina, circa 200 l sono diretti (ossia quelli usati per abbeverare l’animale) e i restanti sono indiretti (ossia sono i litri di acqua usati per andare a produrre il cibo per il bovino). Non ? immediato per? andare a quantificare l’impatto preciso di ogni alimento in questo modo.

              Si pu?, per semplificare, andare a quantificare qual ? la water footprint di alimenti comuni [6, Tabella 2]: 1 birra piccola per esempio ha una water footprint di 70 l di acqua, una fetta di pane (30 g) equivale a 40 l di acqua, un bicchiere di succo di mela a 170 l, una patata a 25 l e un hamburger a 2500 l.

              Un calcolo simile si pu? fare non a parit? di peso ma a parit? di valore nutritivo, ossia si pu? calcolare il rapporto water footprint divisa per le calorie (? una sorta di calcolo di efficienza): la carne di manzo consuma 10 l/cal, quella di maiale 2.15 l/cal, mentre la carne di gallina si attesta a 3 l/cal, per quanto riguarda le coltivazioni, per le verdure in media si usano 1.34 l/cal, i frutti 2.09 l/cal (quasi quanto la carne di maiale, sono i meno efficienti tra gli alimenti non animali), la frutta secca 3.63 l/cal mentre per i cereali servono 0.51 l/cal [8].

              La situazione ? simile se si considerano i litri/proteina, ma l’alimento per cui serve pi? acqua a parit? di proteine sono i frutti 180 l/g proteina, seguita dalla frutta secca con 139 l/g e dalla carne bovina con 119 l/g, il maiale consuma 53 l/g proteina, mentre per la carne di gallina ne servono 34 l/g. Al fondo della classifica troviamo di nuovo le verdure e i cereali con 26 e 21 l/g proteina rispettivamente [8].

              Bisogna per? fare una distinzione importante: non tutta l’acqua qui considerata ? acqua di falda (o blue water), anzi, la stragrande maggioranza (ca il 90% della water footprint) ? green water, ossia acqua che proviene principalmente dalle piogge [7,8]: per esempio solo 250 l sui 15000 l usati per produrre 1 kg di carne ? acqua di falda.

              Impatto sul riscaldamento globale

              Sia allevamento che agricoltura sono fonti di gas serra. Si stima che entrambi i settori, congiuntamente, siano responsabili del 14% circa dell’attuale riscaldamento antropogenico, in particolare sono responsabili del 47% delle emissioni antropogeniche di metano e del 57% delle emissioni di N2O [10]. Le emissioni legate alla agri/zootecnia sono cresciute negli ultimi 10 anni del 17% [10].

              L’impatto maggiore ? dovuto alle emissioni di N2O dal suolo (ca il 38% delle emissioni totali del settore agroalimentare), causato dai fertilizzanti sintetici e naturali usati nell’agricoltura (sia per uso umano che per sfamare il bestiame, quindi in questa percentuale rientra indirettamente anche l’allevamento), al secondo posto, al 32% abbiamo le emissioni di metano del bestiame dovute alla fermentazione enterica dei ruminanti, al 12% abbiamo la cosiddetta biomass burning, ossia gli incendi provocati per pulire i campi dalle sterpaglie, oppure per convertire aree forestali in terreni agricoli (pratiche, entrambe, non pi? diffuse nei paesi sviluppati, ma frequentissime nei paesi meno sviluppati [15]), l’11% delle emissioni dei settori agroalimentari ? dovuto alla coltivazione di riso (che emette N2O e metano in atmosfera) e la percentuale restante ? dovuta a varie cause, soprattutto legate al rilascio di metano dal suolo conseguente alla fertilizzazione del suolo. Per maggiori dettagli, e per maggiori referenze, il testo fondamentale ? il Capitolo 8 del Rapporto IPCC (2007) [10].

