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Tanto per smentire Marchionne

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    #46
    Originally posted by alem74 View Post
    Questa sarebbe buona cosa, ma rimane il fatto che la maggior parte dei palazzi ? gi? esistente e non necessiter? di una ristrutturazione prima di 10-20 anni.
    Cominciamo da qualcosa, il resto si vedr?

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      #47
      Originally posted by Torakiky View Post
      Questa ? un'altra cosa che non si capisce: tra tante norme cretine, cosa cacchio ci vuole a farne una che obblighi a installare i pannelli su tutti gli edifici nuovi o da ristrutturare...
      il mio comune quando ho fatto i lavori in casa (indipendente) mi ha OBBLIGATO ad avere almeno il 50% del mio fabbisogno energetico da rinnovabile

      fotovoltaico > 1.5kw
      pannelli solari x l'acqua sanitaria (2 pannelli, non ricordo con che resa)
      recupero acque piovane x il giardino

      questo nel 2012/2013 provincia di bologna, ora non so se sono cambiate le cose
      Last edited by linuc; 31-10-17, 13:40.

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        #48
        Originally posted by linuc View Post
        il mio comune quando ho fatto i lavori in casa (indipendente) mi ha OBBLIGATO ad avere almeno il 50% del mio fabbisogno energetico da rinnovabile

        fotovoltaico > 1.5kw
        pannelli solari x l'acqua sanitaria (2 pannelli, non ricordo con che resa)
        recupero acque piovane x il giardino

        questo nel 2012/2013 provincia di bologna, ora non so se sono cambiate le cose
        B?, ottimo! E' la prima volta che lo sento...

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          #49
          http://www.daidegasforum.com/forum/4...ecord-co2.html

          Per? ,ad ascoltare minchionne , con le elettriche potrebbe pure andare peggio:gaen:

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            #50
            Si , ma Testafredda, dice che lui sta bene :gaen:

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              #51
              Auto a chilometri zero, la via italiana alla mobilit? sostenibile

              Diogene
              Auto a chilometri zero, la via italiana alla mobilit? sostenibile
              Anche quest’anno la discussione sui provvedimenti da inserire nella legge di Stabilit? ha riguardato eventuali misure a favore del rinnovo del nostro parco auto circolante (il pi? vecchio d’Europa) con vetture a minor impatto ambientale. In sostanza, si ? discusso sull’opportunit? di destinare risorse all’acquisto di auto nuove e meno inquinanti.

              E’ dal 2010, ultimo anno di incentivi alla rottamazione, che, con l’arrivo dell’autunno e dei picchi di inquinamento nelle nostre citt?, giungono puntuali proposte per favorire un ricambio pi? veloce di un numero consistente di veicoli anziani ed inquinanti che circolano nel Paese: sono infatti circa 4 milioni le vetture ancora Euro 0 ed Euro 1.

              Le proposte sono finora rimaste tali, fatta eccezione per il cosiddetto Super ammortamento, che negli ultimi 2 anni ha consentito ad aziende e partite iva di ottenere agevolazioni fiscali per l’acquisto di vetture e/o veicoli commerciali. E anche il dibattito di quest’anno non pare destinato ad aver maggior fortuna, malgrado sia stato quanto mai vivace, probabilmente sull’onda delle sempre pi? numerose limitazioni al traffico disposte da un numero crescente di Comuni, sui quali ricade l’obbligo di mantenere il livello di emissioni inquinanti entro i limiti imposti dall’Unione Europea.

              Le proposte sono state le pi? disparate: da quali mezzi incentivare, in base a quali criteri, fino a chi debba beneficiare di eventuali incentivi. Tutte idee che avrebbero meritato una attenta valutazione, un’analisi di costo/beneficio, ma che sono state invece liquidate con un laconico: “Non ci sono risorse e poi il mercato auto ? in salute, perch? spendere soldi pubblici per sostenerlo?”.

              Ma ? davvero cos?? A leggere bene i numeri, si direbbe di no. La sensazione ? infatti che dietro la mancanza di una strategia sul rinnovo del parco ed in generale sulla mobilit? ci sia il costruttore nazionale, e la sua convinzione che gli incentivi finirebbero per avvantaggiare i concorrenti stranieri. L’idea non ? nuova, e a suo tempo fu proprio Sergio Marchionne a sostenerla pubblicamente.

              Oggi per? si aggiunge un’ulteriore risposta alle sfide ambientali e della mobilit?: i chilometri zero. Auto che vengono targate dai concessionari, a fronte consistenti incentivi dei costruttori, senza che vi sia dietro un acquirente. Le auto verranno poi vendute a clienti finali praticamente come nuove ma con prezzi particolarmente vantaggiosi. Il parco si rinnova con vetture Euro 6, non necessariamente le pi? virtuose dal punto di vista delle emissioni, ma certamente molto meglio dei milioni di auto super inquinanti che ancora circolano nelle nostre citt?. E soprattutto a prezzi accessibili.

              I numeri. Il 2017 far? registrare il ritorno del marcato italiano dell’auto alla fatidica soglia dei 2 milioni – non si vedevano dall’inizio del decennio – fortemente sostenuta da almeno 300mila chilometri zero. Di queste, circa il 50% saranno di uno dei marchi di FCA, Fiat, Alfa, Maserati, Lancia e Jeep: una percentuale due volte e mezzo superiore alla quota da loro realizzata sul mercato ‘privati’. E inoltre saranno per circa il 60% diesel, che sui privati si attesta invece al di sotto del 50%. In sostanza, il fenomeno chilometri zero sta da una parte sostenendo (meglio sarebbe dire inflazionando) il mercato del nuovo, ma, fatto ancora pi? importante, lo sta facendo con vetture diesel. E ovviamente d? linfa vitale a volumi e fatturati di FCA e della sua rete.

              Negli ultimi mesi, si ? fatto molto parlare del cosiddetto ‘caso italiano’: la crisi del diesel in tutta Europa non avrebbe toccato il nostro Paese. A ben vedere, per?, il mercato dei ‘privati’ ha visto il raddoppio delle immatricolazioni di vetture ibride ed elettriche, ed un calo di oltre 15mila unit? di vetture diesel. In pratica, chi sceglie di acquistare un’auto nuova, ? sempre pi? interessato a veicoli elettrificati, a bassissimo impatto ambientale. E lo fa anche in assenza di qualsiasi forma di incentivazione. Dovuta a mancanza di visione, di sensibilit? politica, di strategia, di risorse economiche.

              Ma molto probabilmente pesa ancora di pi? l’assenza totale nella gamma FCA di prodotti innovativi, che incontrino il favore del pubblico, magari con una qualche forma di sostegno all’acquisto o ai costi di gestione. Tali supporti andrebbero effettivamente a sostenere le vendite dei marchi stranieri, che quei prodotti li offrono. L’effetto sarebbe disastroso per quel che resta del nostro sistema produttivo nazionale, che per essere tenuto in vita deve continuare a sfornare quel che c’?, cio? tecnologie convenzionali, soprattutto diesel, che in qualche modo vengono piazzate sul mercato, in primis con i chilometri zero. Una via tutta italiana alla mobilit? sostenibile, se non per l’ambiente, certamente per i conti di FCA.

              Eh beh

              Avanti minchionne , che n italia ci sono i clienti “giusti”

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