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              Non viene tenuto conto in questo calcolo l’impatto indiretto dell’agricoltura e dell’allevamento, ossia l’emissione di gas serra dovuto principalmente al trasporto e alla lavorazione dei prodotti agroalimentari.

              Il dato del biomass burning in questo caso ? calcolato in difetto, dato che non si considera il rilascio di CO2 in atmosfera dovuto agli incendi, ma solo il rilascio di N2O e di metano [10].

              Un discorso a parte merita l’impatto sui gas serra causato dalla conversione delle foreste o delle praterie in campi coltivati: le coltivazioni infatti, non hanno lo stesso rate di assorbimento di CO2 rispetto alle foreste: si stima che il flusso di CO2 causata dalla conversione da foreste/praterie annuale sia pari all’assorbimento annuo di CO2 di tutti gli oceani nello stesso periodo di tempo (2.0 x1015 g CO2) [19,20]. Queste stime, per?, includono anche la conversione ad altre attivit? (per esempio la conversione delle foreste per l’estrazione di legno) e sono basate sulla media sugli ultimi 150 anni.

              Un altro contributo che non ? tenuto conto nel calcolo dell’IPCC ? quello legato ai biocarburanti (come l’olio di colza). Questo tipo di coltivazione viene usato per produrre carburanti alternativi rispetto a quelli fossili per la produzione di energia o per il trasporto su ruota: la loro combustione rilascia infatti meno CO2 rispetto al petrolio. Si ? scoperto recentemente, per?, che il loro effetto climatico ? negativo: la conversione del suolo da foreste, savane o praterie in coltivazioni di biocarburanti causa un rilascio da 17 a 420 volte la quantit? di CO2 che viene risparmiata nella sostituzione biocarburanti-carburanti tradizionali [13,16]. E’ stato per? recentemente proposto di usare aree con poca vegetazione per la coltivazione dei biocarburanti, dato che molte coltivazioni possono crescere in aree in cui sarebbe impossibile la coltivazione agricola per uso umano [14].

              Acknowledgements:

              Si ringraziano Giovanni Perini, Francesco Civita, Alessandro Tavecchio, Alessandro Mattedi e Gianluigi Avogadro per i suggerimenti. L’autore dichiara l’inesistenza di conflitti d’interesse. Foto di Giovanni Perini e da Flickr (Patrick).

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                #37
                Originally posted by arabykola View Post
                E che dice ?
                dice che si il 70% e destinato agli allevamenti ma che l'agricoltura diretta impoverisce molto pi? il terreno di quella per allevamento.
                e che andrebbe analizzato alimento per alimento l'acqua necessaria.
                per esempio per il pollo serve meno acqua piuttosto che per certa frutta.

                in realt? sia agricoltura diretta che allevamento sono entrambi responsabili al netto di tutto,secondo le conoscenze attuali

                e che il terreno agricolo viene sfruttato anche per i bio carburanti e tante altre cosine

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                  #38
                  Originally posted by arabykola View Post
                  Oggi parliamo di un tema abbastanza controverso: l?impatto dell?agricoltura e dell?allevamento sull?ambiente. Come impatto, per questo primo articolo, intendiamo lo sfruttamento di terra per queste attivit?, il consumo di acqua e le emissioni di gas serra derivante da queste attivit?. Prossimamente considereremo altri effetti ambientali, non sicuramente secondari, come l?inquinamento derivato da agricoltura e allevamento, l?eutrofizzazione delle acque e la diffusione di infezioni ed epidemie dagli allevamenti agli animali selvatici. Lo faremo considerando i principali studi usciti negli ultimi anni a riguardo.

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                  Sfruttamento di Terra (land use)

                  Attualmente si ritiene che agricoltura e allevamento rappresentino uno tra i biomi pi? grandi presenti sul pianeta: si stima che circa il 40% della superficie terrestre sia occupata da attivit? di agricoltura e di allevamento [1,2]. Negli ultimi 40 anni si ? vista una forte crescita di quest?area, principalmente dovuta alla cosiddetta ?Rivoluzione Verde?, che ha portato al raddoppio della produzione di grano mondiale, alla crescita del 12% dell?area riservata ai cereali e all?aumento del 700% di uso di fertilizzanti rispetto agli anni ?50-?60 [3]. In varie parti del mondo, come in Centroamerica o in Sud America, una parte consistente della deforestazione ? causata dall?allevamento [4], in particolare in Brasile. La deforestazione per scopi di allevamento viene fatta direttamente per procurare terra agli animali da pascolo, oppure per le coltivazioni destinate a produrre cibo per gli animali [5]. Un?altra causa di deforestazione, soprattutto nell?Estremo Oriente, ? la coltivazione di olio di palma che ha, anch?essa, causato molte polemiche nei mesi passati: nel periodo 1990-2005 si stima che siano stati deforestati almeno 1 milione di ettari di foresta (10.000 kmq) in Malesia e almeno 1.8 milioni di ettari (18.000 kmq) in Indonesia per far posto a questa coltivazione [17]. In 15 anni tra Indonesia e Malesia ? scomparsa un area di almeno 28.000 kmq di foresta per l?olio di palma (ossia un area pi? vasta del Piemonte) [17]. Oltre a queste due nazioni le coltivazioni di olio di palma stanno soppiantando la foresta in Thailandia, Myammar e Papua Nuova Guinea [18].

                  Le superfici occupate dall?agrozootecni, sono oggi destinate per il 69% al pascolo, e per il restante all?agricoltura [9,10]: la maggior parte dello sfruttamento del suolo per uso umano ? dovuto all?allevamento. L?agricoltura per? pu? causare danni ambientali maggiori rispetto all?allevamento a causa dello sfruttamento intensivo di terra, causando soprattutto la degradazione della qualit? dell?acqua [11], la salinizzazione e l?erosione del suolo [12].

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                  Si stima che negli ultimi 300 anni si siano persi globalmente 11 milioni di kmq di foresta sia per usi agricoli o di allevamento che per il legno [1].

                  Consumo di acqua

                  Il concetto di Water Footprint ? stato introdotto negli ultimi anni da Arjen Y. Hoekstra [6], professore all?Universit? di Twente. In varie ricerche ha considerato quanti litri d?acqua vengono usati per l?agricoltura, l?allevamento e le attivit? umane in generale. Ovviamente per ogni prodotto ? considerato l?impatto diretto e quello indiretto. Per esempio per l?allevamento l?impatto diretto ? dato dall?acqua usata per abbeverare l?animale, mentre quello indiretto ? dato dall?acqua usata per produrre il cibo per l?animale.

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                  Andiamo a vedere insieme i risultati dei vari studi: iniziamo subito a dire che l?allevamento ha un impatto superiore a quello dell?agricoltura (ci sono quasi due ordini di grandezza tra carne bovina e frutta/verdura). Sommando impatto diretto e indiretto, infatti ci vogliono in media 15.000 l di acqua per produrre 1 kg di carne bovina [6] (ca 21.000 l di media in Italia [6, Tabella 1 pagina 40]), 4800 l per 1 kg di maiale, 3900 l per 1 kg di carne di pollame. E? elevato anche l?impatto dell?agricoltura da questo punto di vista: ci vogliono circa 3000 l di acqua per produrre 1 kg di riso e ca 1300 l per 1 kg di grano, mentre per frutta e verdura servono 960 e 320 l di acqua rispettivamente per ogni kg. Dei 15000 l per produrre carne bovina, circa 200 l sono diretti (ossia quelli usati per abbeverare l?animale) e i restanti sono indiretti (ossia sono i litri di acqua usati per andare a produrre il cibo per il bovino). Non ? immediato per? andare a quantificare l?impatto preciso di ogni alimento in questo modo.

                  Si pu?, per semplificare, andare a quantificare qual ? la water footprint di alimenti comuni [6, Tabella 2]: 1 birra piccola per esempio ha una water footprint di 70 l di acqua, una fetta di pane (30 g) equivale a 40 l di acqua, un bicchiere di succo di mela a 170 l, una patata a 25 l e un hamburger a 2500 l.

                  Un calcolo simile si pu? fare non a parit? di peso ma a parit? di valore nutritivo, ossia si pu? calcolare il rapporto water footprint divisa per le calorie (? una sorta di calcolo di efficienza): la carne di manzo consuma 10 l/cal, quella di maiale 2.15 l/cal, mentre la carne di gallina si attesta a 3 l/cal, per quanto riguarda le coltivazioni, per le verdure in media si usano 1.34 l/cal, i frutti 2.09 l/cal (quasi quanto la carne di maiale, sono i meno efficienti tra gli alimenti non animali), la frutta secca 3.63 l/cal mentre per i cereali servono 0.51 l/cal [8].

                  La situazione ? simile se si considerano i litri/proteina, ma l?alimento per cui serve pi? acqua a parit? di proteine sono i frutti 180 l/g proteina, seguita dalla frutta secca con 139 l/g e dalla carne bovina con 119 l/g, il maiale consuma 53 l/g proteina, mentre per la carne di gallina ne servono 34 l/g. Al fondo della classifica troviamo di nuovo le verdure e i cereali con 26 e 21 l/g proteina rispettivamente [8].

                  Bisogna per? fare una distinzione importante: non tutta l?acqua qui considerata ? acqua di falda (o blue water), anzi, la stragrande maggioranza (ca il 90% della water footprint) ? green water, ossia acqua che proviene principalmente dalle piogge [7,8]: per esempio solo 250 l sui 15000 l usati per produrre 1 kg di carne ? acqua di falda.

                  Impatto sul riscaldamento globale

                  Sia allevamento che agricoltura sono fonti di gas serra. Si stima che entrambi i settori, congiuntamente, siano responsabili del 14% circa dell?attuale riscaldamento antropogenico, in particolare sono responsabili del 47% delle emissioni antropogeniche di metano e del 57% delle emissioni di N2O [10]. Le emissioni legate alla agri/zootecnia sono cresciute negli ultimi 10 anni del 17% [10].

                  L?impatto maggiore ? dovuto alle emissioni di N2O dal suolo (ca il 38% delle emissioni totali del settore agroalimentare), causato dai fertilizzanti sintetici e naturali usati nell?agricoltura (sia per uso umano che per sfamare il bestiame, quindi in questa percentuale rientra indirettamente anche l?allevamento), al secondo posto, al 32% abbiamo le emissioni di metano del bestiame dovute alla fermentazione enterica dei ruminanti, al 12% abbiamo la cosiddetta biomass burning, ossia gli incendi provocati per pulire i campi dalle sterpaglie, oppure per convertire aree forestali in terreni agricoli (pratiche, entrambe, non pi? diffuse nei paesi sviluppati, ma frequentissime nei paesi meno sviluppati [15]), l?11% delle emissioni dei settori agroalimentari ? dovuto alla coltivazione di riso (che emette N2O e metano in atmosfera) e la percentuale restante ? dovuta a varie cause, soprattutto legate al rilascio di metano dal suolo conseguente alla fertilizzazione del suolo. Per maggiori dettagli, e per maggiori referenze, il testo fondamentale ? il Capitolo 8 del Rapporto IPCC (2007) [10].

                  12108737_10204094367674095_8271535662019532906_n

                  Non viene tenuto conto in questo calcolo l?impatto indiretto dell?agricoltura e dell?allevamento, ossia l?emissione di gas serra dovuto principalmente al trasporto e alla lavorazione dei prodotti agroalimentari.

                  Il dato del biomass burning in questo caso ? calcolato in difetto, dato che non si considera il rilascio di CO2 in atmosfera dovuto agli incendi, ma solo il rilascio di N2O e di metano [10].

                  Un discorso a parte merita l?impatto sui gas serra causato dalla conversione delle foreste o delle praterie in campi coltivati: le coltivazioni infatti, non hanno lo stesso rate di assorbimento di CO2 rispetto alle foreste: si stima che il flusso di CO2 causata dalla conversione da foreste/praterie annuale sia pari all?assorbimento annuo di CO2 di tutti gli oceani nello stesso periodo di tempo (2.0 x1015 g CO2) [19,20]. Queste stime, per?, includono anche la conversione ad altre attivit? (per esempio la conversione delle foreste per l?estrazione di legno) e sono basate sulla media sugli ultimi 150 anni.

                  Un altro contributo che non ? tenuto conto nel calcolo dell?IPCC ? quello legato ai biocarburanti (come l?olio di colza). Questo tipo di coltivazione viene usato per produrre carburanti alternativi rispetto a quelli fossili per la produzione di energia o per il trasporto su ruota: la loro combustione rilascia infatti meno CO2 rispetto al petrolio. Si ? scoperto recentemente, per?, che il loro effetto climatico ? negativo: la conversione del suolo da foreste, savane o praterie in coltivazioni di biocarburanti causa un rilascio da 17 a 420 volte la quantit? di CO2 che viene risparmiata nella sostituzione biocarburanti-carburanti tradizionali [13,16]. E? stato per? recentemente proposto di usare aree con poca vegetazione per la coltivazione dei biocarburanti, dato che molte coltivazioni possono crescere in aree in cui sarebbe impossibile la coltivazione agricola per uso umano [14].

                  Acknowledgements:

                  Si ringraziano Giovanni Perini, Francesco Civita, Alessandro Tavecchio, Alessandro Mattedi e Gianluigi Avogadro per i suggerimenti. L?autore dichiara l?inesistenza di conflitti d?interesse. Foto di Giovanni Perini e da Flickr (Patrick).
                  si esatto.

                  in soldoni alla fine come impatto generale sono entrambi molto pesanti

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                    #39
                    Originally posted by MiKiFF View Post
                    Ho ritrovato l'articolo:

                    L'Africa, un immenso potenziale agricolo

                    A livello generale la coltura pi? seminata ? il mais, con una media di circa 36 milioni di ettari. Il 99% del mercato ? per l'alimentazione umana e si tratta di granella bianca.
                    l'africa trasformata in campo agricolo ? uno scenario apocalittico

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                      #40
                      ? palese che tutta l agricoltura ? un impatto

                      Ma nel caso si diventi tutti vegani, che era il nocciolo, ORA le risorse per sfamare tutti i 7 miliardi di persone ci sono gi?

                      Anzi ce ne sono pure di pi? : se dirotti tutte le risorse che usi per gli allevamenti all alimentazione umana te ne avanza pure

                      Come ho gi? spiegato

                      Ma, appunto, non sarebbe la soluzione definitiva

                      Serve un sistema di agricoltura migliore

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                        #41
                        Originally posted by arabykola View Post
                        ? palese che tutta l agricoltura ? un impatto

                        Ma nel caso si diventi tutti vegani, che era il nocciolo, ORA le risorse per sfamare tutti i 7 miliardi di persone ci sono gi?

                        Anzi ce ne sono pure di pi? : se dirotti tutte le risorse che usi per gli allevamenti all alimentazione umana te ne avanza pure

                        Come ho gi? spiegato

                        Ma, appunto, non sarebbe la soluzione definitiva

                        Serve un sistema di agricoltura migliore
                        l'agricoltura impoverisce molto il terreno ed un sacco di altre cose.

                        se usi i terreni in maniera intensiva ogni anno la capacit? di produrre cala.e avrai bisogno di sempre pi? terreni ed acqua.

                        l'unica soluzione ? o diventiamo di meno,o troviamo un secondo pianeta,oppure cibo sintetico

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                          #42
                          Originally posted by interceptor79 View Post
                          l'agricoltura impoverisce molto il terreno ed un sacco di altre cose.

                          se usi i terreni in maniera intensiva ogni anno la capacit? di produrre cala.e avrai bisogno di sempre pi? terreni ed acqua.

                          l'unica soluzione ? o diventiamo di meno,o troviamo un secondo pianeta,oppure cibo sintetico

                          E te pareva

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                            #43
                            Originally posted by interceptor79 View Post
                            l'agricoltura impoverisce molto il terreno ed un sacco di altre cose.

                            se usi i terreni in maniera intensiva ogni anno la capacit? di produrre cala.e avrai bisogno di sempre pi? terreni ed acqua.

                            l'unica soluzione ? o diventiamo di meno,o troviamo un secondo pianeta,oppure cibo sintetico
                            a parte che fare copia incolla dagli articoli equivale a capacit? di sintesi < 0
                            il forum ? fatto per messaggi brevi,altrimenti si perde il filo

                            il futuro (non troppo prossimo) sono gli insetti,ricchissimi di proteine,facilissimi da allevare e con capacit? riproduttiva pressoch? infinita e rapidissima;o magari so anche buoni

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                              #44
                              Originally posted by arabykola View Post
                              Ah certo...sbagliata

                              Infatti l uomo ha buone probabilit? di esser causa della sua estinzione, e non solo , proprio perch? non capisce cosa sta facebdo all ambiente in cui vive

                              E i vegani centrano circa nulla...anzi potrebbero esser un aiuto, invece che un problema in pi?

                              Ma ? evidente che senza saper contare ? inutile parlarne
                              Originally posted by fabriziotkd View Post
                              Scusate se mi intrometto...... Una popolazione umana di vegani risolverebbe anzi migliorerebbe il problema citato......poi come fece la Cina bisogna mettere un limite al procreare ...... La grande deforestazione ? causata x coltivare x nutrire gli allevamenti che hanno una rendita energetica del 7/8℅ quindi si spreca oltre il 90℅ di energia per non parlare dell'acqua

                              Per farla facile......per mangiare 100 calorie mi nutro di un animale che ne ha mangiare 1000 quindi 900 sono andate perse in calore escrementi (non assimilabili dal terreno perch? troppi) scarti

                              Quindi se per darmi 100 calorie posso mangiare il prodotto di origine vegetale di 7 mq di terreno invece che coltivarne (disboscare) 100 mq per nutrire del bestiame

                              Una alimentazione vegana ad oggi ? la soluzione pi? "facile"



                              2megliodi4

                              rispondo ad entrambi:
                              Non ho molto tempo in questo momento ma penso che state facendo dei conti in maniera superficiale....
                              Che attualmente stiamo consumando pi? di quanto la terra ci possa offrire ? un dato assodato ma pensare che se fossimo tutti vegetariani o vegani avremmo risolto il problema alimentare perch? avremmo a disposizione i campi coltivati per le mucche mi pare una bella puttanata.
                              Intanto agli animali da allevamento viene dato di tutto da mangiare, scarti di qualcunque prodotto agricolo, e non solo, cose che noi nn potremmo certo mangiare o trarne beneficio. Le colture che dovremmo coltivare sarebbero diverse (o dovremmo mangiare solo cereali??) e necessiterebbero di un sfruttamento pi? intenso del terreno, dell'acqua necessaria alla coltivazione ai fertilizzanti...per non parlare dei pesticidi o prodotti similari...del pericolo raccolto buttato per eventi climatici e successive carestie....

                              Io penso che la diversit? sia sempre una richezza.

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                                #45
                                Eh beh certo...superficiale

                                Ci sono dei numeri, chiari come il sole...ma siamo superficiali

                                Invece diminuire la popolazione e/o cercare altri pianeti sono analisi approfondite :gaen:
                                Last edited by arabykola; 28-10-16, 13:53.

